da Antonio Quaglietta | Feb 26, 2021 | Podcast, relazioni (poscast)
Tutto è relazioni. Risvegliarle, risveglia la nostra vita. In ogni istante della nostra vita siamo in relazione. E le relazioni sono ciò che nutrono il nostro benessere. O il nostro malessere. È da questa semplice e profonda intuizione che è nato il mio metodo: La Meccanica delle Relazioni. Perché ogni relazione ha una struttura ben precisa. Se impariamo a riconoscere e modificare l’equilibrio tra gli elementi che la costituiscono, possiamo costruire relazioni nutrienti e armoniche che risvegliano la nostra vita. Tre sono le relazioni fondamentali con cui ogni essere umano ha a che fare costantemente. La relazione con sé stessi, quella con gli altri e quella con il tempo. Ognuna di queste ha struttura che poggia su quattro pilastri: L’Attenzione, le Emozioni, le Convinzioni e i Bisogni. Conoscerne la meccanica e modificare anche una sola di queste variabili in modo consapevole e funzionale, determina un nuovo equilibrio di tutta la relazione, e quindi della vita. Vediamo nel dettaglio i quattro elementi cardine delle nostre relazioni: *Attenzione: quando focalizzi l’attenzione su un punto, scompare tutto il resto. E quel piccolo punto diventa tutta la tua realtà. *Emozioni: non basta pensare al cambiamento, cambiare davvero significa sentire in modo diverso. *Convinzioni: le relazioni sono solo lo specchio delle tue più nascoste convinzioni. Modifica le convinzioni e avrai nuove relazioni. *Bisogni: solo chi sa riconoscere i propri bisogni non è emotivamente schiavo e può vivere relazioni equilibrate e nutrienti. Ma, in pratica, cosa significa utilizzare la Meccanica delle Relazioni per vivere meglio?
da Antonio Quaglietta | Feb 19, 2021 | Podcast, relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Quando una relazione può essere considerata una relazione di Amore? Cosa è l’amore? E cosa distingue le relazioni di Amore da quelle che non lo sono? Dialoghiamo, in questo video, con domande e risposte, sul tema fondamentale delle relazioni. Le relazioni sono il cuore della nostra vita. Siamo sempre in relazione con tutto ciò che ci circonda. È fondamentale chiedersi, allora, che tipo di relazioni abbiamo. Le nostre relazioni sono nutrienti? Viviamo relazioni costruttive? Le relazioni che abbiamo sono evolutive? Sono relazioni di Amore? Le relazioni evolutive sono quelle relazioni in cui noi siamo disposti in prima persona a metterci in gioco, a guardare a noi stessi, alle nostre reattività, alle nostre parti egoiche, e abbiamo la voglia di impegnarci a generare dialogo. Stiamo parlando di relazioni di Amore, con la A maiuscola, dell’amore che nasce ed è un bisogno del sè superiore. Quali sono le sue caratteristiche? Innanzitutto è un AMORE che richiede conoscenza, cura responsabilità e dono. L’amore frutto del nostro piccolo ego è, invece, un amore infantile: si basa, infatti, sulle aspettative (non esplicitate), sul potere sull’altro, sul controllo e sul risentimento. Come possiamo sostanzialmente distinguerli? Guardando alla comunicazione, al tipo di comunicazione che utilizziamo. Se parliamo di Amore la comunicazione sarà di questo tipo: è la comunicazione tra chi ascolta, esplicita, parla di sé. Se parliamo di amore, allora la comunicazione sarà egoica: è la comunicazione tra chi accusa, recrimina, chiede la ragione (vuole aver ragione). E’, inoltre, importante considerare che quando siamo in relazione, entrano in gioco sia il nostro se superiore che il nostro ego: si intrecciano tra di loro e si manifestano nella relazione con l’altro, che, a sua volta, entra in relazione con noi con il suo ego e la sua anima intrecciati. Nelle relazioni evolutive, quello che fa la differenza è l’osservazione di questi nostre parti interne che entrano in relazione tra di loro e con l’altro. Osservazione con l’occhio pulito dal giudizio che ci consente di accogliere ed accettare quello che osserviamo, ovvero la parte animica e la parte egoica, mia e dell’altro. E tu, che relazioni hai?
da Antonio Quaglietta | Feb 12, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
In che modo possiamo superare i nostri difetti? Come possiamo andare oltre il limite che i difetti ci impongono? Ci sono tre difetti principali che ognuno di noi possiede, in quanto essere umano: volontà egoica, orgoglio e paura. Cosa intendiamo per difetti? I difetti sono qualcosa che ci impedisce di vivere pienamente la nostra vita, di realizzare il potenziale che abbiamo dentro di noi. In particolare questi tre difetti principali ci impediscono di star bene e rovinano le nostre relazioni con noi stessi, con gli altri e con Dio. Questi difetti ci impediscono la vita, poiché sono frutto di un pensiero dicotomico e separativo che ci porta a classificare le nostre esperienze in modo escludente e miope: buono o cattivo; piacevole o doloroso, giusto o sbagliato… Per poter iniziare a lavorare sui nostri difetti, è necessario partire dalla considerazione che siamo fatti di parti, ed, in particolare, considerare che abbiamo due parti ben distinte al nostro interno: il sè superiore (o anima) e il sè inferiore (o ego). Sè superiore ed ego lavorano e si comportano secondo due logiche completamente diverse. L’ego basa tutto su una visione dicotomica e separativa e produce permanenza e fissità. L’anima, invece, in una logica unitiva, si basa sull’accettazione dell’impermanenza e sul flusso. La nostra tendenza umana ci porta, secondo una logica prevalentemente egoica, a non voler vedere i nostri difetti: poiché non vogliamo vedere i nostri difetti, tendiamo a coprirli con i nostri meccanismi di difesa e di razionalizzazione e questo complica le nostre relazioni, a partire da quella con noi stessi. Vediamo nel dettaglio questi impedimenti: *La volontà egoica è, sostanzialmente, la pretesa: deve andare come voglio io, solo se andrà così sarò felice. *La paura è l’emozione che spesso si cela dietro altre emozioni che proviamo: paura di scoprire di non valere, di essere sbagliati e cattivi. *L’ orgoglio si concretizza nella testardaggine e piacere di averla vinta, nella logica del potere-dominio. Questi tre difetti non vanno mai da soli e spesso sono nascosti nel nostro inconscio. Cosa possiamo fare per iniziare un percorso di evoluzione e crescita personale? Evitare di nasconderci e di coprire i nostri difetti, a noi e agli altri. In che modo? Mettendoci difronte ai nostri difetti, confrontandoci con i nostri difetti. Quando facciamo questo, possiamo accorgerci di quanto non riusciamo a trovare i nostri difetti, non tanto perchè non ne abbiamo, quanto piuttosto, perchè li copriamo con le nostre resistenze, i nostri meccanismi di difesa ( che ci impediscono di guardarci dentro con onestà). Le nostre difese si concretizzano nella razionalizzazione (trovare la scusa logica a quello che facciamo) e nella proiezione (proiettare sugli altri quello che riguarda noi, prendiamo i tre difetti e li trasferiamo sugli altri). Se togliamo le difese noi vediamo che abbiamo dietro l’ego e anche l’anima. Come si inizia? I tre difetti scatenano sempre le nostre Reazioni Emotive. Quindi il primo passo è individuare le nostre reattività e annotare l’emozione che abbiamo provato e perché la abbiamo provata. Successivamente, in modo onesto verso noi stessi, possiamo analizzare le nostre reazioni emotive alla luce dei tre difetti. Nel senso che guardiamo le nostre pretese (volontà egoica) rispetto alla emozione che stiamo provando; poi cerchiamo la paura dietro alle reattività, e infine, l’orgoglio che emerge.
da Antonio Quaglietta | Feb 5, 2021 | Podcast, mente (podcast), relazioni (poscast)
Quando parliamo di fiducia, dobbiamo, tra le altre cose, prendere in considerazione una componente fondamentale: il dubbio. Qual è il rapporto tra il dubbio e la fiducia? La fiducia è una condizione interna, che noi rendiamo rara perché cerchiamo di costruirla con qualcosa di esterno. Per questo arriva il dubbio, a minare la nostra fiducia. Dubitare vuol dire mettere in discussione qualcosa che sentiamo come vero; non credere a qualcosa che sentiamo essere una verità, cioè rifiutarsi di credere alla verità. Qui entra in gioco il controllo. Dubitando e cercando di eliminare il dubbio dentro di noi, cerchiamo di mantenere il controllo. Quando abbiamo un dubbio, infatti, cerchiamo dei dati che possano eliminarlo e fornirci la certezza per uscire dal dubbio. In realtà, più cerchiamo certezze più si alimenta il dubbio. La certezza non ce l’avremo mai. Perché proviamo a risolvere con dati esterni qualcosa che è interno. Il dubbio utile è quello su cui possiamo agire e intervenire. Quando possiamo verificare, dare una risposta veritiera e possiamo agire sul dubbio in modo concreto. Il dubbio inutile invece no. Più cerchiamo di risolvere il dubbio, più lo alimentiamo e proviamo paura, ansia e preoccupazione. La convinzione di fondo che c’è dietro al dubbio è che potrò fidarmi solo quando non avrò più dubbi e, viceversa, non avrò più dubbi quando potrò fidarmi. Ed è per questo che nelle relazioni la situazione si complica: perché nella relazione, se dubito cercherò conferme dall’altro, minando le basi della fiducia. Cosa possiamo fare, allora? Possiamo partire dal chiederci: che relazione abbiamo noi con il dubbio? Poiché è impossibile eliminare i dubbi, possiamo intervenire sul come noi siamo in relazione col dubbio, con le emozioni legate al dubbio, con i bisogni che ci sono dietro, nella consapevolezza che i dubbi vengono dal nostro sé inferiore, dal nostro ego, mentre la fiducia viene dal sé superiore, dall’anima. E tu, che relazione hai con il dubbio?
da Antonio Quaglietta | Gen 29, 2021 | Podcast, mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Cosa vuol dire avere fiducia? In che modo possiamo farne esperienza e costruirla? Cosa, invece, ci spinge a voler mantenere il controllo? Cosa è la fiducia? Per poter comprendere cosa sia la fiducia è necessario partire da una distinzione fondamentale tra fiducia intesa come pretesa e richiesta di certezza (e quindi controllo) e fiducia intesa come apertura, come capacità di aprirsi agli altri, mostrarsi nelle proprie fragilità, che si concretizza sostanzialmente nel conoscersi e farsi conoscere. La fiducia secondo la prima accezione è un tipo di fiducia infantile: vogliamo prima essere certi che l’altro non tradirà la nostra fiducia e poi decidiamo di fidarci o meno; questo vale anche nei nostri confronti: vogliamo essere certi di riuscire, di non fallire, etc.; solo in quel caso avremo fiducia in noi stessi; è una fiducia che richiede controllo e continue verifiche, e che non ammette disconferme. Anche nelle relazioni con gli altri, la fiducia è fondamentale. Senza fiducia, infatti, non c’è relazione: quando non c’è fiducia, diamo credito a ciò che pensiamo piuttosto che alla verità dell’altro. Alziamo un muro, viene meno il contatto, ci isoliamo, e, praticamente, non siamo in relazione. Perché non ci fidiamo? Perché, nell’infanzia, abbiamo avuto esperienze tali per cui oggi non abbiamo fiducia: abbiamo idealizzato le nostre figure di riferimento e ne siamo stati delusi, quindi proviamo sfiducia. Come possiamo spostarci, allora, verso una maggiore fiducia? Occorre partire dalla conoscenza di noi stessi e guardarci con onestà, con verità, con benevolenza, con la consapevolezza che nella nostra umanità abbiamo anche parti che ci piacciano poco e a partire da questo, imparare a costruire la fiducia. La fiducia, infatti, si costruisce. Può arrivare, senza dubbio, la delusione e ciò che si è costruito viene perso. Questo accade perché all’inizio noi vogliamo vedere solo il se superiore (illusione) ma non vogliamo vedere il se inferiore, l’ego; imparare a fidarsi vuol dire però essere aperti agli errori, nostri e degli altri. Vuol dire imparare a guardare a se stessi, ai propri difetti. Questo ci consente di fidarci di noi e quindi di portare la nostra fiducia nelle relazioni. Infatti, nelle relazioni noi mostriamo le nostre relazioni interne. La fiducia che ho dentro posso portarla nella relazione con gli altri. Quindi il primo passo è quello di guardare a noi con onestà, sia nelle nostre parti egoiche che in quelle “animiche”: siamo l’intero. Quando ci vediamo per come siamo è difficile che non abbiamo fiducia in noi stessi e quindi negli altri. Accogliendo con fiducia quello che emerge alla luce della nostra umanità. Ed ora, rendiamo pratico ciò che abbiamo detto. Al link trovi uno schema che ti consentirà di lavorare concretamente, secondo le indicazioni illustrate nel video, sulla tua incertezza, sull’illusione del controllo e su come poter cambiare atteggiamento e andare verso la fiducia. https://drive.google.com/file/d/1hzGS1FjhXXj6qUeHPhT2pZZpCdZtjPRp/view
da Antonio Quaglietta | Gen 25, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast)
Molto spesso, ciò che è incerto fa paura. Ci spaventa la precarietà del futuro, oggi più che mai. In questo contesto di incertezza globale, soprattutto a livello relazionale, come posso costruire le mie certezze? O meglio, come posso trasformare l’incertezza in un valore aggiunto? Ed è davvero possibile costruire delle certezze? Noi pensiamo in base ai dati che abbiamo, alle nostre categorie mentali. Il nostro pensiero genera il nostro sentire, che a sua volta produce un comportamento. Quindi pensiero – emozione – azione. In questo particolare momento di pandemia, sentiamo molte incertezze. Come possiamo trasformare l’incertezza in un valore aggiunto? L’incertezza, sostanzialmente, è il non essere sicuri di quello che accadrà, non essere sicuri del futuro. Un passaggio fondamentale da fare è partire dalla consapevolezza che non c’è nulla di più certo dell’incertezza. Infatti, una delle poche certezze che abbiamo è che nulla è certo. E questo ci spaventa. Quando cominciamo ad acquisire consapevolezza sull’incertezza della vita, ci rendiamo conto che in natura nulla è certo. Cosa ci spaventa dell’incertezza? Questa pandemia ha rotto i copioni sociali, le nostre illusioni. Noi cerchiamo di gestire l’ incertezza attraverso il controllo: quando sentiamo incertezza, cerchiamo di combatterla con il controllo. Ma accade un paradosso: più cerco di controllare più sento incertezza, più perdo il controllo, più provo paura. Quindi, il tentativo di controllo ha come effetto la paura. Il controllo si può manifestare con due modalità: possiamo vederlo come un’illusione o come una pretesa. Se attivo il controllo e gli permetto di dominare la mia vita e la mia esperienza, queste non saranno mai appaganti. Avrò malessere, instabilità, paura e rabbia. Dietro il bisogno di controllo c’è il bisogno di sicurezza, che è un bisogno vero. Ma come cerchiamo la sicurezza? Come proviamo a soddisfare questo bisogno? Possiamo cercare all’esterno, oppure trovare solidità interiore e sperimentare l’ affidamento. Questo, però, vuol dire lasciare andare il controllo. Possiamo chiederci cosa possiamo fare ora, e stoppare tutte le previsioni del futuro che ci si presentano come tentativo di controllo: quello che accadrà poi, in futuro, lo affronteremo quando e se accadrà. E possiamo allenarci all’affidamento: possiamo lanciare la richiesta di affidamento a Dio, a qualcosa o Qualcuno di molto più grande di noi, e restare in ascolto del nostro mondo interno. Accogliendo quello che emerge. E tu, riesci a vedere l’incertezza come un valore aggiunto? Quanto sei consapevole che può essere una strada per imparare a vivere il presente?
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