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L’arte di ascoltare: l’ascolto attivo

Bentrovato in questa nuova tappa del nostro viaggio nel mondo della Crescita Personale e Relazionale. Oggi parliamo dell’arte di ascoltare e di come si ascolta attivamente. Che si tratti di coppia, famiglia, amicizia, lavoro, persino di una conversazione con un estraneo la capacità di saper ascoltare aiuta noi, l’altro e la relazione a crescere e migliorare. Ti lascio all’ottimo contributo di Rosaria Foglia e Gianuario Fiore, leggi anzi ascoltali attivamente!

Splendida Giornata a te!

Antonio

 

‘L’ascolto attivo consiste nella capacità di prestare attenzione a tutti gli aspetti della comunicazione del proprio interlocutore e consente di ricavare informazioni utili per migliorare la relazione’

 

L’ascolto attivo è un ATTEGGIAMENTO e una TECNICA, il cui scopo è quello di entrare in relazione profonda con l’altro permettendogli di esprimere se stesso completamente, di esplorare anche le parti di sé non consapevoli e di ampliare la propria mappa, trovare nuove risorse per cambiare.

 

L’ascolto attivo permette di apprendere informazioni non evidenti e segnali deboli, come potrebbero essere quelli emessi. Ci si mette in condizione di “ascolto efficace” provando a mettersi “nei panni dell’ altro”, cercando di entrare nel punto di vista del nostro interlocutore e comunque condividendo, per quello che è umanamente possibile, le sensazioni che manifesta.
Attenzione: da questa modalità è escluso il giudizio, ma anche il consiglio e la tensione del “dover darsi da fare” per risolvere il problema.

Lo sforzo necessario, per ascoltare attivamente, sarà di spostare l’interesse dal “perché ” l’altro dice, interpreta o vive una situazione al “come ” la dice: avendo e quindi mostrando interesse e comprensione (“sei importante, ho stima di te e ti riconosco, rispetto e condivido il tuo sentimento”).

 

Potrebbe succedere che chi parla, sentendosi ascoltato, tenterà di migliorare la comunicazione sia nella quantità che nella qualità a tutto vantaggio della ricchezza delle informazioni, del senso di sicurezza, della fiducia e dell’onestà.

I principali elementi che caratterizzano una buona pratica di ascolto attivo, sono:

  1. sospendere i giudizi di valore , cercando di non definire a priori il proprio interlocutore o quanto egli dice in ”categorie” di senso note e codificate
  2. osservare ed ascoltare, raccogliendo tutte le informazioni necessarie sulla situazione contingente, ricordando che il silenzio aiuta a capire e che il vero ascolto è sempre nuovo, non è mai definito in anticipo in quanto rinuncia ad un sapere già acquisito
  3. mettersi nei panni dell’altro – dimostrare empatia, cercando di assumere il punto di vista del proprio interlocutore e condividendo, per quello che è umanamente possibile, le sensazioni che manifesta
  4. verificare la comprensione, sia a livello dei contenuti che della relazione, riservandosi, dunque, la possibilità di fare domande aperte per agevolare l’esposizione altrui e migliorare la propria comprensione.
  5. La capacità di saper porre domande scegliendo la tipologia più adeguata in base alla fasi del colloquio:

          Le domande aperte sono da preferire nella fase iniziale del colloquio,lasciano ampia possibilità di risposta,         tendono ad ampliare e approfondire la relazione, stimolano l’esposizione di opinioni e pensieri (come, cosa vorrebbe, potrebbe, può approfondire, cosa ne pensa)?. 

         Le domande chiuse sono circoscritte, costringono ad una sola risposta specifica, spesso forzano una risposta, restringono e rendono più mirata la comunicazione, richiedono solo fatti oggettivi e a volte possono sembrare limitative e ostacolanti (sì o no?, va bene?, per responsabilità sua o di suo marito?). Le domande che iniziano con il perché possono essere percepite dalla persona come colpevolizzanti o accusatorie, pertanto andrebbero evitate.

 

 

 

ASCOLTO ATTIVO: CONSIGLI UTILI

 

  • Concentrarsi sull’interlocutore (interrompere le altre attività).

 

  • Mantenere contatto visivo (si ascolta attivamente anche con gli occhi).

 

  • Fornire cenni di attenzione (sì con il capo,uhm, postura protesa…).

 

  • Riformulare (parafrasare, doppiare) i concetti-chiave e verificare di aver colto adeguatamente la loro importanza e di averne compreso il significato, es. di PARAFRASI:

    SE HO CAPITO BENE, MI STAI DICENDO CHE……(ripeto i concetti espressi dall’interlocutore)?

    CORREGGIMI SE SBAGLIO? o MI PARE DI CAPIRE CHE?( Ripetere i concetti-chiave) 

 

           HO CAPITO BENE??? (così mi assicuro di aver compreso e do la possibilità all’altro di riascoltare ciò che ha detto e di aggiustare il tiro se vuole)

  • Fare domande aperte (COSA?, CHI PRECISAMENTE?, IN CHE MODO?, QUANDO? DOVE?) ossia che non implichino risposte si o no.
  • Stimolare la ricerca di soluzioni?non fornirne che è mooolto diverso!;-)


Rosaria Foglia e Gianuario Fiore

Se non lo hai fatto leggi il precedente post sull’ascolto attivo: allenare la mente alla comunicazione, l’ascolto attivo (prima parte)