da Antonio Quaglietta | Feb 10, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Che relazione hai con lo stress? Come affronti lo stress? Troppo spesso la parola stress viene sminuita ed usata impropriamente. Lo stress può essere definito come una risposta aspecifica a qualsiasi sollecitazione ambientale. Noi siamo continuamente sollecitati da fattori ambientali ad un adattamento. Nella gestione dello stress possiamo individuare tre fasi attraverso cui ci adattiamo alle sollecitazioni dell’ambiente: la prima fase è la fase di allarme, la seconda è la fase di resistenza (durante la quale impiego tutte le mie energie per affrontare questa sfida ambientale) e la terza è la fase di esaurimento (necessaria per riprendere le forze e riequilibrare il sistema). Noi spesso viviamo uno stress cronico: portiamo il nostro sistema mente-corpo a stare sempre all’erta. Lo stress è un nostro meccanismo di difesa: quando ci troviamo a dover fronteggiare una minaccia esterna, è necessario mettere tutte le nostre energie su quel fronte e quindi dobbiamo disattivare le nostre difese interne; ma se io sono costantemente sotto stress perché immagino di dover affrontare un pericolo, allora causerò danni a me stesso e danneggerò anche il mio benessere. Lo stress infatti genera uno stato di paura continuo, che determina una vita costantemente in chiusura: mi proteggo e mi chiudo, ma se mi chiudo ogni giorno con tutto il sistema allertato, in questo modo la crescita, l’apertura sono impossibili. Ed è per questo che lo stress è il portone per l’infelicità e il malessere. Spesso cerchiamo di superare lo stress attraverso l’evasione, cerchiamo di allentare la tensione generata dallo stress con l’evasione, ma ciò ci può portare alle dipendenze, poiché pensiamo di compensare ma accresciamo solo il nostro malessere. Cosa possiamo fare allora per iniziare a gestire lo stress? Lo stress cronico è uno stress psicologico, quindi possiamo gestirlo poiché deriva dai significati che noi diamo alle relazioni e alle situazioni. Come iniziare a gestire lo stress? Fermandoci e chiedendoci cosa ci rende tesi o preoccupati, quali pensieri accompagnano le nostre tensioni.
da Antonio Quaglietta | Feb 10, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Cosa cambia concretamente nella nostra vita quando siamo disposti a credere? Cosa vuol dire credere? Che significa avere fede, fiducia e capacità di affidamento? Credere non vuol dire per forza avere una fede religiosa. Ha un significato più ampio e profondo. Credere è una parola che racchiude dentro di sé un mondo. Possiamo utilizzare questo termine con diversi significati e a diversi livelli. Ci sono le cose in cui crediamo, i contenuti della fede; c’è, poi, la fede che è il credere in Dio, che non riguarda più solo i contenuti della fede, ma la relazione di fiducia, riguarda quel sentirsi amati, il sentire che non siamo soli, che c’è qualcuno al di sopra di noi, o al nostro fianco, o dentro di noi che fa parte della nostra vita; poi c’è un credere ancora più aperto, che può essere considerato il guardare verso il futuro, cioè il credere per provare, che è un credere in qualcosa che ancora non è alla nostra portata, che è ciò che ci permette di fare un’esperienza, grazie alla capacità di proiettarci in qualche cosa in cui crediamo o che crediamo si possa realizzare, alla capacità di immaginare un futuro per avere qualcosa verso cui tendere, con una motivazione che ci spinge e ci trascina verso il raggiungimento di ciò che desideriamo. La fiducia, la fede, la capacità di credere in questo senso aumenta la speranza e il benessere. Per stare bene, il primo passo fondamentale, è l’accettazione di se stessi. Imparare a stare bene con se stessi. Anche questo implica fede, perché molto spesso siamo stati delusi da noi stessi, da ciò che abbiamo patito, dal modo in cui abbiamo reagito, delusi dai nostri difetti, vizi e recuperare la fede, credere che noi siamo fondamentalmente vita, vita che vuole fiorire, che vuole essere espressa, ci consente di esprimere quello che noi siamo. E quando esprimiamo noi stessi riusciamo a dare il nostro contributo positivo e questo ci da energia e motivazione. Si tratta di trovare il senso, il significato che diamo a ciò che viviamo. Se non accettiamo noi stessi, se ci giudichiamo, tenderemo a proiettare il giudizio sugli altri. Quando impariamo a non avere giudizio verso noi stessi, iniziamo ad avere relazioni appaganti. Questo può essere fatto attraverso l’unità di corpo, mente e spirito. Ed è proprio grazie ad un atto di fede, di fiducia che ci si può aprire all’ esperienza.
da Antonio Quaglietta | Feb 10, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ricominciare è un processo complesso, formato da molti elementi. Se impariamo a conoscere la complessità del sistema, diventa semplice capire e iniziare a fare il necessario per ricominciare. Quali sono i passi per ricominciare? 1) Fare: finchè non agiamo, siamo nel pensare, nel mondo della mente che ci inganna, nel valutare per decidere, per capire se ne vale la pena o meno. Ricorda: l’azione fuga i dubbi che la mente crea! 2) Unificare: unire pensiero, emozioni, azioni, intenti, obiettivi e obiettivi. Come facciamo ad unificare? Focalizzando il nostro perché. Chiediti: qual è il mio perché? Se conosco il perché faccio le cose, allora inizio a farle. I perché razionali spesso sono lontani dalla vera spinta per cui facciamo le cose. Spesso noi non lo sappiamo. 3) Tempificare: molti dei nostri progetti restano astratti perché procrastiniamo. Dobbiamo darci una scadenza in cui prevediamo di iniziare e raggiungere i nostri obiettivi. 4) Ricordare gli apprendimenti del passato. Tendiamo a ripetere gli stessi errori, ci rimettiamo nelle stesse situazioni, facendo le stesse cose sperando che producano risultati diversi. Ricordare il passato e apprendere ci consente realmente di ricominciare. Escludendo le cose già fatte. Se vogliamo ottenere qualcosa di nuovo, dobbiamo inserire qualcosa che non abbiamo fatto finora. 5) Organizzare: se abbiamo tante cose che vogliamo fare, e non siamo organizzati, non riusciamo a farle. Organizzare significa strutturare il nostro fare in modo che porti una novità nella nostra vita senza sconvolgerla. 6) Rinunciare: finchè non sei disposto a rinunciare a qualcosa non potrai ottenere qualcos’altro; è la base della scelta. Rinunciare a cosa? Per prima cosa alle abitudini; vuol dire iniziare a fare qualcosa di nuovo; rinunciare all’idea che abbiamo di noi. Dobbiamo metterci in gioco. Quanto sei disposto a scoprire cose nuove di te stesso?
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Nella società attuale siamo abituati al tutto e subito e vorremmo il benessere immediato ed istantaneo. Non esiste, però, la pozione magica per risolvere i problemi, avere benessere e stare bene. Arrivare al benessere è un processo: non è istantaneo, non è per sempre, poiché ogni cosa è impermanente, ed è tangibile e reale, a patto che venga coltivato. Ma come si può coltivare benessere? Ecco 5 passi: – Primo passo: prepara il terreno. Cosa rende il terreno incoltivabile? La rigidità. Tutto ciò che è rigido ci impedisce di fiorire. Ci sono tanti comportamenti, atteggiamenti che accrescono le nostre rigidità; ciò che possiamo chiederci è: perché non fiorisce la vita dentro di me? Cosa impedisce la vita dentro di me? Trova le tue rigidità! Rendere il terreno pronto vuol dire imparare ad essere recettivi e flessibili. – Passo due: scegli cosa piantare. Spesso noi non pratichiamo questo verbo: il verbo scegliere. È la prima responsabilità che la vita ci mette davanti; noi giudichiamo e pensiamo di scegliere, ma giudicare non è piantare. Per poter scegliere è necessario impegnarci e mettere energia nel discernimento, vedere le cose per come sono. Da dove si parte? Dal chiedersi: che cosa mi fa bene? Spesso questo non coincide con quello che ci piace. – Terzo passo: impara come coltivare il seme scelto. Abbiamo bisogno di conoscere cosa uccide il seme e cosa lo nutre e imparare a discernere. – Quarto passo: cura terreno e seme. Curare vuol dire essere attenti ai nostri nemici interni ed esterni: pensieri intrusivi, le svalutazioni, la convinzioni limitanti, etc… Bisogna saperle tenere d’occhio. E per farlo possiamo chiederci: che cosa è che mina il mio progetto di benessere? Prendersi cura vuol dire anche saper mettere e mantenere i confini. – Quinto passo: goditi la pianta e i frutti. Molto spesso abbiamo incapacità a godere del nostro benessere e non sappiamo provare piacere. Appena raggiungiamo un risultato, appena stiamo bene, la mente ci proietta in un prossimo obiettivo e temiamo lo stare nel piacere quasi come quanto lo stare nel dolore. Anche il benessere non ce lo sappiamo godere. Quali sono i frutti del benessere? Più sto bene e più ho possibilità relazionali con me e con gli altri. Quando il benessere fiorisce i frutti sono maggiori possibilità di scegliere, di donare, di prendere, di vivere pienamente la vita che siamo.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Come possiamo andare oltre il complesso di inferiorità? Il senso di inferiorità è una sensazione molto forte, che, appunto, ci sentiamo addosso. Ci sono degli elementi da considerare che caratterizzano il complesso di inferiorità: • Omologazione: è quel concetto secondo cui tutti dobbiamo essere uguali. Se c’è un modello condiviso da seguire, quando ci discostiamo dal modello di riferimento, ci sentiamo diversi e quella diversità la valutiamo come inferiorità. Spesso l’omologazione è anche su fattori interni. • Standard idealizzati (falsi): abbiamo elevati termini di paragone; i social hanno contribuito a creare standard irraggiungibili perché inesistenti. Viviamo nella società dell’immagine che rimanda ciò che non è reale. • Generalizzazioni: nascono dal desiderio di piacere a tutti. Se non piacciamo a qualcuno ci sentiamo inferiori. Nessuno può piacere a tutti, ma sembra che non ce ne rendiamo conto. E spesso quando non sappiamo fare qualcosa, la facciamo diventare chi siamo. • Convinzioni di amabilità: sono quelle convinzioni nucleari e sono non consapevoli. Sono nel nostro inconscio. Riguardano tutte quelle condizioni che mettiamo al nostro essere amabili: sono amabile solo se…non valgo se… • Perfezionismo: se abbiamo standard idealizzati, ci fissiamo obiettivi che sono sempre superiori e irraggiungibili, non li raggiungeremo mai e ci sentiremo inadeguati. Molto spesso il senso di inferiorità genera il bisogno di dimostrare agli altri chi siamo, che valiamo. Quanto più ci sentiamo inferiori, tanto più sentiamo il bisogno di dimostrare. Sentirsi inferiore è un frutto della mente, dei nostri condizionamenti. Cosa fare per iniziare a superare il senso di inferiorità? Il punto di partenza è l’amore di sé, che comprende alcune caratteristiche: • Unicità: devo riconoscere quando la mia mente fa paragoni con l’altro e iniziare a comprendere che ognuno di noi è unico. E che è necessario curare la nostra unicità. • Standard realistici: dobbiamo darci degli standard realistici e realizzabili. • Differenze di capacità: occorre riconoscere che, quando ci paragoniamo all’altro, è più sano farlo evidenziando quali sono le nostre capacità e non sminuendoci. • Accettazione: sono amabile come sono; accettare come siamo. Guardarsi con occhio amorevole, equo, che distingue e non giudica. • Amare la mia perfetta umana imperfezione: sono imperfetto come essere umano e questo mi rende unico e perfetto proprio perché sono imperfetto. Se lo accetto mi accorgo che non ho nessuna immagine da difendere e posso sciogliere le rigidità e mostrarmi per come sono.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa è una maschera? Molto spesso abbiamo un’ idea della maschera errata: crediamo che la maschera sia la parte che volontariamente mente, la parte che finge. La maschera in realtà si manifesta ogni volta che ci identifichiamo con una nostra parte. Sostanzialmente, abbiamo 3 parti principali. Utilizzando il linguaggio di Eva Pierrakos, ( qui la lezione del Sentiero https://www.bibliotecadelsentiero.org/lez-14-se-superiore-se-inferiore-e-maschera.html) le suddividiamo in: • Sé superiore: è la parte più pura, evoluta e connessa al tutto e agli altri, è la nostra parte elevata, che aspira all’amore e ha in sè le qualità umane più alte; • Sé inferiore: è l’ ego, quella parte condizionata, impaurita e traumatizzata, che desidera difendersi e avere potere sugli altri. L’ego sente che, se non ha potere, muore. • Il sé maschera: il sé inferiore e il sé superiore entrano in conflitto, poiché da bambini capiamo che il nostro ego non è ben visto dagli altri e se ne seguiamo le tendenze resteremo soli. Presto impariamo che abbiamo delle tendenze egoiche ma dobbiamo ben nasconderle per stare con gli altri. Piuttosto che affrontarle le nascondiamo. Per nasconderle agli altri, le nascondiamo anche a noi stessi. Ciò che è inaccettabile per noi, lo mandiamo giù nell’inconscio, non lo vediamo e lo subiamo. Creare una maschera vuol dire non confrontarsi con il proprio ego, con il proprio sé inferiore. Creiamo, in questo modo, una spaccatura tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo. La consapevolezza è la via di uscita. Nella consapevolezza, pensieri, emozioni e comportamenti tendono tutti dalla stessa parte. Sentiamo le nostre parti, le riconosciamo e non le neghiamo. E ci confrontiamo con esse. Il vero test per comprendere se siamo nella maschera sono i sentimenti e le emozioni. È quello che proviamo, senza ingannarci. Capiamo che siamo nella maschera, nella falsità, quando non esprimiamo ciò che sentiamo, quando le emozioni sono diverse da quelle che esprime un gesto sincero. Il test è quello che sentiamo, non quello che pensiamo. Non bisogna uccidere l’ego, ma integrarlo, vederlo e portarlo a coscienza. Vedere le nostre parti ci permette di conoscerle e di conoscerci. Quando iniziamo a conoscere le nostre maschere, non possiamo più ignorarle, ma ci possiamo lavorare per accrescere la nostra consapevolezza. Le scopriamo per conoscerle, e così ci liberiamo da quelle maschere, iniziamo a darci permessi e ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni. Seguite le emozioni negative e scoverete l’ego. Trovato l’ego, confrontatevi con esso e le maschere cadranno.
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