da Antonio Quaglietta | Mag 11, 2011 | Blog
Bentrovato in questa nuova tappa del nostro viaggio alla scoperta della crescita personale. Parliamo di cambiamento. Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. (Marcel Proust) Perché siamo resistenti al cambiamento? Una delle paure che più ci frena, nel nostro processo di trasformazione e crescita personale, è quella di perdere qualcosa di noi. Come dicono in tanti, paura di spersonalizzarsi. C’è poi la paura dell’ignoto. Infondo, ciò che abbiamo lo conosciamo ed è certo… ciò che desideriamo, chissà… Continuiamo a vivere nel limbo della tensione, costantemente intrappolati tra due forze sempre presenti: la voglia di cambiare la paura di perdere ciò che abbiamo o addirittura che siamo. Continuiamo a ripeterci “Voglio cambiare vita ma rimanere esattamente come sono!” Nel video che ti propongo, tratto da un corso di crescita personale, troverai: tante domande e considerazioni interessanti alcuni timori e valutazioni comuni a molti di noi una visione del cambiamento che ti sarà certamente utile Ti auguro una buona visione e aspetto la tua sincera partecipazione alla discussione apertissima sul cambiamento! Splendida giornata a te! Antonio
da Antonio Quaglietta | Mag 2, 2011 | Blog
Riprendiamo il nostro viaggio nel mondo della crescita e dello sviluppo personale. Vediamo oggi un grande ostacolo, un vero nemico del cambiamento e della crescita personale. Che si tratti di cambiare un’abitudine, di migliorare una relazione, di sperimentare nuovi comportamenti o di modificare abitudini dannose, di rivedere qualcosa del nostro rapporto con noi stessi, questo virus mentale è sempre in agguato a dar battaglia per demotivarci e farci provare la sensazione di fallimento. In realtà è una “regola” che apprendiamo da bambini, un residuo del pensiero infantile. Conosciamolo meglio: è il pensiero magico. Tutto è possibile, avviene solo perché voglio che sia così, se mi concentro posso spostare le stelle con un dito. Esattamente come abbiamo sentito raccontare nelle fiabe, spesso di fronte ad un cambiamento da affrontare, a una nuova tappa del nostro percorso di crescita personale e relazionale, aspettiamo il “PUUUUFF”, il colpo di bacchetta magica, il genio della lampada che magicamente cambi la situazione. Ciò che cerchiamo è l’intervento risolutore dall’esterno, il deus ex machina. Solitamente la magia non avviene e noi continuiamo a rosolare a fuoco lento in uno stato di sofferente attesa del cambiamento. Spesso, infatti, questo attendere il momento giusto, la persona giusta, la situazione giusta, la scintilla che scocchi spontaneamente è una strategia inconscia per sabotare il cambiamento. Non stiamo attendendo per scegliere… stiamo semplicemente scegliendo di non scegliere. Dimentichiamo che il cambiamento va cercato e provocato. È fondamentale credere che sia possibile ma avere fiducia e rimanere immobili solitamente non procura né cambiamento né crescita personale. Possiamo aspettare che le cose accadano o trovare il modo per farle accadere. Tocca scegliere! Certo, anche il miracolo esiste ma persino quello va chiesto con forza e fede. Non c’è cambiamento vero senza richiesta, responsabilità e attivazione. Dato che parliamo di crescita personale impariamo da chi, di crescita, se ne intende: i bambini. Ricordi come hai imparato a camminare? Probabilmente no, rivediamolo un attimo. Rendendo le cose molto più semplici di quelle che nella realtà sono e partendo dalla fase in cui il bambino già gattona meglio di un gatto: deve capire, guardandosi intorno, che è possibile stare dritti sulle gambe. Una volta capito che può farlo, inizia a mettere tutta la forza che ha sui piedi ma si accorge che non riesce ad alzarsi. Prova, prova e riprova ma non ce la fa. Si alza e… oooops! Questa non se la aspettava: la testa pesa! E giù…capitomboli… e cade, cade, cade. Minuti, ore, giorni. Lui prova, prova, prova e… cade, cade, cade. E prova a controllare il peso della caviglia, del ginocchio, del bacino, del collo e dondola…e cade…e capitomboli…e cade…e si alza…e ore, giorni, settimane…e cade e dondola e capitomboli e piange…e cade…e si alza e prova, prova…e ride… prova…e finalmente un giorno è in piedi… Ah, quel bambino eri tu! Conosci un bambino che sta pensando a come risolvere il problema? Lo immagini, steso nella sua culletta con le mani dietro la testa e i gomiti a fare triangolo ai lati della faccia che ti dice: ”Sai com’è… finché non sono sicuro di quello che devo fare, preferisco aspettare… mi crogiolo nei miei pensieri!”? Un bambino, per fortuna, non lo sa com’è! Agisce, prova, cade, sperimenta, prova, piange, si rialza, ride, vive! Sa quello che vuole… anzi sente ciò che vuole… alla fine…cammina! Pianificazione, azione, riflessione sui risultati, nuova azione, sono fasi di un cerchio, il circolo virtuoso della crescita e del miglioramento personale, che produce risultati. Vedi post sulla realizzazione di obiettivi personali. Attendere dunque va bene, riflettere certo che sì, ma come fasi di un processo circolare, dinamico e motivante. Spesso, però, ci perdiamo nella riflessione e nella ricerca astratta di soluzioni senza attivarci. Vogliamo prima capire poi cambiare dimenticando che, a volte, vale un’altra regola: Se vuoi capire bene qualcosa, inizia a cambiarla… perché se fai sempre le stesse cose ottieni sempre gli stessi risultati! Bene, spero che questo piccolo esercizio ti chiarirà meglio della teoria come produrre risultati. Pensa a un cambiamento che vuoi davvero produrre nella tua vita adesso. Scegline uno che è davvero importante per te realizzare. Pensa al più piccolo e semplice passo da fare oggi in quella direzione. Ogni giorno assicurati di fare un passo diverso, il più piccolo e semplice passo concreto nella direzione del cambiamento che vuoi ottenere. Attenzione, azioni piccole, semplici ma concrete e diverse ogni giorno. Dopo dieci giorni consecutivi, in cui avrai fatto dieci cose concrete e diverse, nota cosa è cambiato in te; facci sapere com’è andata e come ti senti rispetto al tuo cambiamento desiderato. Ti auguro una Splendida giornata! Antonio
da Antonio Quaglietta | Apr 25, 2011 | Blog
Riprendiamo il nostro viaggio nel mondo dello sviluppo e crescita personale. Se non hai ancora letto il precedente post, voglia e paura di cambiare (parte prima), fallo adesso, prima di continuare la lettura. Riprendiamo infatti il discorso dalle domande con cui ci eravamo lasciati e vediamo che c’è un ulteriore punto fondamentale: prima ancora di andare a fare il biglietto per il nostro viaggio, accertiamoci di avere in tasca i soldi necessari, che, nel nostro caso, rappresentano l’energia, la motivazione, la spinta a cambiare. Come facciamo a rifornire il nostro portafoglio? Dov’è il nostro bancomat? Riflettiamo, ognuno di noi vive immerso nel proprio modo di vedere e sentire, nelle proprie idee, convinzioni, credenze su se stesso, sugli altri, sul mondo e sulla vita… proprio come un pesce vive immerso nell’acqua (guarda bene l’immagine iniziale del post) Ogni azione dalla più semplice alla più complessa è guidata da questi filtri, da queste lenti attraverso le quali guardiamo noi stessi e l’esterno. Come mi comporto entrando in una stanza piena di persone che credo mi siano ostili? Quale atteggiamento adotto, invece, entrando nella stessa stanza se credo che quelle persone mi reputano molto simpatico? La situazione è identica ma non la stessa. In base a ciò che credo assumerò un atteggiamento che influenzerà quello degli altri partecipanti e produrrà la serata che vivrò. È proprio in ciò che presupponiamo, che pensiamo, che crediamo, in questo nostro ambiente mentale, che innanzitutto il cambiamento avviene. Ricordiamo che sono le lenti a colorare ciò che vediamo! Se indossiamo le lenti scure ogni luogo ci apparirà poco illuminato. Tutto ci sembrerà buio pesto…come ci muoviamo nel buio? Le convinzioni sono tante ed influiscono tutte sul cambiamento ma, per ora, limitiamo la nostra considerazione ad alcune che, più di altre, determinano il colore delle lenti; le sfumature le regoleremo man mano che procediamo nel nuovo ambiente. È utile, dunque, prima di partire, immaginare cosa vogliamo cambiare e chiederci almeno cinque cose: 1. Credo che il cambiamento che voglio ottenere sia possibile nel mondo? (Nessuno parte per un viaggio a piedi sulla luna, non ha il minimo stimolo per farlo!) 2. Credo che sia possibile per me attuare questo cambiamento? (Molto spesso crediamo che è possibile per altri ma che noi non ce la faremo! Ahi! Ahi! ) 3. Questo cambiamento è veramente importante, per me? (Spesso diciamo di voler cambiare qualcosa che in fondo…) 4. Ciò che voglio cambiare riguarda me? (La voglia di cambiare gli altri è sempre molto forte ma…) 5. Il cambiamento dipende da me? (Un cambiamento spesso desiderato è vincere la lotteria; te lo auguro ma…dipende da te?) Se le risposte sono positive abbiamo schiarito le nostre lenti. Non resta, dunque, che esplorare la nostra destinazione per orientarci un po’ e permettere alle spie luminose di spegnersi e ai campanelli d’allarme di smettere di suonare. Bene, più che la teoria conta la pratica! Prendi carta e penna Concediti almeno 15-20 minuti Pensa a qualcosa che vuoi cambiare Rispondi alle seguenti domande: Cosa, precisamente, voglio cambiare? Quali risultati voglio ottenere Cosa c’è di veramente importante per me nell’ottenere questi risultati? Quali effetti produrrà nella mia vita questo cambiamento? Quanto tempo mi serve per ottenere questi risultati? Immaginandomi a risultati raggiunti, come mi sento? Quali sensazioni provo? Quali imprevisti potrei incontrare? Come affronterò questi imprevisti? Assicurati che le risposte siano specifiche, concrete e chiaramente immaginabili. Se non riusciamo ad immaginare qualcosa, come potremmo ottenerla? Ho volutamente trascurato una parte fondamentale, il come cambiare. Per cambiare devo anche sapere come attuare il cambiamento. Questa parte sarà trattata in un prossimo post ed è stata omessa perché è più utile non confondere due livelli del cambiamento, quello del risultato desiderato e quello del processo necessario ad ottenerlo. Meglio considerare il primo propedeutico e facilitante rispetto al secondo. Quando saranno chiare tutte le informazioni che abbiamo esaminato potremo passare a studiare il processo e la strategia più utile ad ottenere il nostro cambiamento. Per esempio, molte persone escogitano mille modi per smettere di fumare prima di sapere se è importante per loro farlo, quali vantaggi otterranno, quanto credono che sia possibile per loro farlo, come cambierà la loro vita una volta raggiunto l’obiettivo; solitamente dei mille processi attuati non ne funziona uno. Dopo aver dedicato qualche minuto agli esercizi proposti lascia il tuo commento e facci sapere cosa cambia se iniziamo a porci solo qualche “domanda potente” sui nostri desideri. Cresciamo Condividendo! Splendida giornata a te! Antonio
da Antonio Quaglietta | Apr 18, 2011 | Blog
Nuova tappa del nostro percorso di Sviluppo e Crescita personale: parliamo di desiderio e paura di cambiare. Riprendo un mio articolo del 2004 rileggendolo oggi mi sono reso conto che è ancora molto attuale e adatto allo spirito di Ricomincio da Me, spero ti piaccia. La voglia di cambiamento è una delle sensazioni che ci accompagna molto spesso. Esasperando un po’, si potrebbe addirittura dire che è una costante della nostra vita. Pensiamoci, perché la mattina ci alziamo e iniziamo a “correre”? Una risposta molto probabile è che c’è qualcosa di nuovo, di diverso che desideriamo, che inseguiamo, qualcosa cui, più o meno consapevolmente, tendiamo. C’è qualcosa che vogliamo cambiare. Questo qualcosa può essere un ambiente in cui agiamo (vorrei una famiglia più serena!), uno stato d’animo (vorrei sentirmi più tranquillo!), un comportamento (vorrei parlare di più quando conosco nuove persone!) una capacità da apprendere o da affinare (vorrei imparare o migliorare il mio inglese!), un valore (vorrei essere più libero!), o addirittura un’identità (vorrei essere una persona diversa, vorrei essere più…vorrei essere meno…!). Quante cose abbiamo voglia, desiderio di cambiare? Il cambiamento è un processo a più livelli e la nostra vita è costellata, pervasa di desideri, di vorrei. Spesso però, la frase completa che definisce la nostra voglia di cambiamento è “Vorrei tanto……MA…….” Perché? Si sente parlare spesso di paura del cambiamento e credo che anche questa sensazione ci sia molto familiare. Cos’è la paura del cambiamento? Perché c’è? Come la esprimiamo? Non è semplice rispondere a queste domande ma proviamo a vederci un po’ più chiaro. La paura è una delle nostre emozioni fondamentali. La sensazione che sperimentiamo è il risultato di un meccanismo efficientissimo e indispensabile per la nostra vita. La paura, come emozione, come sensazione fisica è, appunto, la spia luminosa, il campanello d’allarme di un perfetto meccanismo di controllo che ci fa riconoscere un pericolo, prima che noi possiamo consapevolmente rendercene conto e ci fa reagire ad esso. Prova solo a immaginare vividamente di sporgerti da un balcone posto a un’altezza elevata dal suolo. Cosa succede? Il sangue si gela nelle vene? Il battito cardiaco aumenta? Senti l’adrenalina attraversare velocemente il tuo corpo? Provi brividi? La sudorazione aumenta? Tranquillo, stai solo provando quanto è efficace lo spettacolare meccanismo d’allarme chiamato “paura”. Cosa accadrebbe su quel balcone se per un po’ il nostro controllore andasse in vacanza? Dove finiremmo se sporgendoci, con il busto sempre più nel vuoto, ci sentissimo tranquilli? La paura è una nostra parte fondamentale, la nostra più fedele alleata. Ricordiamocene quando cerchiamo di sfrattarla, quando la trattiamo come un’estranea ospite indesiderata o addirittura come una nemica. Colleghiamo ora i due concetti, paura e cambiamento, chiediamoci “Perché, quando pensiamo al cambiamento, il nostro sistema di sicurezza si attiva?” La risposta possiamo darcela da soli: Ci sentiamo più a nostro agio in casa nostra o in una via buia e deserta di una città nuova? Tutto ciò che non conosciamo, che è poco familiare, attiva il nostro meccanismo che ci deve tenere in allerta per reagire a eventuali pericoli! Beh, è lampante che attuare un processo di cambiamento significa andare in direzione del nuovo, di qualcosa a noi sconosciuto. Tutto ciò che già abbiamo, facciamo, pensiamo e siamo è casa nostra, la nostra area di comfort! Ciò che desideriamo rappresenta un luogo nuovo e sconosciuto, una strada inconsueta da percorrere, una città a noi per niente familiare! Possiamo dunque dire che il cambiamento ci fa tanta più paura, quanto minori sono le informazioni che abbiamo su di esso. Facciamo un altro semplice esempio che può chiarire ancora meglio questa connessione: se prepariamo un viaggio e non sappiamo dove precisamente finiremo, cosa troveremo, come viaggeremo, cosa portare con noi e quali benefici ci darà questo viaggio, come ci sentiamo? Cosa proviamo? Quanta paura abbiamo? Se prepariamo lo stesso viaggio, scegliendo un posto che ci piace, vedendo un depliant del posto con foto e spiegazioni, prenotando i mezzi appropriati e sapendo cosa mettere in valigia, quanto diversa è la sensazione? Cosa proviamo? Il cambiamento è così, può essere molto divertente e veloce ma stando attenti a rispettare delle piccole indicazioni che lo rendono tale. Spesso diciamo di voler cambiare ma per questo viaggio C’è una destinazione precisa sul biglietto? Abbiamo un’idea chiara di cosa troveremo? Quanto tempo ci fermeremo? Conosciamo i vantaggi che otterremo? Come affronteremo i piccoli contrattempi che potremo incontrare? Cosa dobbiamo portare con noi? Per ora rispondi a queste domande pensando alle situazioni in cui hai voglia di cambiare ma la paura ti blocca. Condividi le tue impressioni, esperienze, storie, paure… Cresciamo condividendo! Nella seconda parte di questo post… ne vedremo delle belle! Splendida giornata a te! Antonio
da Antonio Quaglietta | Apr 10, 2011 | Blog
Crescita personale e sensi di colpa Riprendiamo il nostro viaggio nella crescita personale, parlando di sensi di colpa. La nostra tappa di oggi tocca tre concetti fondamentali per sviluppare la nostra umanità, accrescere il benessere e vivere la vita che vogliamo. È, a mio avviso, vitale promuovere una discussione sui sensi di colpa partendo da tre concetti spesso assimilati, confusi o addirittura usati come sinonimi. La confusione emotiva e il malessere che può derivare da quest’assimilazione è davvero degna di nota. I tre concetti che è bene indagare, separare e riconoscere nella loro natura peculiare sono: Colpa Responsabilità Sensi di colpa Che si tratti di relazioni di coppia, familiari, di rapporti di amicizia e ancor più del rapporto con noi stessi, questi tre personaggi spesso sono parte della storia… conosciamoli. La colpa figura alta e imponente, dura e antipatica ma dai lineamenti ben definiti… dunque, gestibile e affrontabile. Eh sì, quando la colpa c’è si vede: riguarda fatti e persone cui causiamo reali danni. Siamo colpevoli di azioni quando queste vanno contro qualcosa o qualcuno a sua volta chiaramente identificabile. La colpa è un concetto soprattutto giuridico. Se rubo la pensione a un’anziana signora sono colpevole del danno (non solo economico) causato alla malcapitata. Sento la mia colpa perché ho la capacità di immedesimarmi nell’altra persona e “sentire” empaticamente come quest’azione le abbia modificato la vita. La colpa dà sempre anche la possibilità di azioni riparatorie: restituire la pensione, chiedere scusa, scontare una pena, pentirsi, perdonare e perdonarsi. Tutto questo mi dà la possibilità di tornare “in pari” con me stesso, di apprendere e di crescere. I sensi di colpa ombre sfumate, sfuggenti, avvolgenti come scialli, pesanti sullo stomaco, pungenti come una spina… tortura lenta e continua. Come la definizione stessa mostra, il senso di colpa è una “sensazione” di colpa, un “sentire” un errore dentro di noi, anche se colpa reale non c’è. In realtà non c’è un danno oggettivo a persone, non una precisa colpa ma c’è una categorica punizione che ci si autoinfligge: vergogna, inadeguatezza e una sensazione cronica che ci blocca impedendoci scelte, comportamenti, a volte anche sensazioni. La paura che li scatena è quella del giudizio degli altri, di rovinare la nostra immagine e di subire la conseguente ferita narcisistica. “Cosa penseranno di me?”… “Diranno che non sono buona!”. Tutto questo avviene nella nostra mente non nella relazione. Nelle relazioni, proprio per la loro alta capacità di inibire, i sensi di colpa sono uno strumento di potere. Facendo sentire in colpa l’altro se agisce come a me non piace, lo controllo senza mostrargli apertamente una mia richiesta e senza dargli la possibilità di ribellarsi e rifiutare. Un bel senso di colpa e il problema è risolto. Ricordiamo però che gli altri possono farci male nella misura in cui glielo permettiamo: qualcuno può “regalarmi” un bel senso di colpa, sta a me poi accettare e prenderlo. Negli ultimi dieci anni di attività di formazione ma soprattutto in Counseling e in Coaching ho potuto notare come il senso di colpa è molto frequente nelle coppie, nelle famiglie, ma anche sul lavoro e nei rapporti di amicizia. Sembra essere una pratica di controllo socialmente accettata, anche se provoca dolore, sofferenza e rabbia. Impariamo a distinguere il senso di colpa con degli esempi reali. Mi sento colpevole se: “passo una serata gioiosa ed entusiasmante senza il mio partner” “non mi occupo del lavoro anche di altri colleghi che non fanno niente” “non chiamo mia madre ogni sera” “sto bene e mi sento spensierata” “non mi preoccupo per i miei figli” “non vado a pranzo dai miei la domenica” “mi sento in colpa perché vivo di sensi di colpa” In questi pochi esempi, possiamo notare come non c’è un reale danno causato a qualcuno se non a se stessi. La relazione con le persone cui il senso di colpa si riferisce, inoltre, si caricherà di rabbia e negatività perché la vedremo come una relazione che ci toglie libertà; essere schiavi non piace a nessuno. La responsabilità erroneamente assimilata a colpa e sensi di colpa, è invece un concetto quasi opposto rispetto ai due. Essere responsabili della propria vita e delle proprie azioni implica un agire in modo autonomo e consapevole, percependo sempre molte possibilità e libertà di scelta. Agire responsabilmente significa assumersi le implicazioni delle proprie scelte e delle proprie azioni. L’azione responsabile c’è quando siamo consapevoli che al timone ci siamo noi e possiamo costantemente aggiustare il tiro, in base al ritorno che ogni azione produce. I sensi di colpa, come abbiamo visto, rendono schiavi e paralizzano dunque tolgono la possibilità di agire responsabilmente. Una persona può agire tanto più responsabilmente quanto meno sente sensi di colpa. L’agire responsabile cancella i sensi di colpa poiché prevede sperimentazione, assunzione di rischi che inevitabilmente ci sono nella vita e nelle relazioni, accrescimento della consapevolezza sui propri copioni relazionali, apprendimento di nuove modalità di relazione, crescita. I sensi di colpa sono una pesante zavorra che impedisce tutto questo. Passiamo all’azione: gestiamo il senso di colpa! Ti propongo, come sempre, un esercizio pratico: Rintraccia i tuoi personali sensi di colpa; Per ognuno dei sensi di colpa cerca la colpa “reale”; In quelli per cui non c’è una colpa reale, un danno oggettivo, molla la zavorra dicendoti che è arrivata l’ora di riprenderti la tua libertà personale e relazionale; In quelli per cui c’è una colpa reale, trova una giusta “pena” da scontare, un’azione riparatoria (le scuse fatte col cuore sono un vero antidoto in questo caso), apprendi per agire responsabilmente in situazioni simili, perdonati, cresci e vai avanti. Facci sapere com’è andata! Nel prossimo post sull’argomento vedremo come creiamo i sensi di colpa in noi e negli altri. Splendida giornata a te. Antonio
da Antonio Quaglietta | Mar 19, 2011 | Blog
Crescita personale: modella la tua vita sui tuoi valori. Ti sei mai chiesto “Cosa che è veramente importante per me nella vita”? Questa è una domanda molto utile potente e importante per la crescita personale. La risposta a questa domanda ci permette, infatti, di conoscere con discreta precisione i nostri valori. I valori sono, infatti, ciò che per noi è veramente importante o fondamentale, ciò che sentiamo di voler rispettare e realizzare; essi forniscono la direzione della nostra crescita personale. Ci sono valori generali della vita e valori più specifici e situazionali. Se mi chiedo “Che cosa è veramente importante per me nel lavoro?” La risposta mi fornirà un elenco di concetti astratti (esempio: professionalità, guadagno, onestà, buone relazioni, etc.) che rappresentano i miei valori nell’ambiente lavorativo. Chiedendomi “Che cosa è veramente importante nella coppia?” Sto estraendo i miei valori di coppia (esempio: complicità, fedeltà, comprensione, etc.) che, probabilmente, saranno diversi da quelli del contesto “lavoro”. Conoscere e realizzare i propri valori nella vita e nei singoli contesti è fondamentale per la nostra crescita personale e il nostro benessere. Basta conoscere i propri valori per realizzarli? In effetti, no, poiché i nostri valori sono concetti astratti e dunque contemplano infinite possibilità di realizzazione concreta. Un esempio può chiarirci questo delicato aspetto: la maggior parte di noi afferma che in amicizia è fondamentale il rispetto; il rispetto è, dunque, un valore nella relazione di amicizia. Chiediamoci ora “Che cosa deve fare concretamente un mio amico per dimostrarmi rispetto?” e “Che cosa faccio io concretamente per mostrare rispetto?”. Le risposte a queste domande diventano estremamente soggettive; per ognuno il rispetto si dimostra con azioni concrete differenti, ad esempio: essere puntuale dire sempre la verità essere attento a non ferire chiamarmi spesso parlare bene di me con gli altri trovare sempre tempo per l’amico questi sono, ovviamente, solo alcuni esempi di aspettative concrete molto diverse che ognuno di noi ha nel valore “rispetto” nel contesto “amicizia”. I nostri valori, essendo astratti, hanno bisogno di “criteri di soddisfazione” che sono e devono essere estremamente concreti. immagina ora due amici che hanno stesso valore, rispetto, ma criteri di soddisfazione assolutamente diversi… non si capiscono e percepiscono l’altro poco rispettoso. Anche a livello personale la questione è molto delicata: Conoscere i propri valori senza trovare i criteri di soddisfazione di quei valori può farci correre in cerchio per tutta una vita inseguendo un benessere che appare sempre lontano e sfuggente. L’esempio classico è la felicità.La felicità rappresenta un valore fondamentale e universale: ogni persona ritiene importante nella propria vita essere felice. Se, però, non riusciamo a trovare “Cosa concretamente aumenta la mia felicità?” Rischiamo di inseguire un fantasma e di convincerci man mano che la felicità non esiste o è solo un miraggio. Un ottimo esercizio di autostima e crescita personale è estrarre i propri valori generali o specifici (coppia, famiglia, lavoro, tempo libero, relazioni, etc.) rispondendo per iscritto alla domanda: “Che cosa è veramente importante per me nel……..?” Il passo successivo sarà trovare i propri criteri di soddisfazione dei valori chiedendosi per ogni singolo valore (es.: intraprendenza): “Cosa concretamente posso fare per….sentirmi intraprendente?” elencando, sempre per iscritto, tutti i comportamenti da mettere in atto per soddisfare il mio valore “intraprendenza”. Il discorso sui valori è molto ampio, importante e delicato e torneremo a parlarne. Il fine di questo post è solo quello di offrirti uno strumento pratico e semplice per conoscere i tuoi valori e i tuoi personali criteri di soddisfazione, migliorarli, allinearli è sperimentare il conseguente senso di benessere. Nei due video seguenti trovi un breve estratto del discorso su valori e criteri di soddisfazione che spero possa chiarirti ancora meglio questo delicato argomento. Dopo aver fatto l’esercizio lascia il tuo personale commento, condividi impressioni, sensazioni, risultati, dubbi per rendere concreti i due valori fondamentali di Ricomincio da Me: Cresciamo Condividendo! Splendida giornata a te! Antonio
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