da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa è la leggerezza? Che vantaggi ha? Come possiamo praticare la leggerezza? Spesso diamo un accezione negativa alla leggerezza, poiché la confondiamo con la spensieratezza e la superficialità. La spensieratezza è un atteggiamento infantile di evitamento della vita. La superficialità è guardare le cose solo in superficie, senza mai approfondire. La leggerezza è invece un atteggiamento che ci permette di prendere con calma, serenità, la vita, le situazioni, le dinamiche; non si tratta di evitare le situazioni, ma di impedire alla nostra mente di aggiungere il suo carico di emozioni poco utili, pensieri disfunzionali e di tutto ciò che peggiora solo la situazione. Il fatto di non essere leggeri determina gran parte del nostro malessere. Non essere leggeri ci rende odiosi a noi stessi e agli altri. Ci impedisce una vita serena, in pace (continuo conflitto interiore), e determina relazioni pesanti. Come facciamo a riconoscere la leggerezza? Eccone alcune componenti principali: • Semplificare: è rimanere sui dati di realtà, su ciò che sta accadendo, senza aggiungere pensieri, deduzioni, significati, etc. • Coltivare la pace: la leggerezza garantisce la pace e nasce dalla pace; ci aiuta a superare i conflitti interni • Stare sui dati di realtà: • Sperare: è il contrario della disperazione. Si tratta si sapere che le cose andranno come andranno e che in qualche modo le affronteremo. La qualità che ci tiene in vita. Se ci abbandoniamo al pensiero catastrofico ci deprimiamo. • Focalizzare l’impermanenza: tutto passa, ogni cosa è impermanente. Spesso però ci sono delle ombre che ci impediscono di vivere con leggerezza, ci sono veri e propri fantasmi della mente: • rimuginio: catena incontrollata di pensieri negativi e catastrofici. • Personalizzazione: riferire ogni cosa che accade a se stessi dandosene la colpa • Preoccupazione: vedere prima problemi che non esistono • Pretesa: pretendere che le cose siano diverse da come sono • Pensiero ossessivo: fissarsi sui particolari, è il contrario della semplificazione, guarda al singolo dettaglio. Quando ritorniamo presenti i fantasmi vanno via, li vediamo per quelli che sono cioè dei fantasmi. Quando torniamo presenti smettiamo di identificarci. Vivere con leggerezza ci dà tra l’altro grandi vantaggi: • riduce lo stress: lo stress danneggia tutto il nostro corpo, la mente e l’anima, incide sulla nostra vita…la leggerezza ci salva la vita; • migliora le relazioni: leggerezza è saper sorridere delle cose, sdrammatizzare, ridimensionare; • ci dà capacità di ripresa: quando siamo leggeri, sappiamo che possiamo rialzarci; • accresce fiducia in noi stessi • ci rende flessibili: capacità di adattamento.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Spesso non siamo in grado di riconoscere il nostro vero valore. Ad impedircelo sono degli errori della nostra mente che generano alcuni tipi di pensieri e comportamenti. E allora come possiamo riconoscere il nostro valore? Per poter percepire il nostro valore è necessario connetterci alla nostra parte più profonda. Spesso incontriamo degli ostacoli nel nostro tentativo di ricerca del nostro valore, che sono il pensiero svalutante e il confronto con il nostro sé ideale o con gli altri. Come possiamo contattare la nostra parte più vera e quindi non aver bisogno di confronti? Non è vincendo il confronto che facciamo il vero passo verso noi stessi. Finchè siamo nel confronto non stiamo contattando il nostro vero valore. Se abbiamo bisogno di essere migliori di qualcuno per darci valore, siamo nel nostro ego. Perché solo l’ego vive di confronti, alimenta proiezioni e si sente separato da tutto. Ma nel confronto si genera uno scontro tra il sé ideale e la realtà. Spesso c’è un conflitto tra le nostri parti interne, che hanno bisogni propri e specifici e che vogliono soddisfare. Cosa possiamo fare? Una negoziazione tra le parti, ovvero fare dialogare queste parti, sentire le ragioni di ognuna, integrandole in modo armonico.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Riconoscere il nostro valore è fondamentale per poter avere il giusto equilibrio. Spesso però non siamo capaci di vedere qual è il nostro vero valore. Cosa ci impedisce di farlo? Degli errori sistematici della nostra mente. Si tratta di errori per lo più inconsapevoli, che nascono tutti da alcuni tipi di pensieri che possiamo classificare così: • pensiero negativo: ci concentriamo più su ciò che non va; il pensiero non è mai neutro. Quando ci concentriamo solo sul pensiero negativo produciamo un effetto di svalutazione. • pensiero catastrofico: il pensiero catastrofico è un’esagerazione del pensiero negativo; consiste nell’ esasperare le conseguenze e i tratti negativi di un’esperienza. • pensiero generalizzato: una cosa piccola diventa tutto ciò che io sono. Passiamo da quello che facciamo a chi siamo. • pensiero dicotomico o polarizzato: è il nucleo del malessere poichè polarizziamo e separiamo. • pensiero distorto: è un tipo di pensiero non aderente ai dati di realtà. Esasperiamo i dati e distorciamo la percezione. Oltre al pensiero, c’è un comportamento che mettiamo in atto che peggiora l’idea che abbiamo di noi stessi: il confronto. Ci confrontiamo con * il sè ideale: come dovrei/vorrei essere (avrei dovuto/sarei dovuto) e come vogliono che io sia * l’altro: quando ci confrontiamo con gli altri prendiamo il meglio di ognuno e ci confrontiamo con il loro sé ideale. E da questo tipo di confronto ne usciamo sempre sconfitti. Il vero Valore ce lo ricaviamo se c’è connessione al nostro sé superiore. Come possiamo connetterci? Attraverso: • apprezzamento, • umiltà: capire qual è il proprio posto nel mondo e starci bene; • leggerezza • condivisione: stiamo condividendo? • Dono: stiamo donando qualcosa di noi stessi all’altro? • Contributo: stiamo contribuendo al mondo?
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Viviamo in una società in cui siamo sempre più isolati per una serie di fattori. Le relazioni sono cambiate e si stanno sgretolando e stanno assumendo nuove forme. Come si inserisce in questo contesto la solitudine? Che cosa è la solitudine? Spesso banalizziamo il concetto della solitudine con l’assenza di persone vicino a noi. In realtà la solitudine è altro. Infatti ci sono momenti in cui siamo in mezzo a tante persone, ma ci sentiamo soli e ci sono altre volte in cui non c’è nessuno intorno a noi e non percepiamo il senso di solitudine. Non dipende dall’esterno. La solitudine è una sensazione, è un senso di isolamento. È il senso di mancata connessione. Cosa ci fa sentire soli? 1) Convinzione: nessuno mi ama…è una delle prime cose che ci fa sentire soli. Se e quando diamo valore a questo pensiero ci sentiamo soli. Se crediamo al pensiero, questo si trasforma nella sensazione che proviamo. Ogni dato che ci arriva contrario alla convinzione viene smentito. 2) Sensazione: nessuno mi capisce…proviamo la sensazione di incomprensione e la solitudine che deriva dal non sentirsi compresi. 3) Fissazione su una persona…spesso cadiamo in questa dinamica: mi sento solo perché non c’è una persona specifica. Ma questa è una visione ristretta. 4) Paura del contatto intimo: c’è una lotta principale in ognuno di noi, una lotta tra due paure che si equivalgono e se non l’affrontiamo ci paralizza la vita: paura della solitudine e paura del contatto intimo. Intimità è mostrarsi all’altro, conoscersi e mostrarsi a se stesso. La paura della solitudine produce il falso amore, ovvero crea dipendenza. La paura del contatto intimo produce il senso di solitudine. In questo conflitto si crea un loop. Se non lo spezziamo diventa irrisolvibile. Il problema non è la solitudine, ma la paura della solitudine.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Il viaggio dell’Anima Quando comincia la Vita? E quando finisce? Qual è il nostro scopo? Attraverso il racconto della sua particolare esperienza, Chantal Dejean ci ha illustrato il viaggio che l’Anima compie durante la sua esistenza. Molto spesso ci troviamo a vivere una vita in modalità sopravvivenza: arranchiamo cercando di arrivare a fine giornata. Ma la Vita è tutt’altro. Essere vivi vuol dire essere un tutt’uno con la Vita e la Vita crea, è flusso ed impermanenza; si rinnova costantemente. Vivere è mettersi in gioco anche quando abbiamo una certezza. Le nostre paure ci portano invece a fossilizzarci, a tentare di cristallizzare i momenti, per non perdere ciò che abbiamo. Ma questo non è possibile nella Vita, che è invece flusso. Fossilizzarci ci impoverisce energeticamente. La ricchezza è uno stato interiore. Se siamo nella vita emaniamo bellezza. La fonte luminosa attirerà abbondanza; se ci fossilizziamo invece sulle nostre idee la vita smette di fluire e sposta la sua attenzione su qualcun’altro. Lo scopo della nostra esistenza è compiere la nostra missione: vivere e non sopravvivere. Quando cerchiamo di cristallizzare il tempo, andiamo contro la vita e soffriamo. La sofferenza è opporsi alla vita. Tutte le prove che ci troviamo ad affrontare hanno una matrice comune: la nostra crescita e lo sviluppo delle nostre qualità. Scegliamo di nascere per imparare. Il dolore si sviluppa quando non accettiamo una situazione. Dobbiamo imparare a trascendere il dolore: la vita si manifesta per noi e noi abbiamo il potenziale di farcela. Tutte le prove che viviamo sono al servizio del nostro risveglio. L’ego è la nostra missione, è la creta che abbiamo indossato, è assenza del flusso di vita, è una materia che si è dimenticata di se stessa. La vita si è sacrificata perché noi possiamo illuminare la materia per ricordarci chi siamo. l’obiettivo è trasformarci in un essere luminoso. L’ego è una materia che non si ricorda che vuol dire amare, creare, la compassione…Siamo qui per diventare un essere di luce. Dobbiamo spiritualizzare la materia. E possiamo farlo imparando ad essere autentici per creare un’alleanza tra anima ed ego.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
I nuovi inizi: come ricominciare bene? L’inizio dell’anno è spesso un tempo di buoni propositi e progetti. Ciò che è importante comprendere è che noi ripartiamo in ogni istante. Ci sono alcuni elementi molto utili e necessari che possiamo tenere in considerazione per ricominciare al meglio. Quali sono? 1) Conoscenza di sé. Possiamo partire con il chiederci: chi sono io oggi? Noi spesso ci conosciamo attraverso una categorizzazione fissa, una storia che ci raccontiamo; in realtà siamo in continuo cambiamento; la domanda utile da porsi è: chi sono io oggi? Chi siamo oggi possiamo saperlo solo se ci diamo il tempo di incontrare noi stessi: è necessario curare vita interiore e vita esteriore. Siamo abituati a stare sempre nell’esterno, nel fare, nel dire. In questo modo non sappiamo chi siamo, conosciamo al massimo le nostre compulsioni, ma non chi siamo davvero. La vita interiore invece vuol dire incontrare se stessi, riflettere su se stessi, guardare se stessi, auto-osservarsi. 2) Bisogni. Quali sono i miei bisogni? Sentire i bisogni è fondamentale per sapere quello che vogliamo. E questo serve a dare un indirizzo, una direzione a ciò che facciamo. Se non consociamo i nostri bisogni, non riusciremo ad essere in grado si soddisfarli. 3) Sogni e obiettivi. Quali sono i nostri obiettivi? È importante fissarsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli. Cosa vogliamo davvero? Spesso non vediamo che abbiamo obiettivi poco chiari e apparentemente divergenti che dipendono da parti di noi diverse; spesso vediamo solo una parte. È necessario ascoltare tutte le parti e scegliere di mediare per decidere cosa fare, accontentando e rendendo gioiose tutte le parti di noi. È fondamentale scrivere i nostri obiettivi, gli obiettivi di tutte le parti. Quindi gestire le parti per creare accordo. Come? Dandosi un piccolo obiettivo concreto alla volta. 4) Il contributo. Come voglio contribuire? Il bisogno di contribuire è un bisogno che abbiamo tutti. Ognuno può fare la sua parte. Non bisogna pensare per forza alle cose in grande. Si tratta di contribuire nelle piccole cose, in ciò che possiamo e vogliamo mettere a servizio, a disposizione. Chiedersi anche di cosa ha bisogno l’altro. Il contributo nasce dal riconoscere e lasciar fluire i propri talenti. 5) Il perché. Qual è lo scopo? Perché lo faccio? Qual è la nostra motivazione? capire perché facciamo le cose vuol dire dare una direzione e un senso alla nostra vita. La mancanza di senso toglie il gusto a quello che facciamo. Quando arriviamo al perché arriviamo al senso, al significato.
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