Compiacenza e maschera: ma io sono buono!

Compiacenza e maschera: ma io sono buono!

Compiacenza e maschera: ma io sono buono! Cosa è la compiacenza? Cosa vuole dire essere compiacenti? Molto spesso siamo compiacenti e scambiamo la nostra compiacenza con la bontà. Essere compiacenti vuol dire essere accondiscendenti credendo di fare piacere all’altro. In realtà, lo facciamo per piacere all’altro. E per apparire buoni. La nostra compiacenza è una strategia per sembrare buoni. Ma è facile sembrare buoni se non si esprime se stessi; o almeno questo crediamo. In realtà, però, è quando siamo veri che siamo in relazione. La compiacenza si paga con l’isolamento. Le relazioni apparentemente vanno benissimo. Ma interiormente sentiamo una fatica e una solitudine dolorosissimi. Non riusciamo a condividere con nessuno. Cosa possiamo fare? Innanzitutto, possiamo vedere la nostra compiacenza, a partire da come ci sentiamo. Possiamo imparare a riconoscere che siamo nella maschera della compiacenza, che ci allontana da noi stessi, dalla vera intimità nelle relazioni e dalla libertà. La compiacenza è negarsi la possibilità di entrare in relazione. Quanto sei compiacente? Quanto sei consapevole che la maschera della compiacenza ti toglie la possibilità di costruire relazioni autentiche? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Convinzioni e programmazione inconscia

Convinzioni e programmazione inconscia

Convinzioni e programmazione inconscia Possiamo cambiare le nostre convinzioni? In che modo l’inconscio determina le nostre convinzioni? Ed in che modo possiamo agire sulla programmazione inconscia per intervenire sulle convinzioni? Cosa vuol dire aiutare gli altri? Aiutare gli altri significa dare nuove possibilità, aiutare ad ampliare la propria visione, senza però imporre il proprio punto di vista. Questo tipo di aiuto parte dall’ascolto, dal dialogo, dall’incoraggiamento e dal sostegno dell’altro. Quando siamo in una relazione d’aiuto possiamo agire sui filtri che vengono utilizzati, innanzitutto da noi stessi. I filtri più potenti sono il linguaggio e le convinzioni. Il linguaggio è un filtro perché descrive la realtà, anzi, potremmo dire che la costruisce. La maggior parte delle nostre esperienze sono inconsce e noi abbiamo la convinzione che la realtà creata sia vera. Molto spesso alla base delle nostre convinzioni c’è una programmazione inconscia. La storia che ci raccontiamo crea la nostra realtà. Per poterci orientare nella nostra realtà mettiamo delle etichette; ma quando diamo un’etichetta ci precludiamo di vedere l’intero e ci convinciamo di essere qualcosa o in un preciso modo in base alle etichette che abbiamo messo. La programmazione inconscia altro non è che la nostra realtà. Mettere le etichette significa creare delle convinzioni. Smontando le convinzioni si affronta la paura e la convinzione perde di valore nel tempo. Cambiare linguaggio vuol dire modificare la propria realtà. Il passo principale è riconoscere le nostre convinzioni per poterci lavorare, partendo dalla considerazione che i pensieri, ovvero le nostre convinzioni, si trasformano in parole, ovvero il linguaggio, che si traducono in azioni, comportamento, e le azioni diventano abitudini, che a loro volta diventano carattere e quindi il nostro destino. Si possono cambiare queste programmazioni inconsce? Si, cambiando il linguaggio oppure attraverso un’esperienza emotivo correttiva. Quindi si lavora sia sul linguaggio, sia sull’esperienza. L’unica persona illuminata è quella che offrendoti aiuto non crea dipendenza, Gesù non ha mai creato dipendenza, il Buddha non ha mai creato dipendenza. Aiutare davvero qualcuno significa sostenere e dialogare. Per quale fine? Per la libertà e l’autorealizzazione; quello è il fine dell’aiuto.
Convinzioni: come superare i pensieri limitanti

Convinzioni: come superare i pensieri limitanti

Convinzioni: come superare i pensieri limitanti Cosa sono le convinzioni? In che modo condizionano la nostra vita e le nostre relazioni? Le convinzioni, in breve, sono dei pensieri che, a seconda della connotazione che gli attribuiamo, possono essere potenzianti o limitanti. Le convinzioni limitanti sono quei pensieri che, quando attraversano la nostra mente, ci tolgono energia; sono pensieri come ‘ non valgo’, ‘non dare fastidio’, ‘non ce la farò’, ‘non durerà’, ‘non devo sbagliare’…sono pensieri molto forti e spesso ci condizionano al punto da impedirci la vita. Noi siamo guidati da queste convinzioni, siamo pilotati, siamo condizionati. Reggono finché le alimentiamo e noi tendiamo a confermarle, eliminando, in modo più o meno consapevole, ciò che la indebolisce. Le convinzioni ce le ritroviamo come eredità della nostra educazione. Impediscono l’azione. Ma se le rivoltiamo, cosa succede? Si trasformano in condizioni di possibilità. Sono più vere delle altre? Non è detto, ma ci aprono alla possibilità. Le convinzioni potenzianti sono i permessi che riusciamo a darci, andando oltre il giudizio verso noi stessi e verso le esperienze passate che ne hanno determinato l’insorgere. E’ fondamentale imparare a individuare e vedere quali sono le nostre convinzioni, perché queste limitano le nostre scelte di vita ad ogni livello. Facciamo attenzione perché le convinzioni ci deresponsabilizzano e ci portano a non agire: la realtà è molto meglio di qualsiasi sogno, ma richiede sforzo e spesso è da questo che noi fuggiamo. Quali sono le tue convinzioni limitanti? Quali pensieri ti bloccano nell’azione? Quali i permessi che ti aiutano ad andare oltre le convinzioni limitanti? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Maschile e femminile: comunicazione possibile?

Maschile e femminile: comunicazione possibile?

Maschile e femminile: comunicazione possibile? Maschile-femminile: due mondi molto diversi; due tipi di linguaggio molto diversi; due livelli di comunicazione molto diversi. E’ possibile, allora, che maschile e femminile comunichino tra di loro? E’ possibile comunicare efficacemente in coppia? In questo video approfondiamo la comunicazione tra il maschile e il femminile, non riferendoci soltanto alla comunicazione in coppia, ma vedendo anche come comunicare bene con gli altri, utilizzando, in modo coerente ed efficace, le modalità maschili e femminili a seconda delle situazioni. Il maschile trova soluzioni, risolve problemi, ha un pensiero lineare e, sostanzialmente, razionale; il femminile vuole parlare, vuol condividere e dialogare e, soprattutto, vuole sentirsi sostenuto nelle difficoltà ed è, generalmente, più emotivo. Maschile e femminile come possono allora comunicare bene? il primo passo è comprendere il canale da cui parte la comunicazione, tenendo sempre presente che in ogni comunicazione c’è l’aspetto relazionale e l’aspetto del contenuto. A livello di relazione cosa sta comunicando l’altro? A livello di contenuto cosa sta dicendo? il passo successivo è sintonizzarsi sull’altro e comprendere il suo canale di comunicazione. in questo modo, possiamo imparare come comunicare bene con gli altri e far dialogare in modo efficace il maschile col femminile. E tu, riconosci la parte maschile e la parte femminile nella tua comunicazione? Sai utilizzarle in modo efficace nella comunicazione? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Comunicazione: 4 passi per un dialogo efficace

Comunicazione: 4 passi per un dialogo efficace

Comunicazione: 4 passi per un dialogo efficace Quanto è importante imparare ad avere un buon dialogo? Quali sono i requisiti di una buona comunicazione? Quali sono gli elementi di una comunicazione efficace? Quali sono i requisiti di un buon dialogo, sia esso professionale o personale? Il primo è l’ascolto. Una persona che si sente ascoltata davvero, evolve da sola. Ma cosa significa ascoltare? Quando parliamo di comunicazione, sia che si tratti di comunicazione professionale (colloquio di counseling) sia che si tratti di comunicazione personale (ad esempio, un dialogo con un amico), dobbiamo partire dalla distinzione fondamentale tra relazione e contenuto della comunicazione. Prestare attenzione alla relazione significa cercare di comprendere ciò che prova il nostro interlocutore, andando oltre il contenuto, ovvero ciò che sta dicendo, dando origine ad una relazione sintonica (ci sintonizziamo sull’altro e ne percepiamo i cambiamenti). La persona che abbiamo difronte deve sentirsi ascoltata, percepire di essere ascoltata. Il secondo è la chiarezza. E’ importante dare una direzione alla comunicazione. Bisogna imparare a distinguere i fatti dalla mente (pensieri e le emozioni), sia con noi stessi che con gli altri. I fatti sono quelli che può riprendere una telecamera. La mente, invece, molto spesso ci racconta qualcosa di molto diverso dai fatti. Il terzo requisito per una comunicazione efficace è la comprensione. E’ necessario imparare a fare una distinzione tra contenuto e struttura, tra ciò che mi viene portato nel colloquio (contenuto) e la struttura del meccanismo di funzionamento delle cose. Dobbiamo ricavare la struttura e rimanere sulla struttura, approfondendo i significati che l’altro (o che noi stessi) dà ai fatti, ben oltre il contenuto che porta. Il quarto requisito di una buona comunicazione e un buon dialogo è l’indagine delle alternative, aiutando la persona a fare delle piccole esperienze che possano modificare la sua comprensione delle cose. Attraverso l’esperienza si amplia notevolmente il nostro punto di vista sul nostro vissuto. Quali sono le difficoltà che incontri nella comunicazione? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Comunicazione: a cosa reagisci?

Comunicazione: a cosa reagisci?

Comunicazione: a cosa reagisci? Quando abbiamo uno scambio, una comunicazione con qualcuno, a cosa dobbiamo porre attenzione? Perchè capita che non riusciamo a capire o farci capire? Quante volte ci capita di non riuscire ad avere una comunicazione efficace? La maggior parte della comunicazione che utilizziamo è distruttiva e violenta, basata su uno schema di potere dominio sull’altro. In queste circostanze, a livello superficiale, apparentemente, ci sembra che la comunicazione con l’altro sia una comunicazione adulto-adulto; in realtà è una comunicazione bambino-bambino, in cui ognuno vuole far emergere le sue ragioni, una comunicazione di tipo egoico in cui si cerca di prevalere sull’altro. Se vogliamo che la nostra comunicazione sia evolutiva, ci dobbiamo accorgere del bambino che vuole avere ragione e vuole potere sull’altro. Possiamo analizzare la nostra comunicazione utilizzando il quadrato della comunicazione, uno strumento che porta l’attenzione su quattro principali canali di comunicazione. Con il quadrato della comunicazione noi possiamo approfondire il tipo di comunicazione che utilizziamo con l’altro e vedere: – come ci definisce – cosa vuole che facciamo – chi è l’altro/come si definisce – relazione, qual è il rapporto tra di noi Quando ci agganciamo ai nostri vissuti, sprofondiamo nel nostro mondo interno e perdiamo il contatto con la realtà diventando ‘qualcosa’ che non siamo e attivando una reazione che risponde a quel sentire. Se ci osserviamo con consapevolezza, man mano che ci agganciamo ai nostri vissuti, possiamo scoprire quelli che sono i nostri canali comunicativi preferenziali. E tu, quale canale di comunicazione utilizzi prevalentemente? Fammi sapere nei commenti, Antonio