da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa è una maschera? Molto spesso abbiamo un’ idea della maschera errata: crediamo che la maschera sia la parte che volontariamente mente, la parte che finge. La maschera in realtà si manifesta ogni volta che ci identifichiamo con una nostra parte. Sostanzialmente, abbiamo 3 parti principali. Utilizzando il linguaggio di Eva Pierrakos, ( qui la lezione del Sentiero https://www.bibliotecadelsentiero.org/lez-14-se-superiore-se-inferiore-e-maschera.html) le suddividiamo in: • Sé superiore: è la parte più pura, evoluta e connessa al tutto e agli altri, è la nostra parte elevata, che aspira all’amore e ha in sè le qualità umane più alte; • Sé inferiore: è l’ ego, quella parte condizionata, impaurita e traumatizzata, che desidera difendersi e avere potere sugli altri. L’ego sente che, se non ha potere, muore. • Il sé maschera: il sé inferiore e il sé superiore entrano in conflitto, poiché da bambini capiamo che il nostro ego non è ben visto dagli altri e se ne seguiamo le tendenze resteremo soli. Presto impariamo che abbiamo delle tendenze egoiche ma dobbiamo ben nasconderle per stare con gli altri. Piuttosto che affrontarle le nascondiamo. Per nasconderle agli altri, le nascondiamo anche a noi stessi. Ciò che è inaccettabile per noi, lo mandiamo giù nell’inconscio, non lo vediamo e lo subiamo. Creare una maschera vuol dire non confrontarsi con il proprio ego, con il proprio sé inferiore. Creiamo, in questo modo, una spaccatura tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo. La consapevolezza è la via di uscita. Nella consapevolezza, pensieri, emozioni e comportamenti tendono tutti dalla stessa parte. Sentiamo le nostre parti, le riconosciamo e non le neghiamo. E ci confrontiamo con esse. Il vero test per comprendere se siamo nella maschera sono i sentimenti e le emozioni. È quello che proviamo, senza ingannarci. Capiamo che siamo nella maschera, nella falsità, quando non esprimiamo ciò che sentiamo, quando le emozioni sono diverse da quelle che esprime un gesto sincero. Il test è quello che sentiamo, non quello che pensiamo. Non bisogna uccidere l’ego, ma integrarlo, vederlo e portarlo a coscienza. Vedere le nostre parti ci permette di conoscerle e di conoscerci. Quando iniziamo a conoscere le nostre maschere, non possiamo più ignorarle, ma ci possiamo lavorare per accrescere la nostra consapevolezza. Le scopriamo per conoscerle, e così ci liberiamo da quelle maschere, iniziamo a darci permessi e ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni. Seguite le emozioni negative e scoverete l’ego. Trovato l’ego, confrontatevi con esso e le maschere cadranno.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Il cambiamento ha alcune caratteristiche fondamentali che lo contraddistinguono: • il cambiamento è inevitabile e continuo: la vita è cambiamento; se cristallizziamo il tempo, ci opponiamo alla vita. L’impermanenza è una delle leggi fondamentali della vita. • Il cambiamento attiva resistenze: una parte di noi non è mai soddisfatta e vuole cambiare oppure vuole che le cose restino così come sono; quindi queste parti entreranno in conflitto, attivando delle resistenze al cambiamento. • Il cambiamento è desiderato e temuto allo stesso momento. • Il cambiamento attiva significati e convinzioni profonde: ci rapportiamo al cambiamento in modo razionale, ma in realtà ci sono in gioco molti significati e convinzioni inconsce e profonde: non scegliamo razionalmente. In realtà il cambiamento avviene sempre, che noi ne siamo consapevoli o meno. La paura del cambiamento è uno degli ostacoli più grandi al cambiamento. Spesso ci opponiamo al cambiamento perché non abbiamo le idee chiare su cosa vogliamo e perché. Quindi è necessario porsi delle domande per poter dare una direzione al cambiamento: • Cosa vogliamo davvero? • Perché lo vogliamo? Cosa ci spinge, qual è la motivazione? • Quali effetti speriamo di ottenere? • Cosa ci fa stare bene e cosa no? Bisogna scrivere le risposte a queste domande, perché è scrivendo che emergono i conflitti interni e le incoerenze che abbiamo.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast)
Come si fa a cambiare? Quante volte ci siamo posti questa domanda! Il cambiamento in noi avviene continuamente, che ne siamo consapevoli o meno. Cosa vuol dire cambiare? Non si può dare una definizione univoca del cambiamento perché assume un significato specifico a seconda delle persone, un significato che cambia anche in base alle convinzioni di ognuno. Prima di approfondire 4 passaggi perché si possa cambiare davvero, è necessario vedere alcune caratteristiche principali del cambiamento: • il cambiamento è inevitabile e continuo: tutto ciò che è vivo, cambia costantemente; • Ogni cambiamento attiva delle resistenze: non esiste cambiamento privo di resistenze; • Il cambiamento è desiderato e temuto allo stesso tempo: anche quando lo desideriamo fortemente, c’è qualcosa del cambiamento che ci spaventa; • Il cambiamento attiva significati e convinzioni profondi: si tratta di significati e convinzioni inconsci ed è proprio per questo che anche quando vogliamo cambiare, restiamo bloccati e non ci riusciamo. Molto spesso commettiamo due errori con il cambiamento: 1) Il primo errore è spingere il cambiamento, forzarlo, costringerci al cambiamento, sulla spinta del dovere e della morale; 2) Il secondo errore è quello di attendere passivamente il cambiamento, aspettare che le cose cambino da sole. Ma il cambiamento possiamo produrlo solo noi, gettando i semi perché accada e aspettando che fiorisca. Ciò che possiamo fare è rimuovere gli ostacoli che impediscono il cambiamento. E possiamo iniziare partendo da una pratica: scrivendo su un foglio, completiamo le frasi seguendo i passaggi indicati nel video • io non sono in grado di… • io non so ancora…. • io posso imparare a… • io voglio imparare a… Questi passaggi sono necessari al cambiamento poiché ci consentono di passare dal vincolo e dal blocco che sentiamo e che ci impedisce il cambiamento alla possibilità che il cambiamento accada davvero. In quale di questi passaggi hai trovato maggiore difficoltà?
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Come si esce dalla dipendenza emotiva? La dipendenza emotiva rappresenta un grande ostacolo alla felicità, poiché ci impedisce di costruire delle relazioni intime, autentiche e adulte. Quando siamo nella dipendenza emotiva la paura e la convinzione di non meritare la felicità ci bloccano e siamo sempre più spaventati, confusi e dipendenti. La dipendenza emotiva nasce da un bisogno di approvazione. Si tratta di un bisogno di approvazione che si è creato nell’infanzia e che la nostra parte bambina porta avanti fino all’ età adulta. Cerchiamo, per soddisfare il bisogno, una fonte esterna sbagliata, credendo che l’altro possa risolvere i nostri bisogni. Però, nessuna fonte esterna può soddisfare il nostro bisogno. Proprio per questo iniziamo a forzare la nostra relazione. La relazione naturalmente avrebbe il suo corso, ma la persona dipendente vuole forzare la relazione. Quando forziamo la relazione non lasciamo andare la relazione come dovrebbe andare ma iniziamo a pretendere che deve andare come vogliamo noi. E tutto questo si traduce nell’espressione: tu mi devi amare. E lo pretendiamo in tanti modi diversi. Ma più forziamo, più l’altro se ne va. Siamo condizionati dall’immagine che ci siamo costruiti della relazione….il nostro inconscio si aspetta che sia l’altro a renderci felici. Ma nessuno ci può rendere felici…solo noi possiamo occuparcene. Il primo passo è riconoscere la nostra dipendenza e dare spazio alla parte bambina e ai suoi bisogni. La dipendenza emotiva può metterci in contatto con noi stessi, mostra le carenze e le pretese del nostro bambino. Ogni dipendenza indica che c’è una ferita, un area di miglioramento, da cui possiamo partire per lavorare su noi stessi. E man mano che ci avviciniamo a noi stessi, non abbiamo bisogno di dipendere da nessun altro.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Cosa vuol dire dipendenza emotiva? In che modo ostacola la nostra felicità? La dipendenza emotiva ci procura una grande sofferenza. Per poter capire la dipendenza bisogna partire da un punto: la dipendenza emotiva nasce da un conflitto interno, da due forze che tirano in due direzioni opposte. Queste forze appartengono entrambe a noi, ma noi non siamo uno, con un’unica volontà, un’unica direzione, ma siamo fatti di diverse parti. Abbiamo, innanzitutto, una parte bambina e una adulta. La parte bambina è dipendente, impotente e centrata sul voglio: il bambino dipende dai genitori, da chi si occupa di lui, per il cibo, la protezione, per il piacere e per la sopravvivenza in generale. Ha bisogno di ricevere, più che di dare. L’adulto, invece, è interdipendente, responsabile e ha un equilibrio tra il dare e il ricevere, riesce a comunicare in modo assertivo; siamo tanto più adulti quanto più in una relazione abbiamo equilibrio, riusciamo a stabilire e mantenere confini, siamo in grado di scambiare e sappiamo cedere, essere flessibili, quando necessario. Quando siamo nella parte bambina abbiamo una serie di convinzioni, alcune delle quali sono limitanti. Una delle convinzioni più forti che la parte bambina sostiene è “io non posso da solo”. Se questa convinzione è fondata per il bambino, poiché dipende davvero dall’altro, non lo è per l’adulto. Questa potentissima convinzione dà vita al meccanismo della dipendenza emotiva. Vediamone i passaggi fondamentali. *Se non posso da solo, allora cerco una fonte esterna (sbagliata) che mi dia quello che non riesco a procurarmi da solo, ma la fonte esterna non può soddisfare il mio bisogno. *Per questo motivo sperimenterò un bisogno insoddisfatto e questo diventerà sempre più urgente: avrò la necessità sempre più impellente di risolvere e soddisfare il mio bisogno, quindi inizierò ad utilizzare la compiacenza per raggiungere il mio scopo. *Inizio a perdere di vista me stesso, inizio a dire sempre si, tradisco me stesso e confermo la convinzione che da solo non posso e non riesco a farcela. La parte bambina è disperata e cerca speranza nel fatto che sia l’altro a soddisfare i bisogni e cresce la compiacenza. *Questo significa che inizio a forzare la relazione. Ci sono diversi modi per forzare la relazione; ognuno trova un modo per poterlo fare: resistenza passiva (sto là, resisto ma non mi arrabbio), dispetti, mi raffreddo, intimidazione, rifiuto di cooperare, aggressione….sono tutte modalità di comunicazione violenta. Tutte queste modalità hanno un unico obiettivo: l’altro deve darmi ciò di cui io ho bisogno. *Ma se io forzo, l’altro scappa. *Se l’altro scappa io provo rabbia verso l’altro che non soddisfa il mio bisogno e nasce in me un desiderio di vendetta: il conflitto diventa sempre più grande e io comincio ad entrare in un meccanismo di odio-amore; ti odio perché non soddisfi i miei bisogni, ma non riesco a fare a meno della tua approvazione. *Quindi mi sento in colpa perché provo sentimenti negativi e mi sto svalutando, e sento confusione perché non so più se ho diritto all’amore, al piacere, non so se merito di ricevere ciò che desidero. *Quindi aumenta il dubbio e la confusione dentro di noi, ma più aumenta il dubbio, più sentiamo di aver bisogno di conferme esterne, che ricerchiamo nella fonte sbagliata. E questo ci toglie tanta energia e ci provoca enorme sofferenza. Che fare per uscirne? Innanzitutto occorre aprire gli occhi, accorgerci della dipendenza emotiva. Quindi renderci conto del fatto che la fonte giusta per soddisfare i nostri bisogni è dentro noi stessi. Questo non vuol dire non stare in relazione. Ma solo se ci curiamo di noi, se ci occupiamo anche delle nostre parti bambine, riusciamo ad avere relazioni adulte e sane.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ognuno di noi in qualche misura ha le proprie dipendenze. E’ fondamentale imparare a gestirle per poter modificare i nostri comportamenti dipendenti. Cosa possiamo fare per gestire le dipendenze? Per poter gestire le dipendenze è necessario imparare a conoscere alcune caratteristiche fondamentali. La prima di queste caratteristiche è che la dipendenza ci porta a mentire a noi stessi e agli altri: cerchiamo tante scuse diverse per non riconoscere che siamo in una trappola e cerchiamo scuse per giustificare noi stessi e la nostra dipendenza. Se destrutturiamo queste menzogne, possiamo cercare altre soluzioni per poter uscire dalla dipendenza. La dipendenza inoltre ha un’altra caratteristica importante da tenere in considerazione: promette di risolvere il problema che essa stessa crea. Prima di essere dipendenti vivevamo senza la dipendenza e la trappola della dipendenza ci fa credere proprio il contrario, ovvero risolvere il problema/malessere che crea. La via d’uscita non è assolutamente continuare con quella esperienza, ma vedere la trappola. Come si vince l’astinenza? 1) Uno degli strumenti che spesso usiamo è la forza di volontà: ma con la forza di volontà si regge fino ad un certo punto e poi si regredisce. Non se ne esce con la forza di volontà proprio perché è una dipendenza. 2) Una via d’uscita potrebbe essere il non concentrarsi e non far concentrare sugli effetti negativi. Se proviamo a guardare ed esasperare gli effetti negativi, si alzano le difese, sminuendo i reali pericoli e minimizzando. Il nucleo sta proprio nel comprendere come funziona la trappola, riconoscendola e vedendo che non ci sono effetti positivi nella dipendenza. Lo sappiamo che ci fa male, c’è il conflitto dentro di noi e lo sentiamo e viviamo. Il craving sarà gestibile se gli diamo il volto che ha: vediamo chiaramente che questa dipendenza ci sta rovinando la vita, non ci da effetti positivi, così da non desiderare più quella cosa, abbandonando l’ illusione che ci sia un lato positivo che crea la sensazione di mancanza. Per superarle si deve affrontare il craving. Quando vediamo la trappola, possiamo lavorarci per poter uscire dalle dipendenze. I passaggi sono sostanzialmente i seguenti: *acquisire la consapevolezza di trovarsi in una dipendenza *decidere di uscirne *Allenarsi a tornare presenti ( non stare nel turbinio della mente-osservare i pensieri) *Estrarre le convinzioni limitanti senza giudizio.
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