da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
La libertà è un tema molto ampio. È qualcosa di cui è necessario fare esperienza, per poter essere compresa. È uno stato mentale, oltre che fisico. Parliamo, in questo video, con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, di libertà intesa come liberazione, così come se ne parla nel buddismo: si tratta di libertà interiore, di coltivare le nostre qualità, di affinare il nostro potere di osservazione, la nostra fiducia, la dedizione, la pazienza e tutte quelle qualità mentali che portano alla liberazione, senza dover necessariamente applicare delle etichette. Coltivare queste nostre qualità rende la mente meno rigida, più malleabile e più presente. Ma cosa è la libertà interiore? Avere libertà interiore vuol dire essere a proprio agio in qualsiasi situazione. È una qualità che va allenata e questo può essere possibile anche attraverso la pratica di meditazione. La pratica può aiutare ad affinare l’osservazione della mente e a disidentificarci da essa e dai pensieri. Molta della nostra sofferenza, infatti, è dovuta proprio al fatto che coltiviamo ed alimentiamo stati negativi. È la nostra identificazione con i pensieri che ci fa restare attaccati all’ego. Se ci fermiamo ad osservare, però, vediamo che non abbiamo controllo e quindi i pensieri non sono nostri. Non sono frutto del causa ed effetto. Non c’è niente di personale. Noi, però, ci spaventiamo difronte a questo e siamo talmente identificati che ci chiediamo: chi sono senza i miei pensieri? Praticare vuol dire togliere energia a questi pensieri, che al 90% sono negativi, ripetitivi e automatici. Osservandoli possiamo vederli per quello che sono (solo pensieri e non la realtà) e decidere cosa vogliamo coltivare, quali energie vogliamo portare a noi stessi e al mondo e in che modo vogliamo e possiamo farlo. Si parte dall’osservazione, dall’auto-osservazione. E ci si allena per accrescere il tempo e lo spazio da dedicare ad attraversare ciò che emerge per arrivare alla conoscenza di noi stessi, con coraggio, per iniziare, e con pazienza, per perseverare. E tu, quali stati vuoi coltivare?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
La libertà è un tema molto ampio. È qualcosa di cui è necessario fare esperienza, per poter essere compresa. È uno stato mentale, oltre che fisico. Parliamo, in questo video, con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, di libertà intesa come liberazione, così come se ne parla nel buddismo: si tratta di libertà interiore, di coltivare le nostre qualità, di affinare il nostro potere di osservazione, la nostra fiducia, la dedizione, la pazienza e tutte quelle qualità mentali che portano alla liberazione, senza dover necessariamente applicare delle etichette. Coltivare queste nostre qualità rende la mente meno rigida, più malleabile e più presente. Ma cosa è la libertà interiore? Avere libertà interiore vuol dire essere a proprio agio in qualsiasi situazione. È una qualità che va allenata e questo può essere possibile anche attraverso la pratica di meditazione. La pratica può aiutare ad affinare l’osservazione della mente e a disidentificarci da essa e dai pensieri. Molta della nostra sofferenza, infatti, è dovuta proprio al fatto che coltiviamo ed alimentiamo stati negativi. È la nostra identificazione con i pensieri che ci fa restare attaccati all’ego. Se ci fermiamo ad osservare, però, vediamo che non abbiamo controllo e quindi i pensieri non sono nostri. Non sono frutto del causa ed effetto. Non c’è niente di personale. Noi, però, ci spaventiamo difronte a questo e siamo talmente identificati che ci chiediamo: chi sono senza i miei pensieri? Praticare vuol dire togliere energia a questi pensieri, che al 90% sono negativi, ripetitivi e automatici. Osservandoli possiamo vederli per quello che sono (solo pensieri e non la realtà) e decidere cosa vogliamo coltivare, quali energie vogliamo portare a noi stessi e al mondo e in che modo vogliamo e possiamo farlo. Si parte dall’osservazione, dall’auto-osservazione. E ci si allena per accrescere il tempo e lo spazio da dedicare ad attraversare ciò che emerge per arrivare alla conoscenza di noi stessi, con coraggio, per iniziare, e con pazienza, per perseverare. E tu, quali stati vuoi coltivare?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
I desideri dell’ego sono tre: *aspettative: le aspettative sono idee su come la vita dovrebbe essere. Sono delle pretese. L’ego vive di proiezioni, non vive nel presente, ma vive di immagini mentali. Noi siamo pieni di aspettative. La cultura ci fornisce tutta una serie di immagini della nostra vita, impostate e predefinite, che ci aspettiamo (e pretendiamo) si realizzino esattamente come vogliamo noi. L’ego imposta, in questo modo, le delusioni perché basa la vita sulle illusioni. Le aspettative sono delle ambizioni, qualcosa che erroneamente crediamo dovrebbe e debba esserci garantito nel corso della vita. Questo ci procura sofferenza inutile, che nasce proprio dal conflitto, dallo scontro delle pretese egioche con la realtà. L’ ego non conosce la legge principale della vita, quella del causa-effetto e combatte con la realtà a causa di questo. *Ambizione alla felicità: paradosso: il desiderio di felicità origina rabbia e sofferenza perché il nostro ego ci fa mettere le sue regole alla felicità, i suoi vincoli…sarò felice se, solo quando…tutte le condizioni che mettiamo alla felicità la rendono impossibile. Inoltre noi vediamo la felicità come evitamento del dolore e quindi diventa impossibile da realizzare, perché è impossibile eliminare il dolore. L’ego prende la realtà, la divide in due, e vuole, senza sforzo, raggiungere la felicità, l’amore, eliminando la sofferenza. L’ego si aspetta la felicità all’esterno. Scarica la responsabilità sull’altro se non raggiunge questa felicità. Possiamo aspirare, ambire alla felicità, staccandoci però dall’IDEA della felicità che ci siamo creati. *Autostima: è un giudizio su noi stessi, una costante valutazione su noi stessi, che facciamo dipendere dalla considerazione che gli altri ci danno. L’ego vive per essere applaudito, osannato dall’altro, vive di riflesso al riconoscimento che ottiene e se questo gli viene a mancare si sente fallito. Il fallimento rappresenta per l’ego una esperienza drammatica, perché mina l’immagine ideale di noi stessi che abbiamo creato, dando origine alla nostra maschera, alla quale l’ego è molto attaccato. In che modo possiamo illuminare il nostro ego? Possiamo farlo praticando la flessibilità (riconoscendo le nostre rigidità), il non attaccamento (capacità a lasciar andare), l’accettazione e l’apertura (la capacità ad accogliere la vita per come è, non per come immaginiamo che debba essere), il vivere nel presente. Chiediamoci: vogliamo continuare a vivere sotto il dominio del nostro ego oppure vogliamo iniziare a vederlo?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Ognuno di noi è spinto dai propri bisogni infatti i bisogni sono l’energia più forte che ci guida. Quando non siamo consapevoli dei nostri bisogni agiamo spinti da forze che non consociamo e comprendiamo, quindine siamo spaventati. È necessario partire dai bisogni per far funzionare il sistema UOMO, per poter vivere al meglio e accrescere il nostro benessere. Ma cosa sono i bisogni? Per poter comprendere cosa è un bisogno, dobbiamo considerarne i 4 elementi caratterizzanti: • MANCANZA: quando parliamo di bisogni, parliamo sostanzialmente di una mancanza: abbiamo bisogno di qualcosa poiché non ce l’abbiamo o non ne abbiamo a sufficienza. • IMPORTANZA: non sentiamo la mancanza di qualsiasi cosa non abbiamo o non abbiamo a sufficienza, ma di quello che per noi è indispensabile, ovvero necessario, quindi importante. • PERCEZIONE: il punto di vista psicologico aggiunge un dettaglio importantissimo, che è quello della percezione: il bisogno è correlato alla nostra percezione, ovvero a quello che noi riconosciamo, individuiamo come un bisogno, cioè, come una mancanza di ciò che ci è necessario per il nostro benessere. • DESIDERIO: bisogni e desideri sono strettamente legati tra di loro: il desiderio è un sogno, un’aspirazione, un’ambizione che vogliamo raggiungere, realizzare, concretizzare. Quindi, nella dimensione del bisogno, il desiderio, ancora una volta, è una attrazione a qualcosa che non abbiamo. L’aspetto legato alla percezione è di fondamentale importanza, in quanto accade spesso che ciò che percepiamo come bisogno non è un vero bisogno. E proprio per questo non possiamo soddisfarlo e proviamo malessere e sofferenza. Relativamente ai nostri bisogni commettiamo alcuni errori che ci impediscono di soddisfarli e quindi generano in noi insoddisfazione, rabbia e frustrazione: 1) non sentirli: spesso li neghiamo, li soffochiamo, li reprimiamo, per difesa. 2) Non riconoscerli: sentiamo la spinta del bisogno, cioè stiamo male, proviamo malessere, ma non riusciamo a dare un nome al nostro sentire. 3) Non esprimerli: pensiamo di esprimerli, ma non ne siamo capaci, non sappiamo farlo. 4) Esprimerli male: non sappiamo farlo in modo efficace e costruttivo, diamo per scontato e non esplicitiamo. Non esprimiamo e poi attacchiamo, questo genera conflitto. 5) Non occuparsene: i veri bisogni sono quelli di cui ci possiamo occupare, se deleghiamo agli altri o pretendiamo da altri sono falsi bisogni. Se impariamo a sentirli, riconoscerli, esprimerli, allora possiamo occuparci dei nostri bisogni e aumenterà il nostro benessere. Il passo fondamentale è partire da noi, iniziare a conoscerci e a curare la relazione con noi stessi. E tu, conosci i tuoi bisogni? Quali sono i tuoi veri bisogni?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Come gestisci le difficoltà? Come gestire i momenti difficile della vita? Quali sono le emozioni che ti accompagnano nei momenti difficili? Qual è il tuo atteggiamento quando vivi situazioni difficili? Capita ad ognuno di noi di vivere delle difficoltà ed ognuno ha un proprio modo di provare a superarle; ognuno di noi cerca di reagire come può e come sa per poter superare i momenti difficili nel miglior modo possibile. Cosa possiamo fare per gestire al meglio questi momenti? Vi sono quattro passi che possono aiutarci a vivere il momento della difficoltà in modo costruttivo ed evolutivo. Il primo passo è costituito dall’esame di realtà: quando stiamo vivendo un’esperienza dolorosa e difficile possiamo ritornare ai dati di realtà, a ciò che sta accadendo davvero, non alla percezione che abbiamo noi di ciò che sta accadendo. Questo consente di avere la lucidità per affrontare al meglio le nostre difficoltà. Il secondo passo è l’acquisizione di padronanza emotiva: avere padronanza emotiva vuol dire evitare il pendolo tra negare le emozioni oppure controllarle. La padronanza è diversa dal controllo. Vuol dire sentire l’emozione, riconoscerla, accoglierla, padroneggiarla, saperla gestire, ma solo dopo averla riconosciuta e accolta. In questa fase è importante imparare a distinguere tra emozioni di primo livello ed emozioni di secondo livello. Il terzo passaggio è trovare la centratura: come facciamo a capire che non siamo centrati? Quando viviamo solo emozioni negative e basta. In questo caso siamo totalmente in balia della nostra mente. Cosa possiamo fare? Respirazione controllata-meditazione-preghiera-relazioni…ci prendiamo la responsabilità di occuparci della nostra centratura. La centratura è essere presenti a se stessi, stare nel momento con l’emozione che c’è. Non avere la pretesa di controllare tutto e di cacciare via le emozioni spiacevoli. Il quarto passo consiste nel dirigere con padronanza il condominio interno: dentro di noi ci sono tante parti, ognuna con le proprie esigenze, con le proprie emozioni, con le proprie ragioni; ci sono le parti giudicanti, la parte spaventata, la parte arrabbiata, la parte pessimista…possiamo ascoltarle ma non andargli dietro. Infine, il passo più difficile, ma allo stesso tempo necessario è l’ affidamento, il mollare il controllo, accogliere ed accettare la realtà per quella che è. Qual è il passo per te più difficile da concretizzare?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Quante volte ci è capitato di guardare all’altro e metterci a paragone con lui? E quante volte questo ha generato in noi un sentimento di frustrazione e rabbia, di invidia? Come possiamo superare l’invidia? L’ invidia è un’ emozione secondaria che ogni essere umano prova. Spesso notiamo quando siamo oggetto di invidia per gli altri, ma è più difficile notare quando siamo noi a fare degli altri oggetto della nostra invidia. Infatti l’invidia è una di quelle emozioni che fatichiamo a riconoscere e a riconoscerci come nostra, poiché le attribuiamo un significato negativo. In realtà è un’emozione umana, che ognuno prova e, come ogni cosa che fa parte dell’umano, se non la vediamo e la riconosciamo, lavora dentro di noi e ritorna sempre più forte. Il primo passo fondamentale è proprio imparare a riconoscere la nostra invidia. Cosa è l’invidia? È un’emozione secondaria che si compone di diverse emozioni, caratterizzata da una concentrazione sull’esterno e sull’altra persona, da una percezione che l’altro abbia qualcosa di importante che noi non abbiamo, dalla percezione di una mancanza in noi, che provoca dentro di noi tristezza; a questo si aggiunge l’idea di subire un’ingiustizia (l’altro si ed io no) e quindi proviamo rabbia; poi spesso accade che proviamo anche un senso di impotenza, perché crediamo che noi non potremo mai essere come l’altro o avere quello che lui ha, e quindi esce la paura, o meglio le paure, paura di essere inferiori, amabili, bravi come….etc. Cosa possiamo fare? Come possiamo lavorare in modo costruttivo con la nostra invidia? Ci sono 3 possibili vie d’uscita dall’invidia, 3 passi per superare l’invidia: *Vedere la proiezione: proiettare vuol dire non voler vedere i nostri lati d’ombra e attribuirli all’altro, sia le cose negative sia quelle positive. Divenire consapevoli del fatto che noi invidiamo l’altro e accorgerci del significato che attribuiamo all’invidia, può essere propulsore di un cambiamento di atteggiamento e ci può aiutare a trasformare la nostra invidia in ammirazione. Ciò che invidiamo è un simbolo. *Trovare le nostre risorse: cosa simboleggia ciò che invidi? È necessario vedere ciò che invidiamo e analizzarlo, andare a fondo di ciò che significa per noi e renderlo esplicito. È importante capire il valore che inseguiamo e quali risorse possiamo attivare per raggiungerlo. *Empatia e ammirazione: per superare l’invidia è necessario cambiare stato di coscienza. Occorre cioè lavorare sui pensieri, emozioni, sentimenti che ci impediscono di empatizzare nella gioia. Prestare attenzione a questi punti non significa eliminare l’invidia, ma impareremo ad avere un occhio più attento e allenato a riconoscere l’invidia ed impareremo a gestirla. Cambierà la nostra relazione con l’invidia. E tu, che relazione hai con l’invidia?
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