da Antonio Quaglietta | Mar 15, 2022 | Podcast, mente (podcast), relazioni (poscast)
Manipolazione psicologica: come funziona? La manipolazione e la comunicazione manipolativa sono un tema centrale nelle relazioni. In tutti i tipi di relazione, sia quella con noi stessi sia in quella con gli altri. Il passaggio fondamentale dal quale partire per comprendere come funziona la manipolazione è che tutti manipoliamo e tutti siamo manipolati. La manipolazione è una forma di comunicazione finalizzata ad ottenere un tornaconto per chi manipola, spacciandolo per un comportamento spontaneo dell’altro. La manipolazione è portare l’altro a fare quello che noi vogliamo, senza fare richieste chiare e esplicite. Attraverso la manipolazione noi agganciamo emotivamente l’altro e proviamo ad indurlo a fare qualcosa che volgiamo noi, spesso facendolo sentire in colpa o in debito con noi. La manipolazione spesso viene utilizzata attraverso l’adulazione: l’altro viene messo sul piedistallo, viene adulato appunto per ottenere qualcosa in cambio. Si fa sentire unico e speciale, per poi ricevere il proprio tornaconto. Un altro tipo di manipolazione è la svalutazione: se non fai non vali. Si fa all’altro la richiesta implicita: dimostrami di valere e se non lo fai sarò costretto ad allontanarmi da te. E sarà stata solo colpa tua. Questi due modi molto spesso si alternano tra loro. L’obiettivo è sempre ottenere qualcosa in cambio, in particolare ottenere il controllo sull’altra persona, che non sarà più libero di scegliere. Lo scopo della manipolazione è infatti il controllo emotivo dell’altro. Perché, quindi, si manipola? Per avere e mantenere il controllo sull’altro. Facendo questo non siamo in una posizione adulta, non esponiamo i nostri bisogni e non ci esponiamo al rischio del rifiuto. Sostanzialmente non ci prendiamo la responsabilità della relazione. Spesso tendiamo a vedere la manipolazione dell’altro, ma difficilmente siamo consapevoli di quella che mettiamo in campo noi. E come possiamo liberarci dalla manipolazione? In realtà serve un percorso, perché solo nel momento in cui impariamo a gestire le nostre emozioni, a conoscere ed esprimere i nostri bisogni e ad utilizzare una comunicazione non violenta, possiamo imparare anche a gestire la manipolazione nella nostra vita.
da Antonio Quaglietta | Mar 4, 2022 | Podcast, relazioni (poscast)
Come possiamo gestire al meglio le nostre relazioni in questo periodo di pandemia? Con Lucia Giovannini, psicologa, trainer, scrittrice e insegnante spirituale, approfondiamo il tema delle relazioni e dei meccanismi che scattano dentro di noi in questo particolare momento. Questi ultimi due anni hanno profondamente cambiato il nostro modo di stare nel mondo, di relazionarci agli altri e anche a noi stessi. Ogni esperienza, però, può essere vissuta come un’opportunità per imparare a conoscere noi stessi, le nostre emozioni e il nostro modo di relazionarci all’altro. Noi esseri umani siamo maglie di una catena e abbiamo bisogno di stare in relazioni con altri esseri umani, perché è parte del nostro tessuto. La qualità delle nostre relazioni influisce sulla qualità della nostra vita. In questo periodo di pandemia, le relazioni hanno subìto una grande ferita ed è importante curare queste ferite e riportare equilibrio e amore nelle nostre relazioni. Ciò che accade all’esterno, nel mondo esterno, è lo specchio di quello che accade dentro di noi. In questo periodo di pandemia, le dinamiche che viviamo sono spesso legate all’esasperazione, alla paura e alla rabbia. Quindi accade molto spesso che siamo reattivi ed amplifichiamo le emozioni che viviamo. Viviamo vittime di sequestri emozionali e mettiamo in atto comportamenti di lotta-fuga-immobilizzazione che hanno come effetto aggressività, chiusura o depressione: reattività pura. A questo si aggiunge la mancanza di prospettiva, la mancanza di progettualità e la difficoltà di immaginare un futuro, che destabilizza e ci rende insicuri. Come esseri umani abbiamo bisogno di progettualità, anche per il senso di “controllo” della nostra vita. La mente progetta, ha bisogno di una strada da seguire, di obbiettivi da raggiungere. La progettualità regala energia e vitalità. E questa instabilità si ripercuote necessariamente sulle nostre relazioni. Che fare? Per curare le nostre relazioni è utile promuovere il dialogo e ricollegarsi su quello che ci unisce e non su quello che ci separa e divide. Ricollegarsi al cuore.
da Antonio Quaglietta | Mar 3, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Perdonare vuol dire liberare se stessi. Fare esperienza di perdono significa liberare energia dentro di noi e permettere a questa energia di circolare dentro di noi. Ma cosa è il perdono? *Il perdono non è dimenticare: perdonare non vuol dire dimenticare il male, né gli eventi, né la persona che lo ha fatto. *Il perdono non è negare: perdonare non vuol dire nascondere la gravità di quello che è successo o negare il dolore che viviamo o abbiamo vissuto. *Il perdono non è un bollino: il bollino è qualcosa che concediamo in attesa di riscuotere un premio; il perdono non è concedere il premio, perché non è un atto di bontà. *Il perdono non è altruismo: perdonare non c’entra niente con l’altruismo, perché ha a che fare con il nostro stare bene. Quindi cosa è il perdono? *Il perdono è una decisione: è la decisione di passare dal giudizio alla responsabilità. Tutto gira intorno alla partica del giudizio, una pratica che facciamo costantemente. Se non c’è una decisone, difficilmente passeremo dal giudizio alla valutazione, al discernimento. *Perdonare vuol dire lasciare andare. Perdonare è liberarsi dal veleno… *Perdonare significa comprendere: chi fa del male ignora ciò che sta facendo e ciò che sta producendo. Fa ciò che fa perché non riesce a fare altrimenti. Infatti perdonare vuol dire uscire dal giudizio e andare oltre l’ignoranza del bene che non riusciamo a fare o comunque di altre alternative. *Perdonare è un’intelligente necessità. È la mossa più intelligente che possiamo fare. Infatti non siamo buoni quando perdoniamo, ma stiamo utilizzando la nostra intelligenza. *Perdonare è un balsamo per l’anima, è un regalo che facciamo a noi stessi. Perché è perdonando che torniamo in pace. Quali sono gli ostacoli al perdono? *Attaccamento: restare attaccati alla rabbia, alla nostra storia, alle nostre idee e ai nostri pensieri; *Giudizio: non vogliamo mollare il giudizio: perdonare vuol dire andare oltre il giudizio verso noi stessi e verso l’altro *Pretesa: essere dio di se stessi, essere giudici di se stessi. Quando ci ripetiamo che “non doveva andare così” o che “non avrei dovuto fare quello o questo”… *Attesa passiva: perdonerò quando sarà il momento, quando troverò la forza di farlo, quando mi verrà spontaneo farlo… E tu, quali ostacoli puoi iniziare a rimuovere per fare esperienza del perdono?
da Antonio Quaglietta | Dic 24, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Come si fa a decidere bene? Tutti vogliamo prendere le decisioni giuste. Ma come possiamo fare? Ogni giorno prendiamo delle decisioni, che riguardano la nostra vita, le nostre relazioni e i nostri intenti. Come facciamo a scegliere? Cosa ci spinge a prendere una decisione piuttosto che un’altra? Quando decidiamo è importante ascoltare le nostre parti interne coinvolte nella scelta, ognuna delle quali porta motivazioni valide. Spesso, però, non è possibile accontentare tutte le parti. quindi ci convinciamo di non saper decidere. In realtà noi decidiamo costantemente. A volte in modo consapevole, a volte inconsapevolmente. Arriviamo anche al punto di decidere di non decidere, che è comunque una decisione. Ma se decidiamo costantemente nella nostra vita, perché a volte ci blocchiamo? Di solito, quello che ci blocca è la sovrastima di quella decisione: carichiamo la decisione di più del necessario. E questo provoca dentro di noi la paura. Se non contattiamo questa paura che c’è dietro, rischiamo di utilizzare come alibi tutto ciò che pensiamo blocchi le nostre scelte. Un prerequisito delle decisioni è decidere di decidere: spesso viviamo le decisioni come un obbligo, che significa subirle. Ci sono degli ostacoli alle decisioni: • paura di perdere: si tratta della paura di lasciar andare; c’è l’ attaccamento che ci fa perdere la vita. Decidere però implica la responsabilità di perdere qualcosa. • Pre-visioni negative: la nostra mente tende a vedere più gli ostacoli che non ciò che può andare bene. • Conflitto interno: ognuno di noi ha delle paure, ma si tratta della paura di una parte di noi. C’è una parte che vuole vivere, che vuole esprimersi, che vuole stare nel fiume della vita ed esplorare. Poi abbiamo un’altra parte che vuole la sicurezza, che cerca certezze. E queste parti entrano in conflitto. Come possiamo superare il conflitto ed arrivare alla decisione? In seguito al processo di negoziazione decisionale. Si tratta delle fasi da attraversare per arrivare alla decisione. Quali sono le azioni di questo processo? • Comprendere che siamo fatti di parti e quindi analizzare quante parti di noi sono coinvolte nella decisione da prendere. • Trovare il bisogno di ogni parte coinvolta nella scelta. Non ci sono parti che sono contro di noi. Esistono parti che noi odiamo. Parti che non accettiamo.ma che hanno dei bisogni specifici. • Non negare e non pretendere. Si trova il punto di incontro tra le parti. Non bisogna negare le nostre parti, bisogna riconoscerle. Vederle tutte. E non pretendere di soddisfarle tutte esattamente come vogliono. Quindi come si fa a decidere bene? L’unica decisione ben presa, che ci fa stare bene è una decisione ecologica, che vuol dire che rispetta il nostro ambiente, cioè tutte le parti coinvolte. È importante che a guidare le nostre scelte, affinché siano scelte ben fatte, sia l’ ecologia interna. Quindi possiamo chiederci: Questa scelta fa stare bene la maggior parte delle parti? Quali sono i bisogni delle parti, oltre quelli che vediamo? E tu, quali ostacoli incontri nelle decisioni?
da Antonio Quaglietta | Dic 17, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Perché la conoscenza di noi stessi è così importante? Conoscere se stessi è un processo meraviglioso anche se spesso è accompagnato a grandi difficoltà. La conoscenza di sé non è qualcosa di fine a se stesso. Può essere uno strumento per arrivare alla gioia piena, per stare bene. Conoscere se stessi è qualcosa che va al di là della logica separativa, della logica duale. Ma se noi vogliamo conoscerci davvero è necessario distaccarci da questa logica, fatta di giudizio. Spesso facciamo l’errore di volerci conoscerci attraverso i giudizi. E crediamo che quella sia la verità. Siamo disposti a rinunciare all’immagine di noi che abbiamo costruito? Se non siamo disposti a fare questo, allora non possiamo conoscerci davvero. Si tratta di arrivare a scoprire qualcosa che è molto diverso dall’immagine ideale e di essere disposti a vederlo senza avversione. La conoscenza di noi fa crollare le nostre certezze, che però sono anche le nostre gabbie. La conoscenza di noi parte dalle relazioni. Siamo immersi nelle relazioni. Nelle relazioni abbiamo la possibilità di esprimerci, di soddisfare i nostri bisogni e abbiamo la possibilità di conoscerci e svelarci…qual è il velo che ci copre? L’immagine che noi abbiamo di noi stessi: la maschera. La maschera è l’adattamento ad un contesto inconscio, che ci fa agire in un certo modo. Perché le relazioni sono così importanti per conoscere noi stessi? Ogni relazione è una possibilità unica e irripetibile di vedere chi siamo davvero, senza averne né paura e né vergogna o orrore. Quindi analizzare le nostre reazioni nelle relazioni è fondamentale. In che modo possiamo farlo? Cercando di essere consapevoli delle nostre reazioni quando esce qualcosa che non ci piace di noi; di guardare i dati di realtà di una relazione prima di giustificarci. Quali sono le modalità per conoscerci davvero? *possiamo chiedere all’altro, a chi i conosce in maniera profonda, come ci vede. *possiamo vedere le nostre reazioni e rendere consapevoli le giustificazioni che l’ego ci propone . Siamo disposti a vedere le nostre resistenze? Siamo disposti a vedere cosa scatta dentro di noi quando l’altro ci dice cosa vede? Quali sono i tasti dolenti che maggiormente ci fanno star male?
da Antonio Quaglietta | Dic 10, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast)
Cosa è il senso di colpa? Come possiamo imparare a gestirlo e come possiamo uscire dal senso di colpa? ECCO IL LINK ALLA LEZIONE 49 DEL SENTIERO DI CUI HO PARLATO NELLA DIRETTA: https://www.bibliotecadelsentiero.org/lez-49-ostacoli-sul-sentiero-vecchio-materiale-false-colpe-e-chi-io.html La prima distinzione che è necessario fare è tra il senso di colpa interpersonale e il senso di colpa intrapersonale. Il senso di colpa interpersonale è quello che sentiamo in relazione agli altri. Quello intrapersonale è il senso di colpa che sentiamo nei confronti di noi stessi. Molto spesso il senso di colpa viene utilizzato come strumento di manipolazione. Le nostre parti manipolative utilizzano, propongono e provano ad imporre questa modalità comunicativa incentrata sul senso di colpa. Quando utilizziamo il senso di colpa o rispondiamo ai sensi di colpa, siamo spinti dalla paura di perdere l’altro o dal nostro desiderio di salvare l’altro. Ci sentiamo responsabili dell’altro e proviamo a mettere in campo quelle che sembrano le scelte migliori per salvarlo. Questo atteggiamento però può generare una relazione di dipendenza. Per questo è necessario imparare a distinguere il falso senso di colpa dalla colpa giustificata. Il falso senso di colpa ci fa sentire sbagliati per non essere più di come siamo, perché non siamo perfetti e perché ancora non abbiamo raggiunto il livello di evoluzione che desideriamo raggiungere. La colpa giustificata invece riguarda il dolore per il male fatto, in modo volontario o anche in modo involontario, e ciò che possiamo fare per rimediare e recuperare ai nostri errori. Come spiegato nella lezione 49 del Sentiero di Eva Pierrakos fare questa distinzione è fondamentale per poter uscire dal senso di colpa. Ma cosa produce il senso di colpa? Gli effetti del senso di colpa sono: • ti fa sentire sbagliato • ti blocca • genera inconsapevolezza L’antidoto al senso di colpa è la responsabilità, ovvero imparare a rispondere alle situazioni che accadono nella nostra vita. Per arrivare alla responsabilità è necessario superare tre ostacoli principali: • Sentirsi irrecuperabili, in quel male che ne abbiamo causato. Ci sentiamo persi, condannati. Senza speranza. • Autogiustificarsi per i propri comportamenti. Questo sposta l’attenzione sull’altro. • Negare: negare il nostro errore, negare le nostre responsabilità Superati questi ostacoli arriviamo alla responsabilità e possiamo superare il senso di colpa che ci impedisce di vivere e impedisce di crescere. Come fare? Possiamo individuare concretamente la nostra colpa e chiederci con onestà qual è la nostra vera colpa. Ci accorgeremo allora che non c’è.
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