Episodio 199 – Conoscere se stessi attraverso l’altro

Episodio 199 – Conoscere se stessi attraverso l’altro

Perché la conoscenza di noi stessi è così importante? Conoscere se stessi è un processo meraviglioso anche se spesso è accompagnato a grandi difficoltà. La conoscenza di sé non è qualcosa di fine a se stesso. Può essere uno strumento per arrivare alla gioia piena, per stare bene. Conoscere se stessi è qualcosa che va al di là della logica separativa, della logica duale. Ma se noi vogliamo conoscerci davvero è necessario distaccarci da questa logica, fatta di giudizio. Spesso facciamo l’errore di volerci conoscerci attraverso i giudizi. E crediamo che quella sia la verità. Siamo disposti a rinunciare all’immagine di noi che abbiamo costruito? Se non siamo disposti a fare questo, allora non possiamo conoscerci davvero. Si tratta di arrivare a scoprire qualcosa che è molto diverso dall’immagine ideale e di essere disposti a vederlo senza avversione. La conoscenza di noi fa crollare le nostre certezze, che però sono anche le nostre gabbie. La conoscenza di noi parte dalle relazioni. Siamo immersi nelle relazioni. Nelle relazioni abbiamo la possibilità di esprimerci, di soddisfare i nostri bisogni e abbiamo la possibilità di conoscerci e svelarci…qual è il velo che ci copre? L’immagine che noi abbiamo di noi stessi: la maschera. La maschera è l’adattamento ad un contesto inconscio, che ci fa agire in un certo modo. Perché le relazioni sono così importanti per conoscere noi stessi? Ogni relazione è una possibilità unica e irripetibile di vedere chi siamo davvero, senza averne né paura e né vergogna o orrore. Quindi analizzare le nostre reazioni nelle relazioni è fondamentale. In che modo possiamo farlo? Cercando di essere consapevoli delle nostre reazioni quando esce qualcosa che non ci piace di noi; di guardare i dati di realtà di una relazione prima di giustificarci. Quali sono le modalità per conoscerci davvero? *possiamo chiedere all’altro, a chi i conosce in maniera profonda, come ci vede. *possiamo vedere le nostre reazioni e rendere consapevoli le giustificazioni che l’ego ci propone . Siamo disposti a vedere le nostre resistenze? Siamo disposti a vedere cosa scatta dentro di noi quando l’altro ci dice cosa vede? Quali sono i tasti dolenti che maggiormente ci fanno star male?
Episodio 198 – Come uscire dal senso di colpa

Episodio 198 – Come uscire dal senso di colpa

Cosa è il senso di colpa? Come possiamo imparare a gestirlo e come possiamo uscire dal senso di colpa? ECCO IL LINK ALLA LEZIONE 49 DEL SENTIERO DI CUI HO PARLATO NELLA DIRETTA: https://www.bibliotecadelsentiero.org/lez-49-ostacoli-sul-sentiero-vecchio-materiale-false-colpe-e-chi-io.html La prima distinzione che è necessario fare è tra il senso di colpa interpersonale e il senso di colpa intrapersonale. Il senso di colpa interpersonale è quello che sentiamo in relazione agli altri. Quello intrapersonale è il senso di colpa che sentiamo nei confronti di noi stessi. Molto spesso il senso di colpa viene utilizzato come strumento di manipolazione. Le nostre parti manipolative utilizzano, propongono e provano ad imporre questa modalità comunicativa incentrata sul senso di colpa. Quando utilizziamo il senso di colpa o rispondiamo ai sensi di colpa, siamo spinti dalla paura di perdere l’altro o dal nostro desiderio di salvare l’altro. Ci sentiamo responsabili dell’altro e proviamo a mettere in campo quelle che sembrano le scelte migliori per salvarlo. Questo atteggiamento però può generare una relazione di dipendenza. Per questo è necessario imparare a distinguere il falso senso di colpa dalla colpa giustificata. Il falso senso di colpa ci fa sentire sbagliati per non essere più di come siamo, perché non siamo perfetti e perché ancora non abbiamo raggiunto il livello di evoluzione che desideriamo raggiungere. La colpa giustificata invece riguarda il dolore per il male fatto, in modo volontario o anche in modo involontario, e ciò che possiamo fare per rimediare e recuperare ai nostri errori. Come spiegato nella lezione 49 del Sentiero di Eva Pierrakos fare questa distinzione è fondamentale per poter uscire dal senso di colpa. Ma cosa produce il senso di colpa? Gli effetti del senso di colpa sono: • ti fa sentire sbagliato • ti blocca • genera inconsapevolezza L’antidoto al senso di colpa è la responsabilità, ovvero imparare a rispondere alle situazioni che accadono nella nostra vita. Per arrivare alla responsabilità è necessario superare tre ostacoli principali: • Sentirsi irrecuperabili, in quel male che ne abbiamo causato. Ci sentiamo persi, condannati. Senza speranza. • Autogiustificarsi per i propri comportamenti. Questo sposta l’attenzione sull’altro. • Negare: negare il nostro errore, negare le nostre responsabilità Superati questi ostacoli arriviamo alla responsabilità e possiamo superare il senso di colpa che ci impedisce di vivere e impedisce di crescere. Come fare? Possiamo individuare concretamente la nostra colpa e chiederci con onestà qual è la nostra vera colpa. Ci accorgeremo allora che non c’è.
Episodio 197 – PAS: come gestire la sensibilità

Episodio 197 – PAS: come gestire la sensibilità

Che cosa è la sensibilità? Cosa vuol dire essere sensibili? E cosa ‘altamente’ sensibili? La sensibilità è una caratteristica che ognuno di noi possiede. Vi sono, però, alcune persone maggiormente sensibili rispetto ad altre e che spesso amplificano le reazioni legate al loro particolare sentire. Proprio per questo è importante conoscere e gestire la componente di sensibilità che c’è in ognuno di noi. Come possiamo gestirla? L’alta sensibilità è un tratto temperamentale che ha anche una componente genetica. Si tratta di avere una sensibilità particolare. Questi tratti sono stati nel corso del tempo evidenziati anche dalle neuroscienze, che hanno poi confermato che ci sono aree del cervello che si attivano di fronte a determinati stimoli. Quello che conta comprendere non è tanto se siamo o non siamo persone altamente sensibili, ma cosa facciamo di questa nostra sensibilità. Come viviamo la nostra sensibilità? È vero che una persona altamente sensibile acquisisce più stimoli sensoriali degli altri, ha una maggiore tendenza alla complessità o ad elaborare stimoli in modo più complesso e completo rispetto agli altri; è vero anche le persone altamente sensibili hanno una più sviluppata empatia ed amplificano le emozioni perché le vivono in maniera più marcata. Ma cosa possiamo e vogliamo farne di questa grande sensibilità? Il primo passo è essere consapevoli della propria sensibilità. Se non ne sono consapevole, non riuscirò neanche a gestirla. Se ne divento consapevole, invece, posso dosarla e utilizzarla al meglio. Potrò anche occuparmene e prendermene cura, preservandola e custodendola come un vero e proprio dono. Il secondo passaggio fondamentale è imparare a modulare le emozioni che sentiamo: che cosa provo? A che livello? In che misura? Qual è l’intensità delle mie emozioni? Infine possiamo cercare di comprendere quali risorse attivare per riuscire a modulare l’intensità delle nostre emozioni, a seconda delle situazioni. E tu, che relazione hai con la sensibilità?
Episodio 196 –  Identità: chi sei oltre le etichette? Domande e risposte.

Episodio 196 – Identità: chi sei oltre le etichette? Domande e risposte.

Continuiamo il dialogo della scorsa settimana sulle etichette approfondendolo per comprendere meglio quali sono i meccanismi dietro l’etichettamento. Perché è così importante lavorare sulle etichette? Perché ci provocano tanta sofferenza? L’ etichettamento è necessario, inevitabile e molto utile, ma allo stesso tempo può essere molto dannoso, perché quando veniamo etichettati, tendiamo ad assumere la ‘forma’ dell’etichetta che viene utilizzata. Nelle relazioni le etichette ci fanno reagire all’immagine che abbiamo della persona e non alla persona, cioè ci tolgono l’esperienza diretta della persona. Le etichette infatti filtrano le esperienze e le impoveriscono. Le etichette, in questo senso, ci tolgono energia vitale. Noi utilizziamo le etichette per catalogare e questo ci aiuta a risparmiare energie per riuscire a muoverci nel mondo: sono delle scorciatoie per non rendere necessario dover analizzare completamente ogni volta le situazioni in cui ci troviamo. Però l’uso eccessivo e reiterato delle etichette diminuisce l’intensità delle esperienze della nostra vita, perché siamo portati a spostare l’attenzione sulle etichette che utilizziamo per confermarle. E così facendo le confermiamo davvero. Spesso questo determina una vera e propria polarizzazione nel pensiero infantile dicotomico che suddivide tutto il mondo in categorie opposte, cancellando, di volta in volta, una parte di esperienza per assolutizzarne l’altra. Noi siamo l’intero, abbiamo tutto dentro di noi, e cercare di rinchiuderci in etichette genera sofferenza inutile e dannosa e ci toglie energia preziosa. Quali passaggi fare per lavorare sulle etichette? Innanzitutto renderle consapevoli. Quindi distinguerle dall’esperienza e valutarle come etichette, ovvero proiezioni e giudizi del nostro ego.
Episodio 196 –  Identità: chi sei oltre le etichette? Domande e risposte.

Episodio 195 – Identità: chi sei oltre le etichette?

Chi sono io davvero? Capita spesso che abbiamo difficoltà a rispondere a questa importante domanda e che finiamo per identificarci con le etichette che noi stessi utilizziamo per definirci. E non solo: utilizziamo etichette anche per definire l’altro, così come l’altro le usa per definire noi. Ma servirsi di etichette per comunicare vuol dire utilizzare un linguaggio di giudizio e di manipolazione. Cosa produce l’etichettamento? E in che modo possiamo imparare ad uscire dalle etichette che utilizziamo? Per definire noi stessi, gli altri e la realtà in generale utilizziamo delle etichette. Questo perché la funzione della mente è quella di semplificare la nostra realtà. E lo fa proprio attraverso le etichette. Poiché la vita è impermanente e noi fatichiamo a stare dietro all’impermanenza, la mente ci aiuta creando delle categorie, delle etichette appunto. Che effetto hanno le etichette nella nostra vita? *Le etichette cristallizzano: l’uso di etichette rende una realtà viva, morta. Le etichette che mettiamo a noi stessi e agli altri definiscono il nostro comportamento e, in sostanza, la nostra realtà. *Le etichette modificano la nostra percezione. Noi percepiamo il mondo non per come è, ma per come siamo e per le categorie che mettiamo. *Le etichette sono manipolazione: quando mettiamo un’etichetta proviamo a manipolare la nostra realtà. Etichettare allontana dalla realtà. Le etichette manipolano la nostra realtà perché un’etichetta ha la funzione di proteggerci. La mente valuta come prima cosa la distinzione tra piacevole/non piacevole, doloroso/non doloroso, pericoloso/sicuro…e quando mettiamo un’etichetta non è mai neutra. *Le etichette quindi separano dalla realtà e falsano la verità. Qual è la soluzione a questi errori della nostra mente? Capire che non bisogna identificarsi con la propria mente ovvero con le proprie etichette, poiché è impossibile liberarci delle etichette, in quanto è impossibile liberarci della nostra mente. Possiamo solo illuminarla e divenirne consapevoli. E, quindi, chi siamo oltre le etichette? Un utile esercizio da fare per comprenderlo è vedere quali sono le etichette che utilizziamo per definire noi stessi e dove le abbiamo prese. A questo aggiungere momenti di meditazione, silenzio e connessione con noi stessi. Quindi accettare l’etichetta, etichettendola come etichetta. L’ego vuole farti credere che l’etichetta sei tu, invece dobbiamo disidentificarci dall’etichetta. E tu, quanto sei identificato nelle tue etichette?
Episodio 194 – La forza della gentilezza

Episodio 194 – La forza della gentilezza

Che cosa è la gentilezza? In che modo può aiutarci a vivere meglio? Qui il libro di Don Giovanni Benvenuto: https://amzn.to/2Z1hPqM Siamo spesso portati a credere, un po’ per educazione, un po’ per il contesto sociale in cui viviamo, che la gentilezza si contrapponga alla forza: o sei forte o sei gentile. Occorre quindi, per fare chiarezza sulla forza della gentilezza, partire dalla distinzione tra compiacenza e gentilezza. La compiacenza, legata anche all’idea della ‘buona educazione’, a quei comportamenti che devi seguire per essere ben accettato nella società, non è una scelta. Sei compiacente per timore di non essere accettato. La gentilezza, invece, è frutto della scelta di riconoscere l’altro come essere umano. Se approfondiamo il tema della gentilezza ci rendiamo conto che si tratta di un’esperienza concreta che è possibile vivere e portare in quelle che possiamo definire ‘battaglie quotidiane’: essere gentili e ricevere gentilezza ci permette di riconoscere, riconoscerci e accogliere l’altro e noi stessi come essere umani. Ne vale la pena? Sempre! Perché vale sempre la pena essere gentili? Perché la gentilezza è gratuita e in quanto tale non ha valore di scambio e produce benessere in chi la pratica e in chi la riceve. È attraverso la gentilezza che impariamo guardare all’altro come un luogo sacro; è attraverso la gentilezza che impariamo ad accogliere le fragilità, i limiti, l’umanità nostra e degli altri; la gentilezza ha, in questo senso, un enorme potere trasformativo e disarmante. Ci sono infiniti gesti di gentilezza che possiamo compiere nei confronti degli altri e anche nei confronti di noi stessi- ascolto vero, accoglienza, comprensione- ricordandoci che anche un solo gesto di gentilezza fatto e ricevuto può bonificare anche vissuti poco piacevoli e creare nuove esperienze nella nostra vita e nella vita degli altri. Quali sono i gesti di gentilezza che puoi iniziare a portare nella tua vita?