Come conoscere se stessi?

Come conoscere se stessi?

Come conoscere se stessi? Come prendere consapevolezza di se? In questa diretta Antonio Quaglietta mostra i principali passaggi e le risorse necessarie per costruire la nostra personalità adulta. Conoscere se stessi, significa costruire una maggiore consapevolezza di se che ci porti dalla paura infantile alla fiducia. Imparando a conoscerci sempre più a fondo, vediamo che la personalità adulta è quella che sa affrontare l’ambiente con le sue difficoltà, regge la frustrazione e ne fa una risorsa per affinare le proprie capacità. Chi si conosce e d è consapevole di sé affronta la solitudine e la sofferenze che ne consegue. L’adulto ha fiducia in se. La nostra parte adulta accresce la fiducia in se proprio grazie alla consapevolezza di se e delle proprie risorse ed esce così dallo stato infantile di dipendenza. Il passaggio dallo stato bambino a quello adulto è un passaggio necessario per non rimanere ingabbiati nelle nostre paure, ansie e scarsa fiducia in noi stessi. È il passaggio che ci permette di guardaci, accettarci, conoscerci sempre meglio e prendere la consapevolezza matura di se stessi. Spesso le relazioni si complicano e le relazioni vanno in crisi perché non riusciamo a vedere le nostre reazioni bambine e i nostri bisogni infantili. I bisogni infantili nella coppia come in ogni nostra relazione, se non resi consapevoli possono davvero rovinarla. Il passaggio finale è quello di diventare genitori, genitori di se stessi, cioè persone in grado di occuparsi delle proprie parti piccole e doloranti. La massima consapevolezza di se stessi, la conoscenza approfondita di se si ha proprio nella relazione di amore. Quando diventiamo donativi e in grado di occuparci di un altro abbiamo la piena consapevolezza di noi, solo nell’amore impariamo a conoscerci davvero. Consapevolezza di se stessi e conoscenza di se sono un viaggio, non una meta.
Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire Come ti relazioni agli altri? Ti affidi al tuo sentire? La fiducia è un elemento delle tue relazioni? Fidati del tuo sentire ed affidati ad esso! Nelle relazioni è necessario imparare a stare attenti a chiedere e a non pretendere che l’altro faccia ciò che noi vogliamo. E a parlare di noi. Il primo passo è l’ascolto. sull’ascolto su può costruire una relazione di fiducia. Se dico: ‘è scontato che se io penso che tu debba lasciare il cellulare vuol dire che io penso che tu debba farlo’ devo fare attenzione, perché questa è una pretesa sul comportamento altrui. Invece dire: ‘io mi sento abbandonata mente tu passi molto tempo al cellulare, che ne diresti di lasciarlo e stare un po’ insieme?’ è una frase e una modalità completamente diversa. Parlare di noi significa, innanzitutto, ascoltarci. Se io mi ascolto, riesco a comprendere quali sono i miei bisogni e, quindi, posso comunicarli all’altro, in modo chiaro e senza pretese. Certamente c’è il rischio di un rifiuto, di una delusione delle nostre richieste ed aspettative. Ma vale comunque la pena fare il tentativo di aprirci alla fiducia e iniziare a fidarci e affidarci al nostro sentire. Ne avremo in contraccambio, innanzitutto, l’acquisizione della capacità di apertura. E potremo piacevolmente scoprire che, molto spesso, la fiducia è ricambiata con la fiducia e quindi si creano legami più intimi e profondi. E tu, quanto sei aperto alla fiducia? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Comunicazione: perchè reagiamo così?

Comunicazione: perchè reagiamo così?

Comunicazione: perchè reagiamo così? La comunicazione con l’altro è lo specchio della comunicazione che abbiamo con noi stessi. Che linguaggio utilizziamo con noi stessi? Quale con gli altri? Che tipo di comunicazione utilizzi? Il nostro linguaggio influenza come ci sentiamo. Conoscere i nostri schemi interni, i nostri canali comunicativi preferenziali, quelli che usiamo più spesso, è fondamentale per imparare a comunicare in modo efficace. Per imparare a farlo, è necessario partire dalla distinzione delle tre aree del cervello che vengono chiamate in causa, in quanto essere umani, nelle nostre relazioni. *Cervello rettiliano, è quella parte che assolve solo ai compiti di base, gestisce gli istinti primari ed ha il compito di assicurare la sopravvivenza. *Cervello mammifero, invece, si preoccupa di bisogni più complessi, come la socialità, la gestione delle emozioni, i sentimenti e l’attaccamento. *La neocorteccia, infine, è la sede del ragionamento, del comportamento sociale, della regolazione emotiva e del linguaggio evoluto. Conoscere questa distinzione ci permette, se lo comprendiamo, di capire che la comunicazione agisce a più livelli. Noi molto spesso confondiamo i livelli. Quando vogliamo produrre cambiamento in noi e negli altri, dobbiamo aver presente questa ripartizione e quale livello viene chiamato in causa nella nostra comunicazione. Cosa accade nella comunicazione? Quali effetti produce una frase semplice dentro di noi? A cosa reagiamo? La maggior parte delle nostre reazioni emotive dipende da quali canali comunicativi attiviamo. In ogni comunicazione ci sono i seguenti canali: – Le aspettative che io penso abbiano su di me – Il giudizio su di me – Le Informazioni che l’altro dà di sé – Che relazione si instaura tra me e l’altro In ogni scambio questi 4 elementi vanno tenuti d’occhio, perché se siamo su canali diversi non ci ritroviamo, se invece impariamo a sintonizzarci, miglioriamo la nostra comunicazione e, quindi, anche le nostre relazioni. E tu, quale canale comunicativo utilizzi maggiormente? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Comunicazione qual è il tuo canale comunicativo primario?

Comunicazione qual è il tuo canale comunicativo primario?

Comunicazione qual è il tuo canale comunicativo primario? Qual è il canale comunicativo che utilizzi principalmente? Come leggi la comunicazione con l’altro? La comunicazione è un mondo complesso, in cui entrano in gioco tantissimi fattori diversi. Possiamo vedere il mondo della comunicazione attraverso quattro parametri, che utilizziamo anche come filtri nella nostra stessa comunicazione. Questi parametri, che compongono il cosiddetto quadrato della comunicazione, sono contenuto, relazione, appello e rivelazione di sè. A seconda del canale comunicativo che utilizziamo, noi diamo una lettura diversa del messaggio che ci arriva. Ovvero, diamo uno specifico significato a seconda di come leggiamo il messaggio ricevuto, in base al canale che utilizziamo. Il punto è capire, per iniziare a conoscersi sempre meglio, quale di questi canali utilizziamo e sfruttiamo per soddisfare uno dei bisogni principali degli esseri umani: quello di essere amati. Ed è proprio attraverso il nostro mondo comunicativo che possiamo arrivare ad una profonda consapevolezza dei nostri meccanismi interni. Spesso, infatti, invece di contestualizzare siamo sulla relazione e drammatizziamo. Facciamo di un particolare piccolo la definizione della relazione. E diciamo, o meglio accusiamo, l’altro di non capirci. Conoscere quale canale comunicativo utilizziamo nella nostra comunicazione diventa quindi fondamentale per migliorare proprio la nostra comunicazione e quindi le nostre relazioni. E tu, quale canale comunicativo utilizzi maggiormente? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Smascherare l’ego e i suoi giochi

Smascherare l’ego e i suoi giochi

Smascherare l’ego e i suoi giochi Roberto ci racconta la sua esperienza con l’ego! L’esperienza di Roberto è un’esperienza molto forte. Attraverso il suo racconto, ci spiega come è arrivato a smascherare l’ego e i suoi giochi. L’ego è sempre in agguato, pronto a difendersi e a difendere ciò che vede come un pericolo. Cosa possiamo fare? Ciò che ci può salvare, secondo Roberto, è partire dall’auto-osservazione: quando sentiamo dentro di noi di aver ragione, quando vogliamo difendere le nostre ragioni a tutti i costi, quello è il momento di iniziare a lavorare su di noi, perché siamo nell’ego. Calandoci nelle nostre emozioni e nella nostra sofferenza, possiamo renderci consapevoli di tutti i giochi dell’ego. Per smascherare l’ego e i suoi giochi, occorre imparare anche a prendersi la responsabilità e sostituirla al concetto di colpa, che altro non è un ennesimo gioco dell’ego. Grazie a Roberto per la sua condivisione.
Hai ragione o sei pazzo?

Hai ragione o sei pazzo?

Hai ragione o sei pazzo? Quanto ti preoccupi di aver ragione? Come reagisci quando vuoi aver ragione a tutti i costi? Hai ragione o torto? E siamo sicuri che ragione e torto esistano? Tendenzialmente noi esseri umani vogliamo avere ragione. E siamo quasi sempre in difesa di quelle che sono le nostre ragioni. Questo si traduce in un comportamento fortemente egoico di giustificazione di noi stessi. Infatti, abbiamo sempre, ma sempre, una giustificazione per notare difetti negli altri e non notarli in noi, o notare e giustificarci, che è quasi peggio. Quello che ci manca è la flessibilità. abilità molto importante da allenare, per poter comportarci diversamente nelle situazioni in cui tendiamo a darci ragione e a giustificarci. Abbiamo la percezione che le nostre cose valgano sempre molto di più, che i nostri pensieri e il nostro modo di vedere e gestire le cose sia migliore rispetto a quello degli altri. Per questo è importante imparare a riconoscere le nostre difese. guardaci in un modo quanto più oggettivo possibile, come se fossimo inquadrati da una telecamera. Più ci diamo ragione, meno possiamo stare bene e siamo sani. Proviamo a notare se riusciamo a dire onestamente le cose su noi stessi, anche quelle che non vogliamo ammettere che ci riguardano perchè sono ‘brutte’. Per un lavoro di evoluzione personale onesto valutiamo quanta ragione vogliamo darci. Meglio una persona inconsapevole, rispetto ad un’altra che trova sempre i motivi ‘giusti’ per i suoi comportamenti e i motivi ‘sbagliati’ per gli stessi comportamenti degli altri. E tu, vuoi avere ragione o vuoi crescere? Fammi sapere nei commenti, Antonio