Episodio 203 – Il vero amore di coppia

Episodio 203 – Il vero amore di coppia

Come possiamo riconoscere il vero amore? Quali sono gli elementi che ci permettono di capire qual è il vero amore di coppia? Nelle nostre relazioni di coppia ci sono 3 forze che ci guidano: l’ amore, l’eros e il sesso. Spesso si manifestano combinate tra loro; ancora più spesso separate le une dalle altre. Ma solo se sono in equilibrio possiamo sperimentare la loro vera forza. La maggior parte delle coppie non dura e finisce perché non ha una adeguata conoscenza di cosa sia una relazione, e soprattutto una relazione di tipo romantico, cioè una relazione di coppia basata sull’attrazione. Molto spesso tendiamo a confondere innamoramento e amore. Come possiamo comprendere questa differenza? Ci sono tre componenti, tre forze che entrano in gioco nella relazione di coppia: eros, sessualità e amore. Cosa è l’eros? L’eros è un ponte per l’amore. L’eros è una forza in genere molto forte; è attrazione. Il potere di questa forza sta nel fatto che ci smuove, ci fa andare oltre la pigrizia. Ci spinge verso l’apertura verso un’altra persona. Quando siamo innamorati non possiamo fare a meno di andare verso l’altro. Questa forza ci spinge ad andare oltre le nostre difese e ci spinge all’apertura. Quando siamo innamorati pregustiamo l’amore, assistiamo all’ abbattimento delle difese, siamo spontaneamente spinti all’altruismo, abbiamo voglia di conoscere l’altro, siamo alla ricerca dell’unità con l’altro. Così si manifesta l’eros: come una forza vitale, come energia che ci porta all’azione. L’eros, per sua natura, è improvviso e breve. Dura poco ed è una forza improvvisa. Siamo convinti che questa condizione duri per sempre. Vogliamo preservare quello stato di amore. La fine dell’eros non è qualcosa da temere, ma è qualcosa da desiderare. Perché travolti dall’eros non siamo totalmente in grado di conoscerci. Siamo in una relazione condizionata da questa forza. Cosa è invece la sessualità? La sessualità è forza ed energia creativa a tutti i livelli. Quando il sesso è staccato dall’eros, quando non c’è attrazione emotiva, diventa un atto meccanico. Senza la spinta inconscia dell’eros che ti fa scegliere l’altra persona, l’esperienza sessuale che viviamo è tutta interna. Ma staccare eros e sessualità ha un costo. Perché quando il sesso è solo un’esperienza egoistica si arriva alla strumentalizzazione dell’altro e rimane senso di vuoto e frustrazione. Il sesso senza eros ti impedisce l’amore. Cosa è invece l’amore? L’amore è un esperienza relazionale. L’amore è apertura all’altro. Quando sono nell’amore sono capace di mostrarmi, svelarmi, rivelarmi all’altro. L’amore è unione stabile con l’intero. Sono connesso all’altro con tutte le sue parti, anche con quelle parti che non mi piacciono. Connessione non vuol dire sempre piacere e non vuol dire nemmeno sempre sacrificio. L’amore non è sottomissione. È crescere insieme. Come si fa? Vuol dire scoprire man mano di più dell’altro, imparare ad essere e mostrare se stessi all’altro. Per arrivare a fare esperienza dell’amore è necessario partire dall’eros e coltivare con impegno e volontà il sentimento, lasciando andare le difese e rivelando se stesso all’altro. Il vero amore di coppia contempla e possiede tutte e tre queste forze. Ed è proprio con l’equilibrio tra queste tre forze, eros, sesso e amore, che la coppia cresce ed evolve.
Episodio 201 – Perché perdonare?

Episodio 201 – Perché perdonare?

Perdonare vuol dire liberare se stessi. Fare esperienza di perdono significa liberare energia dentro di noi e permettere a questa energia di circolare dentro di noi. Ma cosa è il perdono? *Il perdono non è dimenticare: perdonare non vuol dire dimenticare il male, né gli eventi, né la persona che lo ha fatto. *Il perdono non è negare: perdonare non vuol dire nascondere la gravità di quello che è successo o negare il dolore che viviamo o abbiamo vissuto. *Il perdono non è un bollino: il bollino è qualcosa che concediamo in attesa di riscuotere un premio; il perdono non è concedere il premio, perché non è un atto di bontà. *Il perdono non è altruismo: perdonare non c’entra niente con l’altruismo, perché ha a che fare con il nostro stare bene. Quindi cosa è il perdono? *Il perdono è una decisione: è la decisione di passare dal giudizio alla responsabilità. Tutto gira intorno alla partica del giudizio, una pratica che facciamo costantemente. Se non c’è una decisone, difficilmente passeremo dal giudizio alla valutazione, al discernimento. *Perdonare vuol dire lasciare andare. Perdonare è liberarsi dal veleno… *Perdonare significa comprendere: chi fa del male ignora ciò che sta facendo e ciò che sta producendo. Fa ciò che fa perché non riesce a fare altrimenti. Infatti perdonare vuol dire uscire dal giudizio e andare oltre l’ignoranza del bene che non riusciamo a fare o comunque di altre alternative. *Perdonare è un’intelligente necessità. È la mossa più intelligente che possiamo fare. Infatti non siamo buoni quando perdoniamo, ma stiamo utilizzando la nostra intelligenza. *Perdonare è un balsamo per l’anima, è un regalo che facciamo a noi stessi. Perché è perdonando che torniamo in pace. Quali sono gli ostacoli al perdono? *Attaccamento: restare attaccati alla rabbia, alla nostra storia, alle nostre idee e ai nostri pensieri; *Giudizio: non vogliamo mollare il giudizio: perdonare vuol dire andare oltre il giudizio verso noi stessi e verso l’altro *Pretesa: essere dio di se stessi, essere giudici di se stessi. Quando ci ripetiamo che “non doveva andare così” o che “non avrei dovuto fare quello o questo”… *Attesa passiva: perdonerò quando sarà il momento, quando troverò la forza di farlo, quando mi verrà spontaneo farlo… E tu, quali ostacoli puoi iniziare a rimuovere per fare esperienza del perdono?
Episodio 191 – Come uscire dai conflitti di coppia

Episodio 191 – Come uscire dai conflitti di coppia

E’ sicuramente capitato ad ognuno di noi di vivere un conflitto nella propria coppia. Spesso però, quando siamo in coppia, non riusciamo a gestire i conflitti che si verificano perché non abbiamo gli strumenti adatti per farlo. Accade quindi che siamo reattivi e che ripetiamo sempre gli stessi comportamenti pensando di risolvere i problemi, ma alimentiamo, in questo modo, conflitto e problemi. Innanzitutto è necessario partire dal comprendere cosa è la coppia. La coppia non è un entità ferma, ma attraversa delle fasi. Non esiste una coppia, ma esiste una coppia in una determinata fase. La prima fase è quella della seduzione: è una fase in cui proviamo a portare l’altro verso di noi, a noi interessa piacere all’altro e cerchiamo di fare in modo di piacere all’altro. La seconda fase è quella dell’ innamoramento: questa è una fase molto importante che ci permette di avvicinarci, di mostrare e conoscere il meglio di noi; è un incontro tra le diverse parti di noi. La terza fase è quella della relazione: per entrare in questa fase è necessario superare quella dell’innamoramento e occorre andare oltre l’aspetto di delusione dell’innamoramento, dell’ “e vissero tutti felici e contenti”, ci confrontiamo con la relazione, con l’altro, con le parti egoiche dell’altro e con quelle animiche. E anche noi mostriamo entrambe le nostre parti. In questa fase comincia l’impegno per passare alla fase successiva. La quarta fase è quella della stabilizzazione: questa è la fase in cui si raggiunge la stabilità e la maturità nella coppia. Il raggiungimento di questa fase richiede sforzo e impegno. Ma è l’unico modo per raggiungere l’intimità. Come si arriva alla fase della stabilizzazione? È un percorso che ha come obiettivo principale quello di raggiungere un equilibrio in 4 aree principali: *area attaccamento-distacco: trovare un equilibrio tra attaccamento e distacco, trovare la giusta distanza, restare liberi appartenendo ad un legame. *Area Novità-intimità: la coppia inizia dalla novità e va verso l’intimità; all’inizio è adrenalina pura, piano piano si raggiunge l’ intimità . *Area Emozioni-sentimenti: all’inizio è tutto emozioni, non c’è un sentimento. L’amore arriva dopo. Spesso erroneamente pensiamo che le emozioni siano il test per il funzionamento della coppia. In realtà i sentimenti sono qualcosa di più complesso rispetto alle pure importantissime emozioni. *Area Carpe diem-progettualità: è il passaggio da “viviamo alla giornata” al progetto, all’ avere un’idea di una vita insieme. Non si arriva alla stabilizzazione senza progettualità. Uscire dai conflitti di coppia vuol dire maturare una crescita personale, che richiede auto-osservazione consapevole . Nella costruzione della nostra coppia incontriamo ostacoli che possono generare il conflitto in coppia: *karma familiare *Illusioni: no sforzo…. *Egocentrismo. Possiamo però sviluppare delle risorse per liberarci: *Essere più attenti al linguaggio: quanto c’è di etichettamento nel linguaggio? Quanti giudizi esprimiamo sull’altro? *Sentire il giudizio sull’altro: con quali termini descrivi l’altro? che idea hai dell’altro? *Restare nel presente: quanto riusciamo a parlare di un fatto, senza scivolare nel giudizio? Quanto riusciamo a stare nel momento? A restare focalizzati sul fatto e non già solo sulla relazione?  
Episodio 187 – A cuore aperto⁠. Assunta Corbo intervista Antonio Quaglietta⁠

Episodio 187 – A cuore aperto⁠. Assunta Corbo intervista Antonio Quaglietta⁠

In questo video, attraverso l’intervista guidata da Assunta Corbo, amica, giornalista, autrice, ho toccato alcuni punti essenziali della mia vita. Ci sono esperienze che ci segnano, passaggi obbligati da attraversare, emozioni da vivere, sofferenze da elaborare. In questo video ho raccontato alcuni episodi, cercando di trasmettere l’insegnamento concreto che si può trarre dalla vita vissuta. Il lavoro su noi stessi non finisce mai; la personale conoscenza interiore può sempre essere approfondita; la crescita e le scoperte possono essere fonte di arricchimento per ognuno. Per questo ringrazio la mia amica Assunta Corbo per avermi guidato nel ripercorrere ricordi e scelte, per aver in modo leggero e allo stesso tempo delicato scavato nel mio passato e nel mio mondo privato, facendo emergere ancora una volta i miei valori e il mio impegno a portarli nel mondo. Riporto la risposta, per sottolinearne l’importanza per me, all’ultima domanda che mi ha fatto a conclusione dell’intervista: “Qual è stata la più grande lezione della vita?” La vita fin qui mi ha insegnato che senza relazioni e condivisione puoi avere tutto, ma sei destinato alla tristezza e alla rabbia. La relazione è lo spazio della vita, è quello spazio vitale in cui può avvenire la crescita. Quindi, relazioniamoci!
Episodio 170 – Le parole che ci fanno più male: come modificare il linguaggio distruttivo?

Episodio 170 – Le parole che ci fanno più male: come modificare il linguaggio distruttivo?

A cosa serve il linguaggio? Come possiamo modificarlo in modo costruttivo? Il linguaggio ci serve a gestire al meglio la nostra mente e, quindi, la nostra vita. Le parole hanno la capacità di essere esperienza. Hanno un potere vibratorio ed evocativo. Richiamano immagini, sensazioni ed esperienza reale dentro di noi. Per questo è importante capire quali sono le parole che ci fanno più male. E in che modo possiamo intervenire sul nostro linguaggio. Quando parliamo di parole che ci fanno male, generalmente pensiamo che sono quelle pronunciate dagli altri, quelle che riteniamo offensive; in realtà, queste sono il male minore, sono piccoli colpi all’ego e alla nostra immagine. Le parole che ci fanno più male sono le parole vuote, quelle che ci bloccano, che ci lasciano indifferenti, che non producono in noi nessun tipo di esperienza; sono parole morte, che tolgono potere al linguaggio, alla mente e all’esperienza creativa, quella del sé superiore. Infatti, il nostro sé risponde in modo diverso al linguaggio che usiamo: è spontaneo, è generativo, creativo, ma noi lo uccidiamo con un linguaggio statico, passivo. Quali sono queste etichette distruttive, queste parole che ci fanno male? *Le generalizzazioni: il nostro ego generalizza ogni cosa: già so, già lo conosco, sono sempre il solito…funzionano sul principio di economia, ma generalizzare ci blocca. Cosa fare? Possiamo rintracciare nel nostro linguaggio ogni volta che utilizziamo “sempre, mai, la gente, tutti, gli altri, le persone” e chiederci “chi precisamente? Quando precisamente?” *il confronto: i confronti sono utili nella misura in cui si parla di vita materiale, di qualcosa di misurabile, si mettono a confronto dati concreti. Invece vengono utilizzati da noi per confrontare noi stessi per come siamo con quello che “dovremmo essere”: dovrei essere più…dovrei essere meno…il confronto è l’anticamera del giudizio. *le cristallizzazioni: sono il tentativo della mente di fermare l’attimo, l’impermanenza, lo scorrere del tempo. Danno vita ai rimpianti, ai rimorsi e si traducono in un rifiuto di continuare a stare nel flusso della vita. *le doverizzazioni: bloccano l’esperienza e ci tolgono la libertà. Quali sono invece le parole che ci danno vita? Le parole sono delle etichette, necessarie per poter entrare in comunicazione con gli altri in un certo modo. Ma quando le abusiamo, quando le utilizziamo in modo distruttivo, rimandano ad un’esperienza vuota, vengono svuotate di significato. Per questo è fondamentale imparare a gestire il linguaggio: gestire il linguaggio significa gestire la vita. Come possiamo fare? Cerchiamo le nostre parole vive, quelle che generano esperienze dentro di noi, quelle che permettono di ricontattare la nostra anima.  
Episodio 163 – Gli impedimenti all’amore: come riconoscerli?

Episodio 163 – Gli impedimenti all’amore: come riconoscerli?

Perché non riesco ad amare? Che cosa mi impedisce di amare? Di amare pienamente, di amare come vorrei, di amare tutti? Per poter provare a rispondere a queste domande, occorre partire da una considerazione principale: noi funzioniamo in un certo modo, ci muoviamo secondo uno schema ben preciso che parte dal pensiero e ci conduce all’azione. La prima azione è il pensiero: pensiamo qualcosa. In base ai pensieri che abbiamo, proviamo delle emozioni specifiche. A seconda delle emozioni che proviamo, noi avremo un determinato tipo di comportamento, agiremo cioè in certo modo. Quindi, PENSIERO – EMOZIONE – AZIONE. Il nostro pensiero è frutto delle conoscenze che abbiamo, cioè di ciò che conosciamo, che, a sua volta, deriva dalle nostre esperienze. Anche rispetto all’amore, nel corso della nostra vita, abbiamo formulato dei pensieri che ci hanno fatto costruire il “nostro” concetto dell’amore, ovvero le nostre convinzioni sull’amore. E sulla base di questo concetto, di queste convinzioni noi costruiamo gli impedimenti all’amore. in modo nevrotico, confondiamo i falsi bisogni con i veri bisogni, non riuscendo ad arrivare al nucleo di noi stessi e procurandoci una enorme sofferenza. La nevrosi ha la propria radice in bisogni non riconosciuti e non soddisfatti e produce l’ incapacità di rinunciare. questi sono falsi bisogni: se li soddisfo sto male, perché scatta l’autogiudizio, poichè non riesco a rinunciare a questo bisogno. Se non li soddisfo sto male lo stesso, perché sento un senso di vuoto. Sono sostanzialmente in un doppio legame: se faccio in un modo sto male, se faccio l’opposto sto male. In questo atteggiamento nevrotico, vedo solo due possibilità opposte ed entrambe procurano sofferenza. Cosa fare? per prima cosa è necessario individuare i Veri bisogni: quando c’è un vero bisogno se lo soddisfo (cioè non rinuncio al mio bisogno) io sto bene; se non lo soddisfo sto male e provo tristezza. Bisogna partire da questa domanda: quali sono i nostri veri bisogni? Quali sono i veri bisogni? Li riconosciamo perchè è qualcosa che fa stare bene me e le persone intorno a me, è ecologico per me e le mie relazioni. Per individuarli, poiché tendiamo all’amore, possiamo osservare una situazione win –win. Sono bisogni naturali. Il falso bisogno è sempre in una logica di potere: c’è chi vince e chi perde, è competitivo. E’ un bisogno culturale. La lotta è comprendere che qualcosa ci fa male e cercare di agire sul falso bisogno. Vedere che quando sto male se faccio e sto male se non faccio non sono in contatto con i veri bisogni: si tratta di individuare qual è il bisogno profondo. Cosa mi impedisce di amare in questo momento?