da Antonio Quaglietta | Feb 16, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa vuol dire conoscere se stessi? Cosa vuol dire comprendere se stessi? La conoscenza è ricerca attiva della verità e la verità ci rende liberi. Finché non ci conosciamo noi siamo schiavi dei nostri condizionamenti e delle nostre reattività. Spesso noi subiamo noi stessi. Cioè subiamo ciò che è al di fuori del nostro controllo e della nostra volontà. Come ci si libera dai condizionamenti? Attraverso la conoscenza di noi stessi. Perché possiamo essere padroni solo di ciò che conosciamo. Per questo è fondamentale conoscere se stessi. Ma nella conoscenza di noi, spesso facciamo degli errori: 1) Avere uno schema teorico: a noi piace l’intrattenimento, non ci piace lo sforzo, ci piace più trastullarci mentalmente. Sappiamo che “funzioniamo” attraverso impulsi, desideri, bisogni ed intenzioni che danno luogo a pensieri ed emozioni che a loro volta determinano azioni e attività. Ma noi siamo ben oltre questo schema teorico di funzionamento. 2) Paura di vedere: crediamo che facendo introspezione possiamo trovare mostri, qualcosa di inaccettabile per noi e quindi abbiamo paura di cosa potremmo trovare. 3) Ricerca mirata: crediamo che conoscere se stessi significa andare a caccia di ciò che conosciamo già, battere i sentieri già noti; ma conoscere vuol dire svelare, andando oltre le conferme di cui abbiamo bisogno. 4) Giudizio riepilogativo: abbiamo bisogno di una storia da raccontarci su noi stessi, che ci identifichi in qualche modo. Però in questo modo ci sfugge la nostra complessità. 5) Esame di ipotesi o la fuga dal reale: vuol dire parlare in modo ipotetico di ciò che potrebbe essere. Ma nella pratica come si conosce se stessi? 1) L’introspezione deve essere pratica: bisogna superare gli schemi teorici ed andare nel profondo delle nostre motivazioni che ci spingono all’azione, vedendole e sentendole. 2) Coraggio e sincerità: vuol dire che nella nostra ricerca interiore bisogna riconoscere i giochi dell’ego ed essere sinceri con noi stessi. 3) Curiosità e apertura: vuol dire avere la curiosità di battere sentieri nuovi. 4) Rimanere nel quotidiano: senza ipotesi sul futuro, sui se e sui ma. 5) Rimanere nel presente: solo il presente esiste. Quanto conosci te stesso?
da Antonio Quaglietta | Feb 9, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Spesso siamo abituati ad essere concentrati solo su noi stessi. Come possiamo superare questo egocentrismo con la meditazione? La pratica può aiutarci ad uscire da noi stessi. In particolare con le pratiche sugli incommensurabili è possibile uscire da noi stessi. Ne parliamo in questo video con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione. Anziché osservare solamente i nostri stati, come accade nella meditazione vipassana, con la meditazione sugli incommensurabili possiamo andare oltre l’ossessione verso noi stessi. Questi stati sono definiti da Bhudda gli incommensurabili, poiché sono senza fine. Sono gli stati mentali che sono i pilastri dell’universo. In particolare questi stati sono la metta, benevolenza e fratellanza; karuna, che è la compassione (soffrire con l’altro senza voler risolvere la sofferenza dell’altro); mudita, la gioia per la gioia degli altri; upekkha, l’equanimità, la qualità mentale che è in grado di abbracciare tutto, essendo in armonia con tutto, gioie e dolori. Sono pratiche di concentrazione che hanno lo scopo di coltivare questi stati mentali ripetendo delle frasi. Tutte queste pratiche ci portano fuori da noi stessi, ci aiutano a comprendere che noi non siamo al centro dell’universo. In questo senso ci fanno superare l’egocentrismo. Come coltivare degli stati mentali specifici?
da Antonio Quaglietta | Feb 2, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Le nostre abitudini hanno un forte impatto nella vita quotidiana. Ma cosa sono le abitudini? L’abitudine è un comportamento che viene prima scelto, poi rafforzato con la ripetizione e poi da consapevole e volontario diventa inconsapevole e involontario. Le abitudini hanno dei vantaggi e degli svantaggi. Quali sono? Quali sono i vantaggi delle abitudini? • Poco sforzo: ogni cosa fatta per abitudine richiede poco sforzo • Efficienza: impiega il minimo di risorse e da la massima resa. • Obiettivi a lungo termine: quando dedichi tempo per raggiungere dei obiettivi le abitudini aiutano a facilitare il raggiungimento. • Ci danno struttura: ci aiutano a strutturare il nostro tempo. • Sicurezza emotiva: ci dà sicurezza perché dando struttura al tempo, ci aiutano a sentirci in un ambiente più sicuro. Ma quali sono gli svantaggi delle abitudini? • Monotonia • Resistenza al cambiamento • Limitazione della creatività: noi siamo essere creativi e abbiamo bisogno di fare esperienze ed apprendere per crescere ed evolvere • Dipendenza dalla comforte zone: poiché abbiamo resistenza al cambiamento e non siamo creativi, non abbiamo idee nuove, abbiamo energia bassa, diventiamo apatici e dipendenti, senza stimoli e novità. Più mi chiudo e più tendo a chiudermi. • Cecità alle opportunità: chiuso in me stesso, non riesco a vedere le opportunità che mi si presentano. Quali sono le nostre abitudini? Quanto ne siamo dipendenti?
da Antonio Quaglietta | Gen 26, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa vuol dire crescere? Come possiamo crescere e conoscerci meglio? Una domanda fondamentale da cui partire è: Voglio crescere o voglio odiarmi? Se rispondiamo “voglio crescere” allora dobbiamo capire quali sono gli impedimenti alla nostra crescita. Spesso Inconsciamente noi siamo gli unici nemici della nostra crescita. Ma la crescita e il cambiamento partono da una scelta: voglio crescere davvero? Ci sono dei passi fondamentali da fare per poter crescere e attivare il cambiamento. Quali sono? • Primo passo: passare dalla condanna alla compassione. La nostra cultura ci insegna che con la condanna noi cresciamo. Quando sbagliamo noi tendiamo a condannarci provocando dentro di noi una serie di emozioni negative. Questo impedisce un cambiamento. Infatti quando arriviamo alla compassione e ci prendiamo cura di noi possiamo crescere davvero. • Secondo passo: curiosità e comprensione: quando passiamo dalla condanna di noi stessi alla compassione, possiamo approcciarci a noi stessi con curiosità, con la voglia di comprendere e di analizzare i nostri comportamenti. • Terzo passo: Feedback costruttivo. Il linguaggio può essere usato in due modi: in modo giudicante o come feedback. Il feedback è derivato dall’esperienza che genera apprendimento. Il giudizio colpisce sempre l’identità. Il giudizio crea una equivalenza tra ciò che facciamo, diciamo e pensiamo e ciò che siamo. Il feedback si chiede: cosa posso fare di diverso? Il feedback serve a creare uno scenario diverso. Le domande da farsi sono: cosa concretamente posso fare di diverso? Cosa, invece, posso mantenere? • Quarto passo: accettare i cicli. Uno degli errori più grandi che facciamo è la nostra idea perfezionista della vita che ci genera sofferenza, perché guardiamo alla vita non per come è ma per come pretendiamo debba essere. Così, noi pretendiamo che il cambiamento sia lineare e non vediamo che invece avviene per cicli. • Quinto passo: sorridi e ridi di te. Si tratta di togliere la seriosità agli eventi, la pesantezza a ciò che accade. La risata è l’antidoto più forte all’ego e alle sue caratteristiche. Quando noi ridiamo di cuore si sgonfia l’ego. E cresce il sé, il vero sé. Su quale di questi passi senti di voler lavorare maggiormente?
da Antonio Quaglietta | Gen 19, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
In questa diretta, insieme a Chantal Dejean, abbiamo continuato a parlare della delicata relazione tra genitori e figli. Cosa vuol dire che siamo noi che “scegliamo la nostra famiglia”? Perché ci “capitano” questi genitori, questi figli e quelle situazioni che viviamo? Nel nostro piano di incarnazione abbiamo fatto scelte che ci hanno portato a vivere la vita che stiamo vivendo. Compresa la relazione con i nostri figli. Curare questa relazione è una sfida urgente in questi tempi in cui spesso i giovani sono allo sbando dal punto di vista educativo. Cosa possiamo fare per custodire questa relazione?
da Antonio Quaglietta | Gen 13, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), relazioni (video), struttura dell’amore (video)
La magia di dire grazie. Gratitudine e speranza sono i due sentimenti che maggiormente dobbiamo imparare a coltivare. Perché ci fanno un gran bene. La gratitudine è uno stato di apprezzamento per qualcosa di interno o di esterno a noi. Quando siamo nella gratitudine noi apprezziamo ciò che siamo, ciò che abbiamo, ciò che l’altro fa per noi. Quando spostiamo il focus sulla gratitudine cambia il nostro stato psicofisico, mentale, spirituale. E ci sono tante ricerche che ne testimoniano i benefici. Ma nonostante i tanti benefici noi la pratichiamo poco. Perché? Perché? Perché diamo troppe cose per scontato. Viviamo come assuefatti a ciò che proviamo. Ci sono 3 tipi di gratitudine e gli effetti che si possono avere cambiano a seconda del tipo a: • Essere grati a se stessi: questo tipo di gratitudine può essere considerato un vero e proprio antidoto per l’autogiudice, per il giudice interno; • Essere grati agli altri: questo tipo di gratitudine cambia il clima relazionale • Essere grati a Dio e alla Vita: questo tipo di gratitudine genera accettazione, diminuisce la rabbia e il senso di ingiustizia e quindi stiamo meglio. Essere grati ci fa essere meno nel confronto con gli altri. La gratitudine è consapevolezza. Quando non siamo grati siamo in uno stato di inconsapevolezza. Ricorda: se vuoi essere beato impara ad essere grato. Quali sono i tuoi motivi di gratitudine?
Commenti recenti