Risolvere i conflitti: qual è il bisogno nel conflitto?

Risolvere i conflitti: qual è il bisogno nel conflitto?

Risolvere i conflitti: qual è il bisogno nel conflitto? Molto spesso ci capita di chiederci: come risolvere i conflitti? Come uscire dai conflitti? E la risposta non è così immediata, perché, a volte, nonostante le nostre buone intenzioni, non riusciamo a superare i conflitti; anzi, al contrario, li alimentiamo. In questo video, cerco di rispondere a queste domande, focalizzandomi su un aspetto fondamentale: il bisogno nel conflitto. Cosa succede? Perché non riusciamo a risolvere i conflitti? Quando siamo nel conflitto in coppia, sul lavoro, può accadere che non siamo in grado di gestire i conflitti, perché non riusciamo a percepire né a sentire il bisogno dell’altro: concentrandoci quasi esclusivamente sul nostro bisogno nel conflitto, non consideriamo quello dell’altro, che si sentirà attaccato e proverà a difendersi, mettendo in atto le sue strategie. Una buona gestione dei conflitti è possibile solo quando cominciamo a vedere che anche l’altro ha dei bisogni, che emergono proprio durante il conflitto: quando vediamo come ci comportiamo noi, iniziamo ad essere consapevoli di questo meccanismo e, con la consapevolezza, possiamo lavorare per imparare a risolvere i conflitti, rispondendo ai nostri bisogni e cominciando a cogliere anche quelli degli altri. qual è il tuo bisogno nel conflitto? Riesci a vedere anche quello dell’altro? Fammi sapere nei commenti. Antonio
Obiettivi e propositi: accettazione o pretesa?

Obiettivi e propositi: accettazione o pretesa?

Obiettivi e propositi: accettazione o pretesa? Come ogni anno, settembre è tempo di nuovi obiettivi e propositi per ripartire. È sempre un bene porsi obiettivi e fare propositi? Cosa si nasconde di dannoso dietro gli obiettivi? Se partiamo da una distinzione, o meglio, un’opposizione dualistica tra obiettivi ‘buoni’ o obiettivi ‘cattivi’ avremo una visione separativa, una visione o//o. Quello che possiamo fare quando ci poniamo degli obiettivi, è chiederci cosa ci fa bene e cosa ci fa male. Ma cosa è un obiettivo? Un obiettivo è qualcosa che non abbiamo e vogliamo raggiungere; può essere relativo all’imparare qualcosa, voler costruire una relazione, o anche semplicemente qualcosa che sia legato ad un oggetto. Un obiettivo è qualcosa a cui tendiamo. Il fatto che non abbiamo qualcosa, che sentiamo che ci manca qualcosa, però, può essere affrontato con due atteggiamenti differenti: o possiamo concentrare tutta la nostra attenzione su ciò che ci manca e vivere questa mancanza con frustrazione e, quindi, rabbia, fissandoci nell’ego, oppure possiamo ancorarci all’anima e quindi al momento presente vivendo la mancanza a partire dall’accettazione. Nel primo caso avremo quelli che possiamo definire EGOBIETTIVI, le cui caratteristiche sono: *mancanza; *paura; *illusione; *competizione; *dipendenza. Nel secondo caso impareremo a definire gli ANIMAOBIETTIVI, che hanno come caratteristiche: *presenza; *accettazione; *voglia di esprimersi; *dono e contributo; *gioia. E tu, con quale atteggiamento ti approcci ai tuoi obiettivi? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Conflitto interno e convinzioni limitanti: vai oltre le tue paure

Conflitto interno e convinzioni limitanti:
vai oltre le tue paure

Conflitto interno e convinzioni limitanti: vai oltre le tue paure Da cosa nasce il nostro conflitto interno? Qual è il legame tra le convinzioni limitanti e la paura? Spesso, nelle relazioni finiamo per provare rabbia e non sappiamo perché. Può capitare di ripetere dei comportamenti, ricoprire dei ruoli ben definiti e rispondere alle situazioni sempre allo stesso modo. Abbiamo degli obiettivi, che ci sembrano anche chiari e specifici, ma non riusciamo a raggiungerli. Che cosa succede? Nello scambio con l’altro, alcune parti di noi si agganciano a parti dell’altro; quindi rispondiamo all’altro secondo schemi relazionali ben definiti. E, molto spesso, questi schemi sono governati proprio da queste due dinamiche: conflitto interno e convinzioni limitanti. Cosa hanno in comune il conflitto interno e le convinzioni limitanti? La paura. Da dove nasce la paura e in che modo precisamente ci ostacola? Le nostre paure sono spesso generate dalle nostre convinzioni. Cosa sono le convinzioni? Le convinzioni sono dei pensieri a cui diamo valore di verità. Noi viviamo la realtà in base alle nostre convinzioni. Le convinzioni seguono uno schema ben preciso: esprimono un potenziale (qualcosa che può essere messo in atto), che attiva delle azioni, che danno un risultato e che ci convincono di qualcosa nello specifico. Noi viviamo le nostre convinzioni e ne siamo completamente immersi. Sono potentissime. Quando ci rendiamo consapevoli di quali sono le nostre convinzioni limitanti possiamo agire su di esse e modificarle. Modificare una convinzione produce un cambiamento vero e concreto. Infatti, le convinzioni non sono solo dei semplici pensieri, ma diventano vera e propria struttura, fino a sedimentarsi nel corpo, condizionando anche il nostro modo di sentire. Come si cambiano le convinzioni? Non si devono cambiare, nè volerle distruggere. L’atteggiamento più costruttivo è quello di accostarci alle nostre convinzioni con voglia di scoprirle, curiosità, compassione ed amorevolezza. Perché se ci sono, se le abbiamo create, ci hanno salvato la vita. Anche se ora non ci servono più. Come possiamo rintracciare le convinzioni? Per rintracciare le convinzioni possiamo farci delle domande specifiche, rispetto a noi stessi, sulle nostre capacità, sulle possibilità di cambiamento, sui nostri meriti. Per esempio, se diciamo io sono…una persona….e ci mettiamo la nostra convinzione, chiediamoci: *Che cosa mi fa credere, mi da la certezza di…. *Rispetto a chi (vale per gli abbastanza, per i paragoni) *Come mi comporto quando credo a questo pensiero. Analizzando nel profondo le nostre convinzioni, ci renderemo conto che dietro si nascondono delle paure. E aumentando in questa direzione il nostro livello di consapevolezza, possiamo intervenire, modificando le nostre convinzioni, andando oltre le nostre paure. Quali sono le tue convinzioni limitanti? Quali paure nascondono? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Dove è la tua attenzione?

Dove è la tua attenzione?

Dove è la tua attenzione? Come facciamo a capire dove è la nostra attenzione? Come possiamo imparare a direzionarla in modo costruttivo? Facciamo attenzione: le nostre giornate sono fatte di tantissimi momenti, di diverse emozioni che si alternano, di moltissimi eventi che si succedono. Nel momento in cui, ad esempio, ci viene chiesto come è andata la nostra giornata, per sintetizzare, noi siamo portati a posare la nostra attenzione su qualcosa in particolare, cancellando tutto il resto. Una piccola esperienza diventa, quindi, la giornata. Perchè? Perchè l’ attenzione è come una videocamera, come un laser: dove lo punti, dove hai il tuo focus mentale là sei tu. Spesso siamo portati a posare la nostra attenzione su cose “negative” : questo è un meccanismo di sopravvivenza, determinato dal cervello rettiliano, che agisce per salvaguardare la nostra vita concentrandosi sui possibili pericoli da cui doverci difendere. I pensieri “positivi” vanno coltivati. Bisogna, però, fare attenzione al pensiero positivo ingenuo, che è una vera e propria illusione e può essere l’anticamera della depressione. Positivo vuol dire, per esempio, fare una distinzione tra l’illusione e il coltivare la resilienza, tra il pensare che andrà sempre tutto bene e l’avere una sana fiducia nella vita nonostante gli ostacoli, avere una sana fiducia in te stesso, avere autostima, gratitudine, fede positiva, fiducia, apertura. Sta a noi decidere dove poggiare la nostra attenzione: sul pensiero “negativo” o sui pensieri “positivi”? Dove è la tua attenzione? Fammi sapere nei commenti, Antonio