Episodio 317: Ama il prossimo tuo come te stesso (prima parte)

Episodio 317: Ama il prossimo tuo come te stesso (prima parte)

Quando parliamo di questo argomento parliamo di un tema nucleare per l’essere umano e per il suo benessere. L’equilibrio tra amare se stessi e gli altri è qualcosa di molto sottile, e si corre il rischio di sbilanciarsi da una parte o dall’altra: o solo io o solo l’altro. Questo concetto, “Ama il prossimo tuo come te stesso”, non è un precetto religioso, ma una chiave di benessere personale e sociale. Ne abbiamo parlato con, Don Giovanni Benvenuto, attivo su YouTube con il canale “Comunicare il sorriso di Dio”, che ha spiegato come l’amore equilibrato sia il fulcro di una vita sana. Don Giovanni ha riflettuto sull’importanza di trovare un equilibrio tra amare se stessi e amare gli altri, evidenziando come le persone che emanano energia positiva spesso siano quelle che, pur dedicandosi agli altri, sanno volersi bene. Ha ricordato che anche Gesù mostrava questo equilibrio, alternando momenti di dedizione agli altri con quelli di riposo e riflessione personale. Spesso però noi ci troviamo in difficoltà nel bilanciare i bisogni propri con quelli altrui. Spesso si confonde l’amore con dinamiche basate sul sacrificio e sul senso di colpa, trasformando i gesti d’amore in atti di “prostituzione relazionale”. Questo termine forte serve a mettere in luce quanto, in queste situazioni, si tenda a dare agli altri in modo compulsivo per ottenere amore o riconoscimento, ma senza riceverne realmente. Possiamo imparare a distinguere tra atti di amore autentico e quelli motivati dalla compiacenza. È importante agire con consapevolezza delle proprie intenzioni. Dare agli altri deve essere un atto che ricarica, non che svuota, e questo avviene solo quando si è in pace con se stessi e si è raggiunto un equilibrio tra l’amore per se stessi e l’amore per l’altro. Quanto sei bilanciato nel tuo dare?
Episodio 315 – Meccanismi di difesa: dolore evitabile?

Episodio 315 – Meccanismi di difesa: dolore evitabile?

Cosa sono i meccanismi di difesa? A cosa servono? E perchè ci procurano tanta sofferenza? I meccanismi di difesa sono programmi automatici che si attivano in modo repentino e reattivo. E ci coinvolgono a diversi livelli. A livello fisico, i meccanismi di difesa ci avvelenano, ci fanno male, perchè scattiamo come fossimo davanti ad un pericolo reale. A livello mentale, ci tolgono realtà e verità, cadiamo prede delle emozioni. A livello emotivo, i meccanismi di difesa riducono la gamma delle nostre emozioni alla sola rabbia e paura. A livello spirituale, quando scattano i meccanismi di difesa, perdiamo la nostra creatività, e restiamo isolati e limitati. Sostanzialmente i meccanismi di difesa ci fanno male a qualsiasi livello. Iniziare a vedere i nostri meccanismi di difesa è fondamentale per poter iniziare a lavorarci prendendocene la responsabilità. Da dove possiamo cominciare? Dal rintracciare cosa scatta, quando scatta e comprendere quale paura c’è dietro. I meccanismi di difesa sono programmi automatici che scattano in modo immediato in ogni situazione della vita e creano due circoli viziosi: uno dentro di noi e uno tra noi e gli altri, perché a livello relazionale quando siamo in difesa stiamo minando la relazione. Che relazione posso avere se sono avvelenato fisicamente, se perdo il senso di realtà e non voglio la verità, se non ho capacità di provare gioia e amore, ma solo paura e rabbia e se il comportamento è solo o quello di aggredire o quello di scappare? Me la posso raccontare a livello relazionale, ma poi la relazione in sé diventa falsata. Quanto sei consapevole dei tuoi meccanismi di difesa? Quali sono le paure che ci sono dietro?
Episodio 310: 4 miti sulla FELICITA sfatati dalla SCIENZA

Episodio 310: 4 miti sulla FELICITA sfatati dalla SCIENZA

Quando parliamo di felicità siamo certi di parlare di un argomento importante per tutti: chi è che non vuole essere felice? Però per poter essere felici occorre capire cosa è la felicità e provare a superare alcuni miti sulla felicità. La felicità non è una meta finale, ma un viaggio. Uno studio di Harvard dimostra che la felicità dipende principalmente dalle relazioni significative che manteniamo nella vita. La felicità non è uguale per tutti. Uno studio dell’Università della California mostra che è molto personale e unica per ciascuno. Qui è necessario comprendere che esistono due tipi di felicità: quella illusoria (legata a condizioni esterne) e quella interiore (più autentica e duratura). La ricerca ossessiva della felicità può essere controproducente. Uno studio del Journal of Happiness Studies dimostra che chi cerca ossessivamente la felicità spesso prova meno soddisfazione. La felicità non è uno stato costante o eterno. È un’abilità da coltivare per affrontare al meglio i diversi momenti della vita. Il “segreto” è la pratica della gratitudine, che è importante per apprezzare ciò che si ha nel presente. Inoltre è fondamentale imparare a osservare e essere presenti nel momento, vivendo il presente per come è.
Episodio 308 – Amore o bisogno?

Episodio 308 – Amore o bisogno?

Quando mi manca qualcosa, cosa vado a cercare? L’ esatta forma che mi completa! Sento un vuoto dentro di me e vado a cercare l’esatta forma che mi completa e credo che queste siano relazioni nutrienti; addirittura, in slanci di umanità incredibile inizio a chiamarlo amore questo. Non parlo solo di coppia, può trattarsi anche di amicizia. Quindi, bisogno, soddisfazione di quel bisogno e credo di amare quella persona e qui c’è una confusione di termini incredibile, perché quella è la soddisfazione di un bisogno carenziale: ho avuto una carenza nella mia infanzia e cerco la persona che riempia questo mio vuoto.
Episodio 305 – RELAZIONI EQUILIBRATE: 5 segni per riconoscerle

Episodio 305 – RELAZIONI EQUILIBRATE: 5 segni per riconoscerle

Ognuno di noi desidera delle relazioni sane, equilibrate e nutrienti. Quali sono i fattori per poter dire che le nostre relazioni sono equilibrate? In questo video vediamo cinque fattori chiave per valutare e migliorare l’equilibrio nelle relazioni interpersonali, poiché una relazione equilibrata è fondamentale per il benessere emotivo. Il primo fattore sottolinea l’importanza di una valutazione pratica delle dinamiche relazionali, come la divisione delle responsabilità e delle decisioni quotidiane. Una relazione può essere paragonata a un ponte sospeso, che regge solo se entrambe le parti contribuiscono in modo equo. Il secondo punto evidenzia l’importanza di sentirsi valorizzati nella relazione e di portare valore ad essa. È fondamentale non solo aspettarsi di essere valorizzati dall’altro, ma anche valorizzare sé stessi e il proprio ruolo nella relazione. Il terzo aspetto riguarda la gestione delle aspettative: è essenziale confrontarle con la realtà e accettare l’altro per ciò che è, evitando di creare squilibri dovuti a aspettative irrealistiche. Il quarto punto sottolinea l’importanza dell’autocura all’interno della relazione. Non bisogna delegare completamente all’altro il proprio benessere emotivo, ma essere capaci di prendersi cura di sé stessi per mantenere un equilibrio sano. Infine, il quinto fattore riguarda il bilanciamento emotivo: è necessario accettare e gestire le diverse emozioni che caratterizzano una relazione, evitando di essere sopraffatti dalle emozioni negative e mantenendo un equilibrio tra positività e negatività. Cerchiamo e creiamo relazioni “belle” che portino energia e soddisfazione e benessere nella nostra vita.
Episodio 302 – L’arte delle buone relazioni

Episodio 302 – L’arte delle buone relazioni

Spesso noi abbiamo un’idea di cosa rappresenta una buona relazione. Altrettanto spesso, però, ci aspettiamo che siano gli altri a soddisfare questi requisiti. Il punto da cui partire è chiederci quale parte di noi entra in relazione con l’altro. E’ la parte adulta o quella egoica? Quale parte di noi si relaziona con l’altro? A seconda di quale parte si relaziona, cambiano le relazioni. Le buone relazioni sono quelle in cui si vuole il confronto; questa è la parte adulta. Dall’altro lato c’è la parte bambina che vuole conferme. Nelle buone relazioni vogliamo prenderci cura dell’altro; la parte bambina però richiede/pretende attenzione e soddisfazione dei propri bisogni. Le relazioni sono sempre dinamiche e non devono essere rigide e ferme. Nelle buone relazioni funziona la comunicazione aperta, mentre nelle relazioni infantili si può parlare di manipolazione emotiva. Come capire se siamo nel sé inferiore? Innanzitutto bisogna riconoscere il nostro ego. Comprendere quando scatta il nostro ego, con chi, in quale situazioni; imparare poi gradualmente ad integrarlo. Fiducia e libertà sono altre due caratteristiche del nostro sé superiore, cioè quelle parti di noi adulte che tendono a relazioni sane; dall’altro lato troviamo il senso del possesso e del controllo. Ognuno di noi ha dentro tutte queste spinte. Dobbiamo toglierci l’ideale delle buone relazioni e comprendere che anche le buone relazioni sono un arte: richiedono impegno, cura, attenzione, sforzo.