da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, mente (podcast)
Noi esseri umani costruiamo da soli le nostre trappole mentali. Siamo dotati di capacità di apprendimento e questa capacità ci porta a generalizzare, utilizzando il principio di economia, ovvero ‘minima spesa, massima resa’. In base a questo, siamo portati a replicare comportamenti che si sono dimostrati efficaci in passato, convinti che funzioneranno anche per la situazione presente. E spesso lo facciamo ignorando i dati di realtà, che magari ci dicono altro sull’efficacia del nostro comportamento e ci accaniamo producendo risultati disfunzionali. Ci sono in particolare 4 inganni della mente, che ci lasciano ingabbiati: * Pensare positivo: pensare positivo in maniera ingenua, cioè convincersi che basta pensare che una cosa vada bene che così sarà certamente; è quell’illusione, secondo cui basta pensare in un certo modo per vedere realizzato il nostro pensiero; è l’idea che non serve sforzo per avere dei risultati. È l’ottimismo a tutti i costi, la convinzione che l’uomo possa influenzare positivamente il proprio destino con l’ottimismo PERO’ l’ottimismo non è FIDUCIA, non è SPERANZA. Qual è il rischio di questa trappola? E’ la depressione se le cose non vanno bene; produce aspettativa, però tralasciando l’impegno e lo sforzo. **Agire in base al sentire: agire in base alle proprie sensazioni; lasciamo alla sensazione il ruolo di fonte certa della verità: si traduce in azioni impulsive e avventate SOLO in base alle emozioni; la parte razionale viene messa da parte e andiamo a caccia di tutto ciò che confermi il nostro sentire. *** Razionalizzare: pensare pensare pensare: siamo convinti che ragionare all’infinito sulle cose sia l’unico modo per risolvere i problemi; siamo certi che il ragionamento sia l’UNICA maniera di risolvere i problemi. In questo modo escludiamo la nostra vita emotiva e congeliamo le nostre emozioni. E’ impossibile però poter spiegare ogni cosa, in particolare i sentimenti. **** Conoscere per capire: crediamo di mantenere il controllo su ogni cosa se conosciamo più cose possibili, se capiamo ogni cosa, se scendiamo nei minimi dettagli; ci astraiamo dall’esperienza, perchè restiamo su un livello di conoscenza teorica, pensando che questo basti a vivere l’esperienza. Questo produce in noi una buona dose di sofferenza. Per poter uscire da queste gabbie della mente è necessario equilibrio e flessibilità. In quale di questi inganni ti vedi maggiormente?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
La libertà è un tema molto ampio. È qualcosa di cui è necessario fare esperienza, per poter essere compresa. È uno stato mentale, oltre che fisico. Parliamo, in questo video, con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, di libertà intesa come liberazione, così come se ne parla nel buddismo: si tratta di libertà interiore, di coltivare le nostre qualità, di affinare il nostro potere di osservazione, la nostra fiducia, la dedizione, la pazienza e tutte quelle qualità mentali che portano alla liberazione, senza dover necessariamente applicare delle etichette. Coltivare queste nostre qualità rende la mente meno rigida, più malleabile e più presente. Ma cosa è la libertà interiore? Avere libertà interiore vuol dire essere a proprio agio in qualsiasi situazione. È una qualità che va allenata e questo può essere possibile anche attraverso la pratica di meditazione. La pratica può aiutare ad affinare l’osservazione della mente e a disidentificarci da essa e dai pensieri. Molta della nostra sofferenza, infatti, è dovuta proprio al fatto che coltiviamo ed alimentiamo stati negativi. È la nostra identificazione con i pensieri che ci fa restare attaccati all’ego. Se ci fermiamo ad osservare, però, vediamo che non abbiamo controllo e quindi i pensieri non sono nostri. Non sono frutto del causa ed effetto. Non c’è niente di personale. Noi, però, ci spaventiamo difronte a questo e siamo talmente identificati che ci chiediamo: chi sono senza i miei pensieri? Praticare vuol dire togliere energia a questi pensieri, che al 90% sono negativi, ripetitivi e automatici. Osservandoli possiamo vederli per quello che sono (solo pensieri e non la realtà) e decidere cosa vogliamo coltivare, quali energie vogliamo portare a noi stessi e al mondo e in che modo vogliamo e possiamo farlo. Si parte dall’osservazione, dall’auto-osservazione. E ci si allena per accrescere il tempo e lo spazio da dedicare ad attraversare ciò che emerge per arrivare alla conoscenza di noi stessi, con coraggio, per iniziare, e con pazienza, per perseverare. E tu, quali stati vuoi coltivare?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
La libertà è un tema molto ampio. È qualcosa di cui è necessario fare esperienza, per poter essere compresa. È uno stato mentale, oltre che fisico. Parliamo, in questo video, con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, di libertà intesa come liberazione, così come se ne parla nel buddismo: si tratta di libertà interiore, di coltivare le nostre qualità, di affinare il nostro potere di osservazione, la nostra fiducia, la dedizione, la pazienza e tutte quelle qualità mentali che portano alla liberazione, senza dover necessariamente applicare delle etichette. Coltivare queste nostre qualità rende la mente meno rigida, più malleabile e più presente. Ma cosa è la libertà interiore? Avere libertà interiore vuol dire essere a proprio agio in qualsiasi situazione. È una qualità che va allenata e questo può essere possibile anche attraverso la pratica di meditazione. La pratica può aiutare ad affinare l’osservazione della mente e a disidentificarci da essa e dai pensieri. Molta della nostra sofferenza, infatti, è dovuta proprio al fatto che coltiviamo ed alimentiamo stati negativi. È la nostra identificazione con i pensieri che ci fa restare attaccati all’ego. Se ci fermiamo ad osservare, però, vediamo che non abbiamo controllo e quindi i pensieri non sono nostri. Non sono frutto del causa ed effetto. Non c’è niente di personale. Noi, però, ci spaventiamo difronte a questo e siamo talmente identificati che ci chiediamo: chi sono senza i miei pensieri? Praticare vuol dire togliere energia a questi pensieri, che al 90% sono negativi, ripetitivi e automatici. Osservandoli possiamo vederli per quello che sono (solo pensieri e non la realtà) e decidere cosa vogliamo coltivare, quali energie vogliamo portare a noi stessi e al mondo e in che modo vogliamo e possiamo farlo. Si parte dall’osservazione, dall’auto-osservazione. E ci si allena per accrescere il tempo e lo spazio da dedicare ad attraversare ciò che emerge per arrivare alla conoscenza di noi stessi, con coraggio, per iniziare, e con pazienza, per perseverare. E tu, quali stati vuoi coltivare?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
I desideri dell’ego sono tre: *aspettative: le aspettative sono idee su come la vita dovrebbe essere. Sono delle pretese. L’ego vive di proiezioni, non vive nel presente, ma vive di immagini mentali. Noi siamo pieni di aspettative. La cultura ci fornisce tutta una serie di immagini della nostra vita, impostate e predefinite, che ci aspettiamo (e pretendiamo) si realizzino esattamente come vogliamo noi. L’ego imposta, in questo modo, le delusioni perché basa la vita sulle illusioni. Le aspettative sono delle ambizioni, qualcosa che erroneamente crediamo dovrebbe e debba esserci garantito nel corso della vita. Questo ci procura sofferenza inutile, che nasce proprio dal conflitto, dallo scontro delle pretese egioche con la realtà. L’ ego non conosce la legge principale della vita, quella del causa-effetto e combatte con la realtà a causa di questo. *Ambizione alla felicità: paradosso: il desiderio di felicità origina rabbia e sofferenza perché il nostro ego ci fa mettere le sue regole alla felicità, i suoi vincoli…sarò felice se, solo quando…tutte le condizioni che mettiamo alla felicità la rendono impossibile. Inoltre noi vediamo la felicità come evitamento del dolore e quindi diventa impossibile da realizzare, perché è impossibile eliminare il dolore. L’ego prende la realtà, la divide in due, e vuole, senza sforzo, raggiungere la felicità, l’amore, eliminando la sofferenza. L’ego si aspetta la felicità all’esterno. Scarica la responsabilità sull’altro se non raggiunge questa felicità. Possiamo aspirare, ambire alla felicità, staccandoci però dall’IDEA della felicità che ci siamo creati. *Autostima: è un giudizio su noi stessi, una costante valutazione su noi stessi, che facciamo dipendere dalla considerazione che gli altri ci danno. L’ego vive per essere applaudito, osannato dall’altro, vive di riflesso al riconoscimento che ottiene e se questo gli viene a mancare si sente fallito. Il fallimento rappresenta per l’ego una esperienza drammatica, perché mina l’immagine ideale di noi stessi che abbiamo creato, dando origine alla nostra maschera, alla quale l’ego è molto attaccato. In che modo possiamo illuminare il nostro ego? Possiamo farlo praticando la flessibilità (riconoscendo le nostre rigidità), il non attaccamento (capacità a lasciar andare), l’accettazione e l’apertura (la capacità ad accogliere la vita per come è, non per come immaginiamo che debba essere), il vivere nel presente. Chiediamoci: vogliamo continuare a vivere sotto il dominio del nostro ego oppure vogliamo iniziare a vederlo?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Ognuno di noi è spinto dai propri bisogni infatti i bisogni sono l’energia più forte che ci guida. Quando non siamo consapevoli dei nostri bisogni agiamo spinti da forze che non consociamo e comprendiamo, quindine siamo spaventati. È necessario partire dai bisogni per far funzionare il sistema UOMO, per poter vivere al meglio e accrescere il nostro benessere. Ma cosa sono i bisogni? Per poter comprendere cosa è un bisogno, dobbiamo considerarne i 4 elementi caratterizzanti: • MANCANZA: quando parliamo di bisogni, parliamo sostanzialmente di una mancanza: abbiamo bisogno di qualcosa poiché non ce l’abbiamo o non ne abbiamo a sufficienza. • IMPORTANZA: non sentiamo la mancanza di qualsiasi cosa non abbiamo o non abbiamo a sufficienza, ma di quello che per noi è indispensabile, ovvero necessario, quindi importante. • PERCEZIONE: il punto di vista psicologico aggiunge un dettaglio importantissimo, che è quello della percezione: il bisogno è correlato alla nostra percezione, ovvero a quello che noi riconosciamo, individuiamo come un bisogno, cioè, come una mancanza di ciò che ci è necessario per il nostro benessere. • DESIDERIO: bisogni e desideri sono strettamente legati tra di loro: il desiderio è un sogno, un’aspirazione, un’ambizione che vogliamo raggiungere, realizzare, concretizzare. Quindi, nella dimensione del bisogno, il desiderio, ancora una volta, è una attrazione a qualcosa che non abbiamo. L’aspetto legato alla percezione è di fondamentale importanza, in quanto accade spesso che ciò che percepiamo come bisogno non è un vero bisogno. E proprio per questo non possiamo soddisfarlo e proviamo malessere e sofferenza. Relativamente ai nostri bisogni commettiamo alcuni errori che ci impediscono di soddisfarli e quindi generano in noi insoddisfazione, rabbia e frustrazione: 1) non sentirli: spesso li neghiamo, li soffochiamo, li reprimiamo, per difesa. 2) Non riconoscerli: sentiamo la spinta del bisogno, cioè stiamo male, proviamo malessere, ma non riusciamo a dare un nome al nostro sentire. 3) Non esprimerli: pensiamo di esprimerli, ma non ne siamo capaci, non sappiamo farlo. 4) Esprimerli male: non sappiamo farlo in modo efficace e costruttivo, diamo per scontato e non esplicitiamo. Non esprimiamo e poi attacchiamo, questo genera conflitto. 5) Non occuparsene: i veri bisogni sono quelli di cui ci possiamo occupare, se deleghiamo agli altri o pretendiamo da altri sono falsi bisogni. Se impariamo a sentirli, riconoscerli, esprimerli, allora possiamo occuparci dei nostri bisogni e aumenterà il nostro benessere. Il passo fondamentale è partire da noi, iniziare a conoscerci e a curare la relazione con noi stessi. E tu, conosci i tuoi bisogni? Quali sono i tuoi veri bisogni?
da Antonio Quaglietta | Set 16, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Come gestisci le difficoltà? Come gestire i momenti difficile della vita? Quali sono le emozioni che ti accompagnano nei momenti difficili? Qual è il tuo atteggiamento quando vivi situazioni difficili? Capita ad ognuno di noi di vivere delle difficoltà ed ognuno ha un proprio modo di provare a superarle; ognuno di noi cerca di reagire come può e come sa per poter superare i momenti difficili nel miglior modo possibile. Cosa possiamo fare per gestire al meglio questi momenti? Vi sono quattro passi che possono aiutarci a vivere il momento della difficoltà in modo costruttivo ed evolutivo. Il primo passo è costituito dall’esame di realtà: quando stiamo vivendo un’esperienza dolorosa e difficile possiamo ritornare ai dati di realtà, a ciò che sta accadendo davvero, non alla percezione che abbiamo noi di ciò che sta accadendo. Questo consente di avere la lucidità per affrontare al meglio le nostre difficoltà. Il secondo passo è l’acquisizione di padronanza emotiva: avere padronanza emotiva vuol dire evitare il pendolo tra negare le emozioni oppure controllarle. La padronanza è diversa dal controllo. Vuol dire sentire l’emozione, riconoscerla, accoglierla, padroneggiarla, saperla gestire, ma solo dopo averla riconosciuta e accolta. In questa fase è importante imparare a distinguere tra emozioni di primo livello ed emozioni di secondo livello. Il terzo passaggio è trovare la centratura: come facciamo a capire che non siamo centrati? Quando viviamo solo emozioni negative e basta. In questo caso siamo totalmente in balia della nostra mente. Cosa possiamo fare? Respirazione controllata-meditazione-preghiera-relazioni…ci prendiamo la responsabilità di occuparci della nostra centratura. La centratura è essere presenti a se stessi, stare nel momento con l’emozione che c’è. Non avere la pretesa di controllare tutto e di cacciare via le emozioni spiacevoli. Il quarto passo consiste nel dirigere con padronanza il condominio interno: dentro di noi ci sono tante parti, ognuna con le proprie esigenze, con le proprie emozioni, con le proprie ragioni; ci sono le parti giudicanti, la parte spaventata, la parte arrabbiata, la parte pessimista…possiamo ascoltarle ma non andargli dietro. Infine, il passo più difficile, ma allo stesso tempo necessario è l’ affidamento, il mollare il controllo, accogliere ed accettare la realtà per quella che è. Qual è il passo per te più difficile da concretizzare?
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