La comunicazione nelle relazioni

Episodio 217- Dipendenza emotiva: ostacolo alla felicità

Cosa vuol dire dipendenza emotiva?
In che modo ostacola la nostra felicità?

La dipendenza emotiva ci procura una grande sofferenza.
Per poter capire la dipendenza bisogna partire da un punto: la dipendenza emotiva nasce da un conflitto interno, da due forze che tirano in due direzioni opposte. Queste forze appartengono entrambe a noi, ma noi non siamo uno, con un’unica volontà, un’unica direzione, ma siamo fatti di diverse parti.
Abbiamo, innanzitutto, una parte bambina e una adulta. La parte bambina è dipendente, impotente e centrata sul voglio: il bambino dipende dai genitori, da chi si occupa di lui, per il cibo, la protezione, per il piacere e per la sopravvivenza in generale. Ha bisogno di ricevere, più che di dare.
L’adulto, invece, è interdipendente, responsabile e ha un equilibrio tra il dare e il ricevere, riesce a comunicare in modo assertivo; siamo tanto più adulti quanto più in una relazione abbiamo equilibrio, riusciamo a stabilire e mantenere confini, siamo in grado di scambiare e sappiamo cedere, essere flessibili, quando necessario.
Quando siamo nella parte bambina abbiamo una serie di convinzioni, alcune delle quali sono limitanti. Una delle convinzioni più forti che la parte bambina sostiene è “io non posso da solo”. Se questa convinzione è fondata per il bambino, poiché dipende davvero dall’altro, non lo è per l’adulto.

Questa potentissima convinzione dà vita al meccanismo della dipendenza emotiva. Vediamone i passaggi fondamentali.

*Se non posso da solo, allora cerco una fonte esterna (sbagliata) che mi dia quello che non riesco a procurarmi da solo, ma la fonte esterna non può soddisfare il mio bisogno.
*Per questo motivo sperimenterò un bisogno insoddisfatto e questo diventerà sempre più urgente: avrò la necessità sempre più impellente di risolvere e soddisfare il mio bisogno, quindi inizierò ad utilizzare la compiacenza per raggiungere il mio scopo.
*Inizio a perdere di vista me stesso, inizio a dire sempre si, tradisco me stesso e confermo la convinzione che da solo non posso e non riesco a farcela. La parte bambina è disperata e cerca speranza nel fatto che sia l’altro a soddisfare i bisogni e cresce la compiacenza.
*Questo significa che inizio a forzare la relazione. Ci sono diversi modi per forzare la relazione; ognuno trova un modo per poterlo fare: resistenza passiva (sto là, resisto ma non mi arrabbio), dispetti, mi raffreddo, intimidazione, rifiuto di cooperare, aggressione….sono tutte modalità di comunicazione violenta. Tutte queste modalità hanno un unico obiettivo: l’altro deve darmi ciò di cui io ho bisogno.
*Ma se io forzo, l’altro scappa.
*Se l’altro scappa io provo rabbia verso l’altro che non soddisfa il mio bisogno e nasce in me un desiderio di vendetta: il conflitto diventa sempre più grande e io comincio ad entrare in un meccanismo di odio-amore; ti odio perché non soddisfi i miei bisogni, ma non riesco a fare a meno della tua approvazione.
*Quindi mi sento in colpa perché provo sentimenti negativi e mi sto svalutando, e sento confusione perché non so più se ho diritto all’amore, al piacere, non so se merito di ricevere ciò che desidero.
*Quindi aumenta il dubbio e la confusione dentro di noi, ma più aumenta il dubbio, più sentiamo di aver bisogno di conferme esterne, che ricerchiamo nella fonte sbagliata. E questo ci toglie tanta energia e ci provoca enorme sofferenza.

Che fare per uscirne?
Innanzitutto occorre aprire gli occhi, accorgerci della dipendenza emotiva. Quindi renderci conto del fatto che la fonte giusta per soddisfare i nostri bisogni è dentro noi stessi. Questo non vuol dire non stare in relazione. Ma solo se ci curiamo di noi, se ci occupiamo anche delle nostre parti bambine, riusciamo ad avere relazioni adulte e sane.

La
comunicazione
nelle relazioni

Episodio 217- Dipendenza emotiva: ostacolo alla felicità

Cosa vuol dire dipendenza emotiva?
In che modo ostacola la nostra felicità?

La dipendenza emotiva ci procura una grande sofferenza.
Per poter capire la dipendenza bisogna partire da un punto: la dipendenza emotiva nasce da un conflitto interno, da due forze che tirano in due direzioni opposte. Queste forze appartengono entrambe a noi, ma noi non siamo uno, con un’unica volontà, un’unica direzione, ma siamo fatti di diverse parti.
Abbiamo, innanzitutto, una parte bambina e una adulta. La parte bambina è dipendente, impotente e centrata sul voglio: il bambino dipende dai genitori, da chi si occupa di lui, per il cibo, la protezione, per il piacere e per la sopravvivenza in generale. Ha bisogno di ricevere, più che di dare.
L’adulto, invece, è interdipendente, responsabile e ha un equilibrio tra il dare e il ricevere, riesce a comunicare in modo assertivo; siamo tanto più adulti quanto più in una relazione abbiamo equilibrio, riusciamo a stabilire e mantenere confini, siamo in grado di scambiare e sappiamo cedere, essere flessibili, quando necessario.
Quando siamo nella parte bambina abbiamo una serie di convinzioni, alcune delle quali sono limitanti. Una delle convinzioni più forti che la parte bambina sostiene è “io non posso da solo”. Se questa convinzione è fondata per il bambino, poiché dipende davvero dall’altro, non lo è per l’adulto.

Questa potentissima convinzione dà vita al meccanismo della dipendenza emotiva. Vediamone i passaggi fondamentali.

*Se non posso da solo, allora cerco una fonte esterna (sbagliata) che mi dia quello che non riesco a procurarmi da solo, ma la fonte esterna non può soddisfare il mio bisogno.
*Per questo motivo sperimenterò un bisogno insoddisfatto e questo diventerà sempre più urgente: avrò la necessità sempre più impellente di risolvere e soddisfare il mio bisogno, quindi inizierò ad utilizzare la compiacenza per raggiungere il mio scopo.
*Inizio a perdere di vista me stesso, inizio a dire sempre si, tradisco me stesso e confermo la convinzione che da solo non posso e non riesco a farcela. La parte bambina è disperata e cerca speranza nel fatto che sia l’altro a soddisfare i bisogni e cresce la compiacenza.
*Questo significa che inizio a forzare la relazione. Ci sono diversi modi per forzare la relazione; ognuno trova un modo per poterlo fare: resistenza passiva (sto là, resisto ma non mi arrabbio), dispetti, mi raffreddo, intimidazione, rifiuto di cooperare, aggressione….sono tutte modalità di comunicazione violenta. Tutte queste modalità hanno un unico obiettivo: l’altro deve darmi ciò di cui io ho bisogno.
*Ma se io forzo, l’altro scappa.
*Se l’altro scappa io provo rabbia verso l’altro che non soddisfa il mio bisogno e nasce in me un desiderio di vendetta: il conflitto diventa sempre più grande e io comincio ad entrare in un meccanismo di odio-amore; ti odio perché non soddisfi i miei bisogni, ma non riesco a fare a meno della tua approvazione.
*Quindi mi sento in colpa perché provo sentimenti negativi e mi sto svalutando, e sento confusione perché non so più se ho diritto all’amore, al piacere, non so se merito di ricevere ciò che desidero.
*Quindi aumenta il dubbio e la confusione dentro di noi, ma più aumenta il dubbio, più sentiamo di aver bisogno di conferme esterne, che ricerchiamo nella fonte sbagliata. E questo ci toglie tanta energia e ci provoca enorme sofferenza.

Che fare per uscirne?
Innanzitutto occorre aprire gli occhi, accorgerci della dipendenza emotiva. Quindi renderci conto del fatto che la fonte giusta per soddisfare i nostri bisogni è dentro noi stessi. Questo non vuol dire non stare in relazione. Ma solo se ci curiamo di noi, se ci occupiamo anche delle nostre parti bambine, riusciamo ad avere relazioni adulte e sane.