da Antonio Quaglietta | Nov 4, 2020 | emozioni (video), video
Responsabilità e mondo interno: chi è responsabile del mio sentire? Chi è responsabile del nostro sentire? Da chi o da cosa dipendono le nostre sensazioni interne? In che modo possiamo conoscere le sensazioni del nostro mondo interno e modificarle? Le nostre sensazioni interne determinano la relazione con l’altro. Spesso erroneamente attribuiamo all’altro nelle relazioni la responsabilità di ciò che sentiamo noi. Delle nostre sensazioni e di ciò che accade nel nostro mondo interno. Così facendo, però, diventiamo impotenti rispetto alle nostre stesse sensazioni. L’altro non ha questo potere, perchè le sensazioni, ciò che proviamo e sentiamo, dipendono da noi, attengono al nostro mondo interno. Quello che possiamo fare per modificare le sensazioni interne che non ci piacciono è chiedere all’altro qualcosa di concreto da fare per aiutarci a stare meglio. Se non andiamo su qualcosa di concreto da fare resta tutto nella sensazione, nel sentire e l’altro non può intervenire nel nostro mondo interno. Imparando a fare delle richieste, si passa dal mondo interno alla relazione, fatta di cose concrete. Se io non mi sento degno dell’amore di nessuno, voi potete applaudirmi con mani e piedi sopra le sedie, potete lasciarmi i bigliettini, potete abbracciarmi e dirmi ‘ti sono grato’ e via dicendo, ma dentro di me quella sensazione non cambierà. Finché non lavoro sul mio senso di inadeguatezza nelle relazioni e sul mio senso di non amabilità, che proietto sugli altri e trasformo in ‘voi non mi apprezzate’, sarà difficile che riuscirò a stare pienamente con l’altro e ad apprezzare il suo affetto nei miei confronti. Fare richieste modifica il sistema della relazione e qualcosa cambia. Delegare le sensazioni all’altro significa invece cedere la responsabilità. Quanto sei consapevole che la responsabilità delle tue sensazioni è tua? Fammi sapere nei commenti, Antonio
da Antonio Quaglietta | Nov 4, 2020 | emozioni (video), video
Da dove nasce la tua vergogna? Cosa è la vergogna? Quando proviamo vergogna e come si manifesta? La vergogna è un emozione. Spesso si manifesta a partire da un giudizio, sia esso interno, sia percepito come esterno. Un giudizio che segue a ciò che noi consideriamo un fallimento. Infatti, molto spesso, la nostra vergogna parte da qualcosa che consideriamo un errore: sbagliamo qualcosa, ci sentiamo inadeguati e proviamo vergogna. Noi, però, possiamo leggere la nostra vergogna, così come tutte le caratteristiche che ci appartengono, secondo due paradigmi: o in termini evolutivi oppure in termini paralizzanti. Possiamo, cioè, approcciarci alla vergogna o accogliendola e imparando qualcosa da essa, oppure viverla come una catena che ci blocca e non ci fa andare avanti nel nostro percorso di crescita. La vergogna innanzitutto è legata al nostro giudizio, e al fallimento che a sua volta è legato al sentire di aver sbagliato. Ma che succede se qualcuno mi giudica? Mi sento colpevole, sbagliato. Perché? Perché credo che ci siano delle condizioni di amabilità. Quindi creo la maschera e mi nascondo dietro un’ immagine di me che voglio dare. Ognuno di noi si vergogna di cose diverse e quindi decidiamo di mostrare solo quello che ci sembra buono, accettabile, amabile. La parte della vergogna che ci tiene legati è l’orgoglio: non ammettiamo di avere anche parti che non ci piacciono e quindi non le accettiamo, perchè crediamo che se le mostriamo saremo rifiutati e gli altri smetteranno di amarci. Ma stiamo interpretando un personaggio. Siamo molto lontani dal nostro vero sè. Il primo vero atto di un cammino di evoluzione vero e leggero è l’accettazione con umiltà di come siamo, della nostra fallibilità ed umanità. E tu, che relazione hai con la tua vergogna? Fammi sapere nei commenti, Antonio
da Antonio Quaglietta | Nov 3, 2020 | struttura dell’amore (video), video
Narcisismo e dipendenza nelle relazioni Cosa è il narcisismo? Cosa la dipendenza? In che modo si relazionano tra di loro? E in che modo incidono nelle relazioni? La vita è relazione ed ogni aspetto della vita è in relazione, ossia in connessione e comunicazione con altri aspetti ed elementi. Tant’è che è impossibile non comunicare. Basta pensare al corpo: noi viviamo perché c’è relazione: comunicazione tra cellule, comunicazione all’interno delle cellule, comunicazione tra gli organi e tutta la vita è movimento e comunicazione. Quindi, possiamo affermare che siamo in uno scambio continuo. Possiamo, però, scegliere che tipo di scambio avere. Se abbiamo uno scambio di tipo narcisistico, ovvero legato al narcisismo, con i tutti i suoi meccanismi e comportamenti specifici, daremo luogo ad una relazione basata sul potere-dominio. Nella relazione di questo tipo, uno sta in una posizione UP, una posizione di forza, l’altro in una posizione DOWN, di sudditanza. Sostanzialmente la posizione del narcisismo è una posizione di potere: il narcisista si rapporta all’altro solo per prendere energia, per il proprio tornaconto e mai in maniera disinteressata. In questo modo si incastra in un paradosso: stabilisce questo tipo di relazioni, vorrebbe sviluppare il proprio io, ma non è in una reale situazione di scambio. quindi, non cresce interiormente. E’ proprio questo il paradosso del narcisismo. La relazione che ci fa crescere, invece, è una relazione adulto-adulto, ovvero una relazione in cui c’è la parte adulta, che comunica per ascoltare e non per avere ragione. Per il narcisista tutto è strumentale al potere personale. Ma non avendo relazioni di scambio, in realtà, il suo io non cresce mai. Infatti, il narcisista è un eterno insoddisfatto, che cerca di cambiare l’esterno (amici, coppia…) e lega la sua felicità all’avere di più. Ma in questo modo non si toglie la possibilità di crescere veramente. Cosa possiamo fare? Innanzitutto partire dalla relazione con noi stessi e prendere consapevolezza del fatto che tutti noi abbiamo una parte narcisista. La vediamo negli altri, ma abbiamo difficoltà a vederla in noi. se invece vediamo le nostre difese e impariamo ad illuminarle, possiamo poi toglierle. E renderci conto quanto isolamento e sofferenza hanno causato. Quanto siamo disposti a mostrare le nostre fragilità? Le nostre paure? Le nostre emozioni in generale? Siamo disposti ad andare oltre il nostro narcisismo? Fammi sapere nei commenti, Antonio
da Antonio Quaglietta | Nov 3, 2020 | emozioni (video), video
Spegni la sofferenza: comprendi per perdonare Come si può spegnere la sofferenza? Come possiamo riuscire a perdonare? Spesso non sappiamo spegnere la nostra sofferenza perché non riusciamo a comprendere il male ricevuto e i comportamenti altrui. A volte capiamo solo che dovremmo perdonare ma non riusciamo a farlo. E magari accusiamo gli altri, perchè noi non ci riusciamo. Ma accusare gli altri significa rinnovare la nostra sofferenza. Comprendere e perdonare non sono azioni altruistiche per favorire l’altro ma azioni necessarie per liberare noi. Imparare a perdonare significa spegnere davvero la nostra sofferenza. Non si tratta di giustificare o dimenticare la sofferenza o il dolore ricevuto, ma di comprenderlo. Comprendere che finche ci fissiamo nella storia del ‘dovrebbe’ non riusciamo ad essere felice. Quindi, possiamo fare una scelta: voglio continuare a dare la colpa alla vita? o voglio iniziare a vivere pienamente? Fammi sapere nei commenti, Antonio
da Antonio Quaglietta | Nov 3, 2020 | struttura dell’amore (video), video
Relazioni: cosa rende una relazione nutriente o velenosa? Che cos’è una relazione? Per poter comprendere il senso ed il significato delle relazioni, bisogna partire da cosa relazione significa per ognuno di noi. Infatti ognuno attribuisce un significato diverso al termine relazione. Se per relazione io intendo conflitto e se chi mi sta di fronte intende comunione, non solo sarà difficile essere in relazione, ma anche semplicemente parlarsi. Relazione, in generale, vuol dire essere connessi, tant’è vero che tutto è in relazione, perché in qualche modo, a qualche livello siamo tutti connessi. Nella nostra vita, sperimentiamo sia ottime relazioni che pessime relazioni. Per iniziare a costruire delle relazioni armoniche, vere e sane, occorre partire dalla relazione fondamentale con noi stessi. Che vuol dire avere una relazione con se stessi? Se io sono uno, con chi devo essere in relazione? In realtà, noi siamo fatti da parti, che sono in relazione tra di loro. Al nostro interno possiamo riconoscere tre macro-sistemi che possiamo definire sè superiore, sè inferiore e maschera. Questi sistemi sono fatti da ulteriori parti e sono in relazione tra loro. Quando entriamo in relazione con gli altri, entrano in gioco una serie di meccanismi, che determinano il tipo di relazione che noi instauriamo con l’altro. E queste relazioni possono essere nutrienti o possono essere velenose. Tutti, in realtà, sperimentiamo entrambe i tipi di relazione. E tu, che tipo di relazioni coltivi? Fammi sapere nei commenti, Antonio
da Antonio Quaglietta | Nov 3, 2020 | emozioni (video), video
Oltre la sofferenza: problema e soluzioni La sofferenza è una spia che si accende che ci indica che c’è un problema. La sofferenza, però, è una spia aspecifica, è un indicatore che c’è qualcosa da modificare, perché il sistema non è in equilibrio. In che modo la sofferenza è legata al problema? E come possiamo trovare delle soluzioni al nostro problema, andando oltre la sofferenza? Innanzitutto, per poter definire il problema in modo concreto e preciso, va distinta la sofferenza necessaria da quella inutile e avere così un primo indicatore. La vita cambia e bisogna adattarsi. questo adattamento ci richiede uno sforzo e noi andiamo in stress. La sofferenza necessaria ci fa crescere, ci fa diventare intelligenti; nella ricerca di soluzioni al problema, impariamo qualcosa in modo naturale. Affrontando i problemi, quindi, cresciamo, impariamo, che vuol dire che evolviamo. La sofferenza, infatti, è strumentale all’evoluzione. Quando alla sofferenza necessaria sovrapponiamo l’attività della mente, i giudizi, i non è giusto, ci lamentiamo, andiamo in stress e tutto ciò ci impedisce di crescere. La sofferenza, quindi, è la spia che indica un PROBLEMA. il problema è una perturbazione di un sistema che non gli permette di essere nell’equilibrio migliore. Tuttavia, se c’è un problema, ci sono delle soluzioni. Noi spesso pensiamo che le soluzioni siano riportare il sistema all’equilibrio (soluzione riparativa: si aggiusta qualcosa). Però c’è una regola nella vita: non è possibile tornare indietro. Bisogna trovare un nuovo equilibrio. La soluzione è un nuovo equilibrio: la vita ci chiede di modificare qualcosa per cercare un nuovo equilibrio funzionale. Soluzione vuole dire modificare, vuol dire cambiamento. Ci sono però degli impedimenti. Spesso ci fermiamo alla sofferenza, senza riuscire ad andare oltre la sofferenza stessa: ci lamentiamo e ci crogioliamo, senza nemmeno riuscire ad individuare il problema. Quando, invece, riusciamo ad individuare il problema possiamo incappare in un altro impedimento: neghiamo il problema. non agendo quando dovremmo agire. Oppure, ci può capitare di agire quando non dovremmo agire. Questo genera un conflitto: seguiamo i nostri bisogni, l’altro non lo vediamo proprio. Un altro impedimento è il riflettere costantemente sul problema: iniziamo a pensare sul problema, a cercare le cause, a voler capire come funziona, capire i perché. Però, per riuscire a superare la sofferenza, è necessario capire che il comportamento umano non ha solo una causa. La convinzione che se trovi la causa trovi la soluzione è di tipo psicanalitico, ma è una concezione culturale, che ha grossi limiti e non ha riscontri nella realtà. cercare le cause nel passato, non risolve, non da’ indicazioni su come risolvere i problemi.se non modifichiamo qualcosa nel presente, non serve pensare al passato. Per andare oltre la sofferenza, quindi, e trovare soluzioni al problema, occorre innanzitutto definire il problema, quindi non cercare le cause nel passato, ma vedere come le variabili in modo sistemico si influenzano tra di loro. E che spesso, modificando una variabile, si modifica l’intero sistema e si arriva alla soluzione del problema e, quindi, al superamento della sofferenza.
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