Blog

La comunicazione nella coppia: esiste davvero l’incomunicabilità?

Ciao, vediamo oggi come il mito dell’incomunicabilità nella coppia nasconda invece una comunicazione molto efficace… ma distruttiva.

Questo post ha come base un ottimo articolo del mio amico e collega Massimo Carrozza al quale ho apportato piccole modifiche per i lettori di Ricomincio da Me. Il fine è capire insieme quali trappole comunicative rendono inefficace la comunicazione nella coppia e quali piccoli “antidoti” ci aiutano a uscire da questi disastri comunicativi quotidiani.

Molte coppie si trovano, più o meno frequentemente, impegnate in situazioni di contrasto o di litigio rispetto alle quali sperimentano un senso di ineluttabilità e dalle quali traggono un senso di delusione rispetto al partner.

Le insoddisfazioni rispetto a comportamenti dell’altro generano sensazioni di frustrazione e di chiusura e spesso sono causate da malintesi o da caratteristiche della comunicazione.

I problemi della coppia nel menage familiare si esplicano in problemi di comunicazione, questa rappresenta il teatro dei piccoli e grandi drammi familiari ed allo stesso tempo è fonte di risorse e di opportunità.

Alcune coppie, in determinati momenti della loro vita, soffrono per la sensazione d’essere paralizzate; non avvertono nessuna possibilità di scelta, non hanno nessuna possibilità di azione, sperimentano la condizione esistenziale di non aver nessun potere rispetto a se stessi e alle possibilità di scelta che gli si presentano. Inizia la rassegnazione: “questo è il nostro rapporto, non c’è più niente da fare… nè da dire!”

Ciò che risulta straordinariamente interessante è che non è il mondo ad essere troppo limitato, ma sono loro stessi come coppia ad impedirsi di scorgere tutte le opportunità disponibili, solo perché queste non sono comprese nei loro modelli del mondo.

I momenti di crisi e i vincoli possono rappresentare delle opportunità, i problemi delle occasioni di crescita, i punti deboli e le credenze limitanti possono trasformarsi in punti di forza e in credenze potenzianti e motivanti.

Le barriere e le distorsioni della comunicazione fanno la loro comparsa nel dialogo soprattutto quando l’interlocutore o l’argomento rappresentano oggetto di investimento emotivo, quando cioè ci importa della persona coinvolta o si sta parlando di argomenti che coinvolgono i nostri valori, le nostre convinzioni su noi stessi o sugli altri o sulla vita in generale.

Molte sono le distorsioni della comunicazione che due partner utilizzano nell’affrontare i problemi della vita quotidiana:

credenze e convinzioni su se stesso e sull’altro

nominalizzazioni

generalizzazioni

presupposti

cancellazioni

messaggi paradossali

tutti trasformabili abilmente e strategicamente da vincoli in opportunità.

Spesso, però, non ci fermiamo a fare qualche domanda, a chiarire davvero di cosa stiamo parlando, a cercare un dialogo ma ci sentiamo attaccati, non compresi, rifiutati e partiamo al contrattacco trasformando la relazione di coppia in una guerra.

Entriamo negli esempi pratici:

una frase come “Ero sicura che ti saresti comportato così, sei il solito disordinato!”, analizzata dal punto di vista di un esperto di comunicazione è un perfetto esempio di una comunicazione mal formata.

Analizzando la frase notiamo che

  • già ero sicuradichiara la non appellabilità di una credenza.
    Posso chiederti come fai a esserne sicura?potrebbe essere la frase da dirsi e/o da dire al partner per aprire il dialogo ed evitare che l’inappellabilità non consenta all’interlocutore sufficienti chance di poter smentire il giudizio dato;
  • il “così” riferito al comportamento è inoltre una nominalizzazione, ossia non definisce precisamente il comportamento di cui si parla. Viene utilizzato un termine generico all’interno del quale potrebbero esserci caratteristiche e modi non condivisi. Per riaprire il dialogo ottime domande sono “Così come, cara?“, “In che modo più precisamente?”;
  • infine “sei il solito disordinato”, esprime un giudizio (“disordinato”) che già rappresenta una nominalizzazione alla quale si può rispondere con domande tipo “cosa intendi per disordinato?”, “Cosa faccio in particolare per essere disordinato?”;
    contiene, inoltre, una generalizzazione, si assume cioè come rappresentativo della persona un unico comportamento o serie di comportamenti (si presume che la persona non abbia mai avuto, non abbia e non avrà mai comportamenti di natura diversa);
  •  “sei il solito…” esprime un giudizio sull’identità della persona su come è, dichiara il presupposto che sia disordinata e che non possa essere in altri modi. Così si genera un automatico e giustificato meccanismo di difesa che porterà ad un conflitto!Una buona regola è imparare a discutere dei comportamenti non dell’identità del partner:Evitiamo  “TU SEI DISORDINATO/A….”, “TU SEI IL SOLITO CHE MI TRASCURA SEMPRE”.Utilizziamo   “QUESTO COMPORTAMENTO NON MI PIACE…”, “QUANDO FAI COSì IO MI SENTO TRASCURATA”.

Questo è solo un piccolo esempio di quante emozioni, idee, convinzioni trasferiamo anche in una semplice frase. Un utilizzo più consapevole ed efficace del potere enorme della comunicazione può letteralemente ridefinire un rapporto di coppia.
Come abbiamo visto, facendo più domande e meno affermazioni la comunicazione può essere chiarificatoria e può trasformare un conflitto certo in momento di reale confronto e di crescita per i partner e per la relazione di coppia. Impariamo a esplicitare gli impliciti comunicativi, facciamo domande. 

Ricordiamo che le parole sono come pallottole, possono ferire e persino uccidere un rapporto!

Nel prossimo post sulla comunicazione di coppia vedremo altri esempi e altre domande utili.

A presto

Antonio e Massimo