da Antonio Quaglietta | Mar 29, 2024 | Podcast, relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Come possiamo capire se la nostra coppia “funziona”? Innanzitutto dobbiamo partire dal chiederci: cosa è una coppia? Oggi, nella società attuale, non ci sono più modelli di riferimento e la coppia fa il pendolo tra dipendenza e distacco. Prima, in passato, la coppia era un dovere: l’uomo doveva certe cose, la donna aveva altri doveri. Avevamo una responsabilità ma mancava l’ascolto dei bisogni personali. Oggi è il contrario: portiamo avanti solo bisogni senza volere alcuna responsabilità. Come trovare l’equilibrio? La coppia, per poter essere una coppia adulta, dovrebbe essere successiva all’aver ritrovato noi stessi. Questo implica adultità nella coppia: riconoscere i propri i bisogni, le proprie mancanze e occuparsi e gestire tutto questo. Solo in questo caso riusciamo a mettere le basi per una coppia che funziona. Se non c’è un lavoro personale, parlare di coppia, e di una coppia adulta, è impossibile. La coppia può essere un passo successivo alla conoscenza di sé. Nella coppia abbiamo poi la possibilità di conoscersi meglio e di comprendere meglio se stessi. Se non c’è adultità nella coppia, se non c’è conoscenza di noi stessi , l’altro amplifica il nostro infantilismo. Una regola per far funzionare la coppia è prendere la consapevolezza che l’altro non ha nessuna responsabilità sulla nostra gioia. L’altro ha il compito di risvegliarci per perfezionarci. Non di renderci felici.
da Antonio Quaglietta | Mar 15, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
“Non si può piacere a tutti” è un’affermazione tanto vera, quanto dolorosa. Perchè? Perchè spesso leghiamo il naturale bisogno di amore, che ognuno di noi ha, all’approvazione degli altri. E questo ci provoca sofferenza. Uno dei passaggi fondamentali quando ci interroghiamo sul tema del bisogno di approvazione è imparare ad ascoltarsi: cosa succede dentro di noi nel momento in cui pensiamo di non piacere agli altri? Nel corpo cosa sentiamo e dove lo sentiamo? Il passo successivo è imparare a starci dentro. Quando abbiamo paura di non piacere diventiamo ipersensibili all’attenzione degli altri. Spesso viviamo valutandoci e valutando gli altri come un prodotto, sulle prestazioni. Piacere a se stessi, invece, vuol dire vedersi per come si è. Ed accogliersi ed accettarsi, per imparare ad amarsi davvero. Tante cose noi le facciamo per mendicare un po’ di amore, mettiamo delle condizioni alle relazioni, cerchiamo di essere perfetti per avere amore, per paura di non ricevere amore. Quello che dobbiamo fare è cercare di compiacere meno. Più mettiamo maschere e meno piacciamo veramente. Dietro c’è il bisogno di essere accettati e anche una parte narcisista, che vuole piacere a tutti i costi. Qual è il bisogno dietro il bisogno di approvazione?
da Antonio Quaglietta | Mar 8, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Ti è mai capitato di incastrarti in un vero e proprio tormento legato all’approvazione degli altri? Il primo passo da fare in questi casi è imparare a gestire il nostro bisogno di approvazione partendo dall’accettazione di noi stessi. Il bisogno di approvazione spesso sfocia nel desiderio di avere l’approvazione di tutti. Anche a livello inconscio. Il bisogno di amore è un bisogno primario dell’essere umano e ci accomuna tutti. Spesso leghiamo questo bisogno di amore all’approvazione da parte degli altri. Noi soffriamo quando non piacciamo, ma dimentichiamo che a noi non tutti piacciono. Perché non lo accettiamo? Quando non mi piace qualcuno io mando dei segnali che questa persona non mi piace e l’altro li riceve. E questo è molto frequente. Che succede quando non piacciamo? Ognuno di noi quando non piace all’altro ha delle reazioni perché questo tocca delle parti di noi. Possiamo chiederci cosa si muove dentro di noi quando non siamo accolti? Succede sicuramente qualcosa a livello corporeo (qualcuno sente mal di pancia, qualcuno si irrita, qualcuno se ne va), ma anche a livello emotivo. Spesso il bisogno di approvazione parte da un giudizio nei propri confronti. Il corpo e la reazione ci danno la traccia del nostro adattamento e delle nostre ferite, che poi diventano i punti di partenza per lavorare su noi stessi. Spesso anche la compiacenza è il risultato di una reazione. Quindi bisogna partire da cosa viene toccato. Un’altra domanda utile può essere: qual è la dimensione ricorrente su cui io scivolo? Dietro il bisogno di piacere, inoltre, potrebbe esserci un forte senso di insicurezza, che deriva dal non conoscersi profondamente. Cosa fare? I passaggi che dobbiamo fare sono legati a queste domande: che cosa provo, dove lo sento e cosa sono portato a fare? Quale bisogno di me viene profondamente evocato? Io cosa provo quando mi sento rifiutato? Cosa sento quando mi accorgo che non piaccio a qualcuno? La prima domanda: realmente non sto piacendo? O mi aspetto che l’altro si debba comportare come io immagino?
da Antonio Quaglietta | Mar 1, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
In una recente intervista Luigi Corvaglia, psicologo e psicoterapeuta, membro della Federazione europea dei centri di ricerca e di informazione sulle sette, ha parlato di un allarmante aumento dei fenomeni settari in Italia, soprattutto dopo la Pandemia. “Ci sono 500 sette in Italia, con 4 milioni di italiani coinvolti” ha detto Corvaglia, aggiungendo: “La forte paura causata dall’incontro con l’ignoto ha generato un grande bisogno di certezze”. Ma che prezzo si paga quando si è una persona fragile, in cerca di risposte, e si entra in collettivi spirituali non sani? Tutte le esperienze comunitarie di tipo spirituale sono da bollare come sospette, o è possibile operare un giusto discernimento? Come è possibile operarlo, con quali concreti strumenti? Ne parliamo con il dottor Antonio Quaglietta, psicologo, counselor e formatore, esperto di dinamiche relazionali e fondatore dell’Accademia Italiana di Counseling Strategico Relazionale, un esempio virtuoso di come sia possibile aggregare persone con proposte e modalità sane, proponendo percorsi che, radicati nella scienza terapeutica, si aprono al nutrimento che arriva dalle grandi sapienze spirituali di tutta l’umanità. Giacomo Meingati: Scrittore. Lavora come operatore umanitario con Italia Solidale Mondo Solidale ETS sul territorio romano e in India, nelle missioni del Karnataka. Dottor Stefano Lalle: Psicoanalista e psicoterapeuta junghiano.
da Antonio Quaglietta | Feb 16, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Cosa vuol dire conoscere se stessi? Cosa vuol dire comprendere se stessi? La conoscenza è ricerca attiva della verità e la verità ci rende liberi. Finché non ci conosciamo noi siamo schiavi dei nostri condizionamenti e delle nostre reattività. Spesso noi subiamo noi stessi. Cioè subiamo ciò che è al di fuori del nostro controllo e della nostra volontà. Come ci si libera dai condizionamenti? Attraverso la conoscenza di noi stessi. Perché possiamo essere padroni solo di ciò che conosciamo. Per questo è fondamentale conoscere se stessi. Ma nella conoscenza di noi, spesso facciamo degli errori: 1) Avere uno schema teorico: a noi piace l’intrattenimento, non ci piace lo sforzo, ci piace più trastullarci mentalmente. Sappiamo che “funzioniamo” attraverso impulsi, desideri, bisogni ed intenzioni che danno luogo a pensieri ed emozioni che a loro volta determinano azioni e attività. Ma noi siamo ben oltre questo schema teorico di funzionamento. 2) Paura di vedere: crediamo che facendo introspezione possiamo trovare mostri, qualcosa di inaccettabile per noi e quindi abbiamo paura di cosa potremmo trovare. 3) Ricerca mirata: crediamo che conoscere se stessi significa andare a caccia di ciò che conosciamo già, battere i sentieri già noti; ma conoscere vuol dire svelare, andando oltre le conferme di cui abbiamo bisogno. 4) Giudizio riepilogativo: abbiamo bisogno di una storia da raccontarci su noi stessi, che ci identifichi in qualche modo. Però in questo modo ci sfugge la nostra complessità. 5) Esame di ipotesi o la fuga dal reale: vuol dire parlare in modo ipotetico di ciò che potrebbe essere. Ma nella pratica come si conosce se stessi? 1) L’introspezione deve essere pratica: bisogna superare gli schemi teorici ed andare nel profondo delle nostre motivazioni che ci spingono all’azione, vedendole e sentendole. 2) Coraggio e sincerità: vuol dire che nella nostra ricerca interiore bisogna riconoscere i giochi dell’ego ed essere sinceri con noi stessi. 3) Curiosità e apertura: vuol dire avere la curiosità di battere sentieri nuovi. 4) Rimanere nel quotidiano: senza ipotesi sul futuro, sui se e sui ma. 5) Rimanere nel presente: solo il presente esiste. Quanto conosci te stesso?
da Antonio Quaglietta | Feb 9, 2024 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast)
Spesso siamo abituati ad essere concentrati solo su noi stessi. Come possiamo superare questo egocentrismo con la meditazione? La pratica può aiutarci ad uscire da noi stessi. In particolare con le pratiche sugli incommensurabili è possibile uscire da noi stessi. Ne parliamo in questo video con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione. Anziché osservare solamente i nostri stati, come accade nella meditazione vipassana, con la meditazione sugli incommensurabili possiamo andare oltre l’ossessione verso noi stessi. Questi stati sono definiti da Bhudda gli incommensurabili, poiché sono senza fine. Sono gli stati mentali che sono i pilastri dell’universo. In particolare questi stati sono la metta, benevolenza e fratellanza; karuna, che è la compassione (soffrire con l’altro senza voler risolvere la sofferenza dell’altro); mudita, la gioia per la gioia degli altri; upekkha, l’equanimità, la qualità mentale che è in grado di abbracciare tutto, essendo in armonia con tutto, gioie e dolori. Sono pratiche di concentrazione che hanno lo scopo di coltivare questi stati mentali ripetendo delle frasi. Tutte queste pratiche ci portano fuori da noi stessi, ci aiutano a comprendere che noi non siamo al centro dell’universo. In questo senso ci fanno superare l’egocentrismo. Come coltivare degli stati mentali specifici?
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