da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Viviamo in una società in cui siamo sempre più isolati per una serie di fattori. Le relazioni sono cambiate e si stanno sgretolando e stanno assumendo nuove forme. Come si inserisce in questo contesto la solitudine? Che cosa è la solitudine? Spesso banalizziamo il concetto della solitudine con l’assenza di persone vicino a noi. In realtà la solitudine è altro. Infatti ci sono momenti in cui siamo in mezzo a tante persone, ma ci sentiamo soli e ci sono altre volte in cui non c’è nessuno intorno a noi e non percepiamo il senso di solitudine. Non dipende dall’esterno. La solitudine è una sensazione, è un senso di isolamento. È il senso di mancata connessione. Cosa ci fa sentire soli? 1) Convinzione: nessuno mi ama…è una delle prime cose che ci fa sentire soli. Se e quando diamo valore a questo pensiero ci sentiamo soli. Se crediamo al pensiero, questo si trasforma nella sensazione che proviamo. Ogni dato che ci arriva contrario alla convinzione viene smentito. 2) Sensazione: nessuno mi capisce…proviamo la sensazione di incomprensione e la solitudine che deriva dal non sentirsi compresi. 3) Fissazione su una persona…spesso cadiamo in questa dinamica: mi sento solo perché non c’è una persona specifica. Ma questa è una visione ristretta. 4) Paura del contatto intimo: c’è una lotta principale in ognuno di noi, una lotta tra due paure che si equivalgono e se non l’affrontiamo ci paralizza la vita: paura della solitudine e paura del contatto intimo. Intimità è mostrarsi all’altro, conoscersi e mostrarsi a se stesso. La paura della solitudine produce il falso amore, ovvero crea dipendenza. La paura del contatto intimo produce il senso di solitudine. In questo conflitto si crea un loop. Se non lo spezziamo diventa irrisolvibile. Il problema non è la solitudine, ma la paura della solitudine.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Il viaggio dell’Anima Quando comincia la Vita? E quando finisce? Qual è il nostro scopo? Attraverso il racconto della sua particolare esperienza, Chantal Dejean ci ha illustrato il viaggio che l’Anima compie durante la sua esistenza. Molto spesso ci troviamo a vivere una vita in modalità sopravvivenza: arranchiamo cercando di arrivare a fine giornata. Ma la Vita è tutt’altro. Essere vivi vuol dire essere un tutt’uno con la Vita e la Vita crea, è flusso ed impermanenza; si rinnova costantemente. Vivere è mettersi in gioco anche quando abbiamo una certezza. Le nostre paure ci portano invece a fossilizzarci, a tentare di cristallizzare i momenti, per non perdere ciò che abbiamo. Ma questo non è possibile nella Vita, che è invece flusso. Fossilizzarci ci impoverisce energeticamente. La ricchezza è uno stato interiore. Se siamo nella vita emaniamo bellezza. La fonte luminosa attirerà abbondanza; se ci fossilizziamo invece sulle nostre idee la vita smette di fluire e sposta la sua attenzione su qualcun’altro. Lo scopo della nostra esistenza è compiere la nostra missione: vivere e non sopravvivere. Quando cerchiamo di cristallizzare il tempo, andiamo contro la vita e soffriamo. La sofferenza è opporsi alla vita. Tutte le prove che ci troviamo ad affrontare hanno una matrice comune: la nostra crescita e lo sviluppo delle nostre qualità. Scegliamo di nascere per imparare. Il dolore si sviluppa quando non accettiamo una situazione. Dobbiamo imparare a trascendere il dolore: la vita si manifesta per noi e noi abbiamo il potenziale di farcela. Tutte le prove che viviamo sono al servizio del nostro risveglio. L’ego è la nostra missione, è la creta che abbiamo indossato, è assenza del flusso di vita, è una materia che si è dimenticata di se stessa. La vita si è sacrificata perché noi possiamo illuminare la materia per ricordarci chi siamo. l’obiettivo è trasformarci in un essere luminoso. L’ego è una materia che non si ricorda che vuol dire amare, creare, la compassione…Siamo qui per diventare un essere di luce. Dobbiamo spiritualizzare la materia. E possiamo farlo imparando ad essere autentici per creare un’alleanza tra anima ed ego.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
I nuovi inizi: come ricominciare bene? L’inizio dell’anno è spesso un tempo di buoni propositi e progetti. Ciò che è importante comprendere è che noi ripartiamo in ogni istante. Ci sono alcuni elementi molto utili e necessari che possiamo tenere in considerazione per ricominciare al meglio. Quali sono? 1) Conoscenza di sé. Possiamo partire con il chiederci: chi sono io oggi? Noi spesso ci conosciamo attraverso una categorizzazione fissa, una storia che ci raccontiamo; in realtà siamo in continuo cambiamento; la domanda utile da porsi è: chi sono io oggi? Chi siamo oggi possiamo saperlo solo se ci diamo il tempo di incontrare noi stessi: è necessario curare vita interiore e vita esteriore. Siamo abituati a stare sempre nell’esterno, nel fare, nel dire. In questo modo non sappiamo chi siamo, conosciamo al massimo le nostre compulsioni, ma non chi siamo davvero. La vita interiore invece vuol dire incontrare se stessi, riflettere su se stessi, guardare se stessi, auto-osservarsi. 2) Bisogni. Quali sono i miei bisogni? Sentire i bisogni è fondamentale per sapere quello che vogliamo. E questo serve a dare un indirizzo, una direzione a ciò che facciamo. Se non consociamo i nostri bisogni, non riusciremo ad essere in grado si soddisfarli. 3) Sogni e obiettivi. Quali sono i nostri obiettivi? È importante fissarsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli. Cosa vogliamo davvero? Spesso non vediamo che abbiamo obiettivi poco chiari e apparentemente divergenti che dipendono da parti di noi diverse; spesso vediamo solo una parte. È necessario ascoltare tutte le parti e scegliere di mediare per decidere cosa fare, accontentando e rendendo gioiose tutte le parti di noi. È fondamentale scrivere i nostri obiettivi, gli obiettivi di tutte le parti. Quindi gestire le parti per creare accordo. Come? Dandosi un piccolo obiettivo concreto alla volta. 4) Il contributo. Come voglio contribuire? Il bisogno di contribuire è un bisogno che abbiamo tutti. Ognuno può fare la sua parte. Non bisogna pensare per forza alle cose in grande. Si tratta di contribuire nelle piccole cose, in ciò che possiamo e vogliamo mettere a servizio, a disposizione. Chiedersi anche di cosa ha bisogno l’altro. Il contributo nasce dal riconoscere e lasciar fluire i propri talenti. 5) Il perché. Qual è lo scopo? Perché lo faccio? Qual è la nostra motivazione? capire perché facciamo le cose vuol dire dare una direzione e un senso alla nostra vita. La mancanza di senso toglie il gusto a quello che facciamo. Quando arriviamo al perché arriviamo al senso, al significato.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, relazioni (poscast)
Cosa ci spinge all’obbedienza? Fino a dove siamo disposti a spingerci per obbedire? Dove sono i nostri valori quando obbediamo ciecamente? Un punto di partenza fondamentale è la distinzione tra autonomia ed eteronomia. L’autonomia coincide con il lasciarsi guidare da dentro; l’eteronomia consiste nel prendere dall’esterno le nostre norme di comportamento. Spesso noi cediamo la nostra autonomia in favore di qualcuno a cui riconosciamo autorità. Uno degli esperimenti più famosi della storia condotti per comprendere come sia possibile cedere la propria autonomia, anche andando contro i propri valori, è stato l’esperimento sull’autorità di Milgram. Grazie a questo esperimento si è compreso che siamo in grado di cedere la nostra autonomia e di farci guidare dall’esterno da qualcuno a cui riconosciamo l’autorità. Dove si colloca la nostra responsabilità? E perché siamo disposti a cederla? Ci sono alcuni elementi principali che ci portano all’obbedienza. Vediamoli: • Convinzione di legittimità dell’autorità: siamo convinti che l’autorità a cui cediamo la nostra autonomia sia legittimata da noi a scegliere per noi • Adesione al sistema: crediamo che sia giusto obbedire e riconosciamo che il sistema a cui obbediamo funziona solo sull’obbedienza, senza mettere in discussione il sistema stesso. • La forza della pressione sociale: chi rappresenta l’autorità fa pressione verso un comportamento che poi viene assunto. • Adesione all’ideologia proposta dall’autorità: io aderisco ad un pensiero esterno a me senza una riflessione critica. Una volta che io mi dichiaro seguace di una parte non metto più in discussione ciò che sto seguendo. L’ obbedienza cieca è chiusura all’esterno e possibilità di andare contro la nostra stessa coscienza, i nostri valori. Per obbedire è necessario non volere responsabilità della propria vita, credendo che questo renda la nostra vita più facile. Ma, delegando la nostra responsabilità, noi ci perdiamo gran parte della vita stessa. Uno dei pericoli più grandi è cedere l’autorità interna all’ego. Così facendo noi non siamo più in controllo di noi stessi. E così seguiamo l’ideologia che l’ego ci impone (la vita è una guerra), diamo legittimità all’ego (poiché promette di proteggerci), ne subiamo la pressione (perché alimenta confronto e competitività con l’altro) ed usciamo fuori di noi. Come possiamo uscirne? Diventando consapevoli di questi meccanismi. Quando scatta un confronto sono in grado di vedere che è propaganda interna? Quando perdo l’amore del fare sono capace di tornare in me? L’ego, quando è illuminato, perde potere.
da Antonio Quaglietta | Feb 10, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Quante volte ti è capitato di chiederti: che ruolo ha, o ha avuto, questa persona nella mia vita? Ognuno di noi attribuisce dei significati specifici alle proprie relazioni, investe di particolari compiti le persone più significative che incontra sul proprio cammino di vita e si relaziona ad esse secondo questi significati e compiti. Della nostra vita fanno parte tante persone, ma molto spesso, non sappiamo come orientarci tra i ruoli che affidiamo loro. Spesso non abbiamo una mappatura di questi ruoli. Tra tutti i ruoli, per me, quattro sono particolarmente significativi: l’insegnante, il mentore, il maestro e i compagni di viaggio. L’ insegnante è colui che può trasferirci delle informazioni, ha delle conoscenze, delle nozioni e le passa all’altro. Avere queste persone nella nostra vita è fondamentale. Il ruolo diventa distorto se l’insegnante diventa colui che ne sa di più e quindi vuole mettersi in una posizione di potere/dominio sull’altro. Il mentore è colui che ha una relazione con te, una relazione profonda; può essere rappresentato o da qualcuno che ti conosce bene e che quindi contribuisce alla tua evoluzione, oppure da una persona che non per forza è presente nella tua vita, di cui ammiri le qualità, per cui vorresti farle tue. Il mentore incarna ciò che tu ancora senti di non aver raggiunto; è una persona che ti ispira, ti fa vedere oltre i tuoi limitati confini. Chi è il maestro? Il maestro è colui che fa esperienza e, acquisendo la conoscenza che non è più teorica, astratta, cognitiva, ma è incarnata, te la trasferisce, dandoti sempre la libertà; un maestro vero ha a cuore la tua libertà e ama il confronto e il dialogo e la conoscenza. Ama fare esperienze. Si confronta con il proprio ego, per conoscersi meglio ed evolvere. I compagni di viaggio: questa categoria è una delle più importanti. I compagni di viaggio sono quelli che non vogliono insegnarti la vita, non si danno il ruolo di mentori, sono coloro che sono consapevoli di fare un viaggio insieme a te e sanno mantenere questo tipo di relazione. Una relazione sempre dinamica in cui nessuno cerca il potere sull’altro. Sono relazioni di sostegno, condivisione, di compagnia attiva nel cammino. il compagno di viaggio è l’Amico. È lo stare con… Nella relazione con queste persone è fondamentale comprendere qual è il livello della nostra responsabilità. Per le prime tre figure tendiamo a dare la responsabilità all’altro; si tratta di responsabilità esterna. La nostra richiesta, più o meno esplicita, è ‘risolvi tu la mia vita’; in questo modo stiamo rinunciando alla nostra libertà, al nostro viaggio, al nostro libero arbitrio. Questo genera in noi sfiducia e il risultato sarà la debolezza e la mancanza di energia. La responsabilità interna, invece, è la responsabilità della parte adulta. Ho fiducia in me e negli altri, costruisco la mia forza personale, accresco il mio potere personale, inteso come possibilità. In ogni relazione noi svolgiamo un ruolo in maniera attiva, che ne siamo consapevoli o meno.
da Antonio Quaglietta | Feb 10, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ricominciare è un processo complesso, formato da molti elementi. Se impariamo a conoscere la complessità del sistema, diventa semplice capire e iniziare a fare il necessario per ricominciare. Quali sono i passi per ricominciare? 1) Fare: finchè non agiamo, siamo nel pensare, nel mondo della mente che ci inganna, nel valutare per decidere, per capire se ne vale la pena o meno. Ricorda: l’azione fuga i dubbi che la mente crea! 2) Unificare: unire pensiero, emozioni, azioni, intenti, obiettivi e obiettivi. Come facciamo ad unificare? Focalizzando il nostro perché. Chiediti: qual è il mio perché? Se conosco il perché faccio le cose, allora inizio a farle. I perché razionali spesso sono lontani dalla vera spinta per cui facciamo le cose. Spesso noi non lo sappiamo. 3) Tempificare: molti dei nostri progetti restano astratti perché procrastiniamo. Dobbiamo darci una scadenza in cui prevediamo di iniziare e raggiungere i nostri obiettivi. 4) Ricordare gli apprendimenti del passato. Tendiamo a ripetere gli stessi errori, ci rimettiamo nelle stesse situazioni, facendo le stesse cose sperando che producano risultati diversi. Ricordare il passato e apprendere ci consente realmente di ricominciare. Escludendo le cose già fatte. Se vogliamo ottenere qualcosa di nuovo, dobbiamo inserire qualcosa che non abbiamo fatto finora. 5) Organizzare: se abbiamo tante cose che vogliamo fare, e non siamo organizzati, non riusciamo a farle. Organizzare significa strutturare il nostro fare in modo che porti una novità nella nostra vita senza sconvolgerla. 6) Rinunciare: finchè non sei disposto a rinunciare a qualcosa non potrai ottenere qualcos’altro; è la base della scelta. Rinunciare a cosa? Per prima cosa alle abitudini; vuol dire iniziare a fare qualcosa di nuovo; rinunciare all’idea che abbiamo di noi. Dobbiamo metterci in gioco. Quanto sei disposto a scoprire cose nuove di te stesso?
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