da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Come uscire dalle dipendenze? Come si può allenare la presenza per superare una dipendenza? Allenare la presenza è necessario per poter gestire al meglio il craving, ovvero il desiderio, che si crea rispetto all’oggetto della dipendenza. Riuscire ad essere presente non significa non avere più desiderio, ma vuol dire non reagire al craving. Come facciamo ad essere presenti nel craving? Innanzitutto occorre comprendere che le nostre emozioni, i nostri stati mentali, sono impermanenti e impersonali per loro natura: questo significa che sono passeggeri, che hanno un inizio e una fine. Se non ne siamo consapevoli, però, se non siamo allenati alla presenza, non vediamo l’inizio e la fine di questi stati mentali e ci identifichiamo con essi e con la storia che la mente ci racconta rispetto a questi nostri stati mentali. Se non siamo consapevoli della loro impermanenza, questa storia diventa onnipresente e provocherà in noi emozioni spiacevoli, che avranno effetto sul corpo e che continueranno ad alimentare la storia e si crea un circolo vizioso di pensieri ed emozioni. Per poter essere presenti è necessario dunque allenare la consapevolezza. In questo modo possiamo iniziare ad agire invece di reagire. Ognuno di noi ha le proprie dipendenze. Alla base della dipendenza c’è la brama, il desiderio. Nel momento in cui c’è desiderio e ignoranza rispetto agli effetti che questo produce, ecco che proviamo sofferenza. Cosa fare? Non bisogna distruggere il desiderio, ma vedere come si comporta la mente quando è posta difronte ad una cosa da cui è attratta. E Imparare a decidere. Poiché più cerchiamo di bloccare qualcosa più gli diamo forza. Se quando succede ne siamo consapevoli, non ne siamo più schiavi, perché siamo in ascolto di quello che succede. Non possiamo bloccare la brama. Ma se riusciamo a vederla possiamo scegliere. Lo vediamo e agiamo di conseguenza. Con la consapevolezza e la concentrazione cominciamo a vedere la vera natura delle cose e nell’esperire le cose cominciamo ad avere la saggezza. Altre due qualità che è necessario sviluppare sono la pazienza e la compassione verso noi stessi: non dobbiamo giudicarci e pretendere di risolvere la nostra dipendenza o le nostre sofferenze in breve tempo. E tu, come gestisci la tua dipendenza?
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ognuno di noi ha le proprie piccole dipendenze. Ma perché è così importante lavorarci su? Poiché cambiando la comprensione che abbiamo dei nostri fenomeni interni, di come funzionano alcuni meccanismi interni, possiamo cambiare i nostri comportamenti. Liberarsi dalle dipendenze vuol dire liberarsi da qualcosa che ci ruba la vita. Vuol dire iniziare a lavorare sul come ci procuriamo il nostro malessere. La dipendenza è una struttura di pensiero che si basa sul sistema della gratificazione. Il sistema della gratificazione regola il piacere e permette al nostro cervello di apprendere nello specifico qualcosa di evolutivo per poterlo ripetere. Provando piacere, non fine a se stesso, ma finalizzato a registrare ciò che ci porta all’esperienza, c’è un apprendimento che motiva a ripetere l’esperienza. Quando c’è una dipendenza questo sistema viene alterato in maniera artificiale. Quando il sistema è naturale, lo schema è provo piacere – lo voglio; quando il sistema è dipendente, lo voglio, ma non c’è piacere, che viene sostituito dal craving, dal desiderio smodato. A forza di provare quel tipo di piacere, si crea tolleranza e quindi avrò bisogno di più per avere lo stesso piacere. E allo stesso tempo proviamo meno piacere nelle attività che facciamo normalmente. Nella dipendenza l’oggetto da cui siamo dipendenti diventa l’unica fonte di piacere. L’obiettivo è riequilibrare la chimica del cervello. Come possiamo ritornare all’equilibrio? Per riequilibrarsi innanzitutto ci vuole il riconoscimento di quello che sta succedendo. È un processo, un percorso. Poi bisogna decidere di uscirne e ci vuole la volontà di farlo; il passo successivo è allenarsi al presente e a staccarsi dai propri pensieri; il passo seguente è trovare ed estrarre le proprie convinzioni; infine indagare le proprie convinzioni. Uno degli aspetti fondamentali per poter uscire dalle dipendenze è avere una rete sociale: la condivisione è fondamentale. Qual è la tua dipendenza?
da Antonio Quaglietta | Ott 20, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ognuno di noi ha le proprie dipendenze. Ma come funziona la dipendenza? La dipendenza ha una struttura ben precisa ed è legata al circuito della gratificazione: abbiamo una parte del nostro cervello che gestisce la gratificazione, la ricompensa, per certi comportamenti in modo da promuoverli. Questa parte dà un rinforzo al piacere. La finalità più intrinseca è la conservazione della specie. Abbiamo però anche un’altra parte del cervello, la corteccia prefrontale, più evoluta, che è preposta alla valutazione e previsione delle conseguenze, una specie di supervisore. Il terzo elemento della struttura psichica della dipendenza a cui prestare attenzione è il craving, ovvero il desiderio smodato irresistibile di una esperienza, che leghiamo ad una sostanza, ad un comportamento, ad una persona. Il craving si gestisce imparando a riattivare la coscienza. In particolare, quando parliamo di dipendenze si attiva in modo più forte il circuito della gratificazione/piacere e si abbassa l’attivazione della valutazione: so che qualcosa che mi farà male ma non riesco a non farla e non riesco a valutare correttamente se ci sono eventuali rischi nel farlo, né a gestire il craving. Ma come fa il piacere a superare il controllo del supervisore? Lo fa attraverso delle convinzioni che diventano inconsce e bypassano il livello della coscienza. Come possiamo uscire da una dipendenza? Ecco alcuni passi che ci possono aiutare ad uscire dalla dipendenza: • Decisione: non si esce da una dipendenza se non si vuole farlo. Se non c’è la volontà di farlo, un preciso atto di volontà, non si può uscire dalla dipendenza. • Allenarsi al presente: creare una nuova abitudine che ci riporti nel presente. • Estrarre le convinzioni (senza giudizio): trovare il pensiero che c’è dietro l’azione che abbiamo compiuto spinti dal piacere/gratificazione. Non si può fare se sprechiamo la nostra energia nel giudizio. È necessario scrivere le nostre convinzioni per poterci lavorare. • Indagare le convinzioni: una volta estratte le convinzioni, possiamo farci questa domanda: questa convinzione, questo pensiero, è vero? Bisogna, sempre sospendendo il giudizio, semplicemente indagare le nostre convinzioni per potare a coscienza le cose inconsce e poterci finalmente lavorare consapevolmente.
da Antonio Quaglietta | Ott 20, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa ruba la nostra energia? (seconda parte) Continuiamo a parlare di cosa ci toglie energia. Cosa è che ci toglie maggiormente energia nella relazioni con gli altri? La prima cosa che ci toglie energia è la lamentela. La lamentela è uno stile di pensiero pericoloso e fortemente distruttivo. Infatti, il circuito della lamentela indebolisce noi e l’altro, creando conflitto. Finché non impariamo a gestire la lamentela, rischiamo di restarne schiacciati. La lamentela è spesso un chiedere, in modo indiretto, senza prendersi la responsabilità di ciò di cui abbiamo bisogno. Chi si lamenta, esprime che qualcosa va male, vuole una soluzione, ma non si attiva per cercarla e boccia tutte le soluzioni proposte dall’altro. Il vantaggio più grande che ne ricava è proprio la deresponsabilizzazione. Però nella lamentela tutte le persone coinvolte si sentono totalmente impotenti, perché non c’è la soluzione al problema. Cosa possiamo fare concretamente quando siamo davanti alla lamentela? Possiamo abbandonare la relazione in quel momento, o allontanandoci dal lamentoso, oppure entrando in un dialogo interno per non dare corda alla lamentela. Possiamo, inoltre, chiedere in che modo aiutare l’altro in quello specifico bisogno. In questo modo spezziamo la lamentela e la persona si renderà conto che non ci sta facendo una richiesta concreta. A differenza dello sfogo, che ha un fine-quello di condividere per stare meglio- e ha una fine-termina nel momento in cui finisce la condivisione-, la lamentela non ha né un fine, né una fine, poiché dietro la lamentela c’è un’incapacità di esprimere il proprio bisogno. Oltre la lamentela, vi sono altri due virus che ci tolgono energia: la pretesa e l’accusa. Insieme alla lamentela, questi due comportamenti contribuiscono a scaricare esclusivamente sull’altro la responsabilità della relazione. Un altro comportamento che ci toglie energia nella relazione con l’altro è l’incapacità a mettere confini. Non riuscendo a mettere confini ci sentiremo invasi e sentiremo di doverci difendere e ci allontaneremo dall’amore. Cosa fare quindi? Riconoscere le proprie lamentele, pretese e accuse e allargare la lista delle possibilità di azione in ogni situazione.
da Antonio Quaglietta | Ott 20, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Per comprendere cosa ci ruba energia è essenziale partire dal considerare quanta energia abbiamo e capire cosa c’è che non va. Qual è il nostro livello di energia? E cosa è che ci ruba energia? La causa principale è da rintracciare nelle nostre relazioni “sbagliate”, cioè quelle relazioni che non funzionano. In particolare, nelle tre relazioni fondamentali per ognuno di noi: la relazione con se stessi, con l’altro e con il tempo. In questa diretta approfondiamo le prime due relazioni. Qual è la dinamica che c’è dietro ad una bassa energia? Noi prendiamo la nostra energia dalla vita. La vita è movimento. La vita scorre ed è un susseguirsi di eventi; al contrario, ciò che è fermo, è morte. Se non seguiamo il flusso della vita, ma ci creiamo una pozza nevrotica, in cui incontriamo sabbie mobili, dei veri e propri blocchi che ci trascinano giù, noi siamo usciti dal flusso e quindi la nostra energia si abbassa. La nostra energia, che dovrebbe andare verso l’alto, viene, tramite dei buchi energetici, persa. Cosa crea questo? Lo stallo e la stagnazione, il blocco. In tutte le relazioni. Cosa è che ci toglie energia nella relazione con noi stessi? • Innanzitutto le cattive abitudini, sia personali che relazionali • Quindi la mancanza di riposo • Lo stress legato al fare compulsivo senza un fine o al pensare in continuazione • Non saper gestire le emozioni “negative”, che significa non saperle vedere, conoscere, riconoscere e starci dentro, attraversarle e saperne uscire. • Il dialogo interno e il giudice interno che non sappiamo gestire: il costante giudizio su noi stessi ci spegne. Questo genera sentimenti ostili verso se stessi, che ci tolgono energia vitale. • La mancata voglia o capacità di accettare le cose, la non accettazione. Cosa ci toglie energia nella relazione con il tempo? • Innanzitutto il rimunginare, ovvero avere pensieri continui, ossessivi sul passato. Non riusciamo a comprendere che il passato è passato. Lo facciamo spesso con giudizio verso ciò che è successo ed è frutto della nostra non accettazione. • Non saper chiudere i sospesi, qualcosa che è passato, perché c’è qualcosa di aperto, eventi passati che restano aperti. Chiudere i cerchi significa riacquisire energia. • Non avere obiettivi chiari. È necessario trovare l’equilibrio nella scelta degli obiettivi e l’accettazione di quello che la vita offre nel suo scorrere. Non avere obiettivi ti toglie energia e ti lascia senza una direzione. • Anche procrastinare ci toglie energia. Per smettere di rimandare possiamo scomporre le grandi cose in piccole attività concrete e prendere l’impegno di portarle a termine. Hai trovato cosa ti toglie energia?
da Antonio Quaglietta | Mar 18, 2022 | Podcast, relazioni (poscast)
Quali modalità utilizziamo per manipolare? Uno dei principali strumenti che viene utilizzato nella manipolazione è la comunicazione. Ci sono diverse tecniche di comunicazione utilizzate nella manipolazione. La tecnica principale della manipolazione utilizzata a livello di comunicazione è lo spostamento. Lo spostamento consiste nello spostare, appunto, la comunicazione dal fatto, da ciò che è accaduto realmente, a qualcos’altro. Non si parla mai del fatto, del problema o di ciò che non va, ma il manipolatore sposta la comunicazione evitando i fatti e iniziando ad accusare l’altro, sul quale viene riversata tutta la responsabilità della relazione. L’incapacità del manipolatore di prendersi la responsabilità della relazione, o anche semplicemente della comunicazione che utilizza, si manifesta anche in forme di comunicazione che utilizzano l’umorismo, il dire e non dire, il “rimangiarsi” quello che si è detto, negare o accusare l’altro di aver capito male. Sono tutte forme di manipolazione. Un’altra forma di manipolazione comunicativa è l’utilizzo di una comunicazione paradossale basata su una relazione di doppio legame. Si tratta di una comunicazione incoerente, per cui, in casi estremi si arriva anche alla schizofrenia, ad una vera e propria dissociazione dalla realtà. La comunicazione che usa il doppio legame consiste nel mandare due messaggi contrastanti utilizzando due canali comunicativi diversi: dico una cosa e ne faccio un’altra; dico e nego la stessa cosa. L’altro si sente paralizzato, perché non vede via d’uscita e sente che qualsiasi cosa fa è sbagliato. Quindi è necessario prestare molta attenzione alla comunicazione nelle relazioni. Come si può imparare a gestire la manipolazione? Innanzitutto occorre lavorare sui propri bisogni, occorre imparare a gestire le proprie emozioni ed è necessario imparare a mettere dei confini ben definiti nelle proprie relazioni.
Commenti recenti